DEL BUTTERO, Antonio Luigi
Nacque il 19 genn. 1765 a San Secondo Parmense (Parma) dall'intagliatore Simone e da Eufrasia Seletti (Costa, 1982).
Simone, originario di Firenze, nacque presumibilmente nel secondo quarto del Settecento; fissò la propria residenza in San Secondo Parmense in epoca di poco precedente al 1757, anno in cui, in data 5 giugno, sposò Eufrasia Seletti, dalla quale ebbe nove figli. Deceduta la moglie a trentasei anni, nel 1769, Simone si coniugò con Francesca Casalpa, che gli diede altri quattro figli. Esercitò la professione di intagliatore, oltre che nel Ducato parmense, nei contigui Stati estensi. Tanto si deduce da una serie di pagamenti (Arch. di St. di Modena, Fondo ECA, Confraternita di S. Pietro di Vignola, F. 1673, Conti de' cassieri dall'anno 1787 a tutto 1796, c. 60) per lavori eseguiti per la Confraternita di S. Pietro in Vignola tra cui figurano, tra il 15 ottobre e il 20 dic. 1796, la "velatura della mensa dell'altare maggiore", vari interventi restaurativi su arredi processionali come il gonfalone, la realizzazione di una "croce intagliata", l'argentatura di un paliotto ligneo e la verniciatura di candelieri, pure in legno intagliato (materiali tutti che risultano ora dispersi). Scarse notizie che, tuttavia, costituiscono attualmente l'unica testimonianza documentaria circa la produzione di questo artigiano del legno.
Il D. esplicò la propria attività di intagliatore, doratore e pittore di materiali lignei in un'area comprendente Guastalla, Reggio Emilia, Modena e Bologna, come risulta da un epistolario, conservato presso l'Archivio di Stato di Reggio Emilia (Arch. Turri), che raduna la corrispondenza intercorsa tra l'artista e la consorte, la reggiana Teresa Vasti, nell'arco cronologico dal 1800 al 1826.
La cultura figurativa del D. è ancora vincolata ad una tradizione sei-settecentesca, particolarmente florida in loco e in modo precipuo nel Reggiano, che rinviene nelle varie generazioni dei Ceretti e dei Ceccati, maestri lignari e a volte lapicidi, i più qualificati rappresentanti. Ad esiti non dissimili, per la reinterpretazione di un lessico derivato da prototipi aulici in toni di popolaresca esuberanza (Guandalini, 1980), approda il saggio di maggiore rilievo elaborato dal D., il sediolo oggi nel Museo civico di Modena (acquistato da Giovanni Boni di Modena, 1890), con struttura in legno di faggio e applicazioni in noce nei settori ad intaglio, veicolo monoposto e con predella per palafreniere, da utilizzarsi per scopi di rappresentanza.
Un dovizioso repertorio di matrice tanto neoclassica che di un attardato barocchetto si dispiega negli intagli dorati: così le due grandi aquile a sostegno di un asse posteriore con trafori "a giorno", e i variegati motivi fitomorfi a foglie d'acanto e rosette; mentre all'inveterata tradizione dell'artigianato locale vanno fatti risalire la corposità dell'intaglio e l'umorosa conduzione stilistica, nonché la scelta iconografica sottesa a certi brani, come quello del rustico mascherone coronato di spighe al centro dell'assale di collegamento tra le ruote, che immediatamente rinvia alle molteplici, affini soluzioni dei Ceccati. Così, ancora, la stessa vivace cromia dei fondi su cui campeggiano le parti ad intaglio dorato: un acceso rosa salmone nel sediolo e azzurro nel sedile.
Da situarsi tra la fine del diciottesimo secolo e i primi decenni del successivo - datazione in effetti ardua per quel perdurare di più antiche tipologie decorative che è proprio di questa branca artigianale -, il sediolo fu realizzato per una aristocratica committenza, come si deduce dalla corona comitale che fregia gli originali finimenti.
Il D. ebbe ordinazioni da nobili casate e dalla stessa corte estense, con la quale dovette far da tramite, presumibilmente, il marchese Giuseppe Campori, autorevole figura di comandante militare. Oltre alla citata corrispondenza con la moglie, proiettano luce su di un capitolo dell'assidua opera dell'artista al servizio delle grandi casate le inedite carte dell'Archivio dei marchesi Carandini di Modena che attestano pagamenti a suo favore per diversi mobili a intaglio e, ormai nell'inoltrato Ottocento, per varie ornamentazioni connesse all'apparato di quella residenza patrizia, oltre che per l'intaglio di arredi secondo il modello disegnato dall'architetto Gusmano Soli, figlio del più celebre Giuseppe Maria, ed erede, benché su toni minori, del nobilissimo ideale neoclassico da quello perseguito.
Fu presente, con varie prove, all'Esposizione Triennale del 1844, allestita presso l'Accademia Atestina di belle arti di Modena (Peretti, 1847).
Morì a Reggio Emilia - sembra presso un ospizio per poveri (Arch. d. Museo civico di Modena, 9 genn. 1891) - l'8 ott. 1853 (Arch. di Stato di Reggio Emilia, Libro dei morti... del Comune..., ad diem).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Reggio Emilia, Arch. Turri, b. 114, fasc. 5; Modena, Bibl. d. Deputazione di storia patria, Arch. Carandini, F. 52 (11 febbr. 1825) e F. 60 (24 maggio 1792); Ibid., Arch. del Museo civico, Atti 1890 (8 genn. 1891), Atti 1895 (s. d., prot. n. 10); Ibid., Copia degli elenchi, scat. I, 1953; A. Peretti, Sulla Triennale Esposizione del 1844 nella R. Accademia Atestina, Modena 1847, p. 47; Guida alla Mostra artistica industriale della Provincia di Reggio Emilia, Reggio Emilia 1876, p. 11, n. 15; E. Manzini, Mem. stor. dei reggiani piúillustri, Reggio Emilia 1878, p. 630; L. Chellini-E. Pancaldi, Guida di Modena, Modena 1926, p. 118; A. Spaggiari, Le opere e i secoli. Storia dell'artigianato in Reggio Emilia, Reggio Emilia 1967, p. 167; M. Mazza Perlini, Repertorio biobibliografico di reggiani illustri, in Reggio. Vicende e protagonisti, Bologna 1970, p. 389; M. Pirondini, Arte del legno nell'Appennino Reggiano, Genova 1978, p. 118, n. 136; A. Spaggiari, Le opere e i secoli. Storia dell'artigianato in Reggio Emilia, Reggio Emilia 1980, p. 196; G. Guandalini, in Mostra di opere restaurate, sec. XIV-XIX (catal.), Modena 1980, pp. 117 s., sch. n. 77 (anche per Simone); Id., in San Secondo Parmense. Antologia di personaggi. 1700-1900 (catal.), San Secondo Parmense 1982, pp. 15-18 (anche per Simone); F. Costa, ibid., p. 15 (anche per Simone); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, p. 6 (s. v. Delbutero, Giovanni).