DEL PIAZ (Dal Piaz, Del Piazzo, Dal Piazzo, Piaz, Piazzo), Giovan Battista
Nacque il 9 febbr. 1683 da Giambattista e Maria Maddalena Sciella (Quadrio, 1756). Il luogo di nascita, Trento secondo il Quadrio, storico valtellinese contemporaneo dell'artista e fonte di primaria importanza, va invece corretto in Cles (diocesi di Trento), sulla base di una nota di spese del 1708 (Libro ... della Madonna delle Gratie..., ms., 1708, ad annum) e dell'atto di matrimonio del 1716 (Giussani, 1931, p. 48). "Applicossi in sua gioventù allo studio della Scoltura, per cui ebbe ognora non ordinario talento" (Quadrio, 1756).
Nel 1703 il D. lasciò il Trentino per la Valtellina, prendendo dimora a Lovero, trasferimento causato secondo il Quadrio da traversie giudiziarie. A Lovero risiedette per tutta la sua lunga vita, sposandovi il 25 febbr. 1716 Maria Taddea, figlia del nobile Francesco Antonio de Lambertenghi di Villa di Tirano, da cui ebbe due figlie, Maria Maddalena e Maria Lisabetta (ibid.); la prima fu da lui collocata come educanda nel monastero agostiniano della Presentazione della Vergine di Poschiavo il 26 sett. 1738 (Poschiavo, Arch. del monastero della Presentazione della Vergine, Libro delle educande ricevute in questo Monastero, ad annum 1738, p. 97).
II D. morì a Lovero (prov. di Sondrio) il 20 marzo 1754 e venne sepolto nella chiesa di S. Alessandro; nell'atto di morte è detto di 72 anni circa (Giussani, 1931, pp. 48, 50).
Sulla base delle conoscenze attuali, l'attività del D., intagliatore, scultore in legno e, secondo il Quadrio, anche in marmo, si svolse esclusivamente nell'alta e media Valtellina e nel Bormiese. Nel 1705 eseguì per la sagrestia del santuario di Tirano un genuflessorio e due "credenzoni", ossia armadi, uno dei quali porta in un cartiglio la data 1705 (docc. dell'Arch. del santuario pubbl. in Giussani [1926], 1964, pp. 23 s.; ill. dei credenzoni in Gnoli Lenzi, 1938, p. 315). Il 16 genn. 1708 venne pagato L. 509 "per compito del'opera" eseguita per la chiesa di S. Alessandro di Lovero (Libro ... di Santo Alessandro..., ms., ad annum 1708). Il pagamento, generico, puo essere riferito ad alcune opere di intaglio di quella chiesa che stilisticamente portano il segno dei D.: l'altar maggiore in legno intagliato, dipinto e dorato, a esclusione del tabernacolo ligneo più antico, eseguito da Alessandro Locheti nel 1581 (ibid., p. 158); di tale altare facevano originariamente parte le statue lignee policrome di S. Michele Arcangelo e di S. Alessandro, più tardi portate nella chiesa di S. Maria delle Grazie o Assunta di Lovero, e, ivi collocate ai lati dell'altar maggiore (per la provenienza, cfr. ibid., 1938, p. 157); sempre in S. Alessandro l'ancona lignea della Madonna del Rosario, ivi collocata nel 1625 e in quello stesso anno dorata da Simone Alberti di Bormio (Libro ... di Santo Alessandro..., ms., ad annum 1625), include nelle nicchie laterali due piccole sculture lignee settecentesche di S. Domenico (recentemente rubata) e di S. Caterina, che bene possono essere date al giovane Del Piaz.
Il 22 sett. 1709 ricevette la commissione per un pulpito intagliato "con l'ossatura di pezzo [pino, in dialetto locale], et tutti li ornamenti di noce, et con l'intaglio conforme il disegno da lui esebito" per la chiesa di S. Antonio da Padova a Villa di Tirano, con l'impegno di terminare l'opera entro il 13 giugno (festa di S. Antonio) dell'anno seguente, ed il saldo relativo gli venne corrisposto il 6 maggio 1710. Per "divotione verso il santo", lo scultore accettò una riduzione sul compenso, convenuto inizialmente in 40 filippi (Villa di Tirano, Arch. parr.). Fra il 1710 e il settembre 1711 il D. lavorò per la parrocchiale di S. Fedele a Buglio in Monte, dove eseguì l'armadio di sagrestia, i "bancaroni" corali (modificati nel 1816 con l'aggiunta di colonnette) e il pulpito (docc. dell'Arch. parr., segnalati in Sosio, 1984).
Soprattutto il pulpito, eseguito con la collaborazione degli intagliatori Francesco Rup, Antonio Federici e Giuseppe Gusmeroli, e datato sul fregio della cimasa 1710, è una compiuta prova della raggiunta maturità dell'artista: è in legno di noce a vista, con ricchi intagli ornamentali entro cui si collocano una Immacolata ad altorilievo (nel dossale), due Storie di Sansone a bassorilievo (sotto i braccioli) e, sul fastigio, le sculture, a tutto tondo, di due Virtù e di due angioletti ai piedi della croce (ill. in Gnoli Lenzi, 1938, p. 41).
Il 19 apr. 1713 il D. stipulò il contratto per l'organo del santuario di Grosotto; i pagamenti per quest'opera si susseguirono fra il 1713 e il 1714, il saldo è del 4 ag. 1714: la somma totale fu di 6.720 lire (docc. dell'Arch. del santuario, pubbl. in Giussani [1926], 1964, p. 48, e 1931, pp . 43-51). Il monumentale organo, iniziato nel 1706-07 dall'intagliatore bresciano Pietro Scalvini e poi interrotto (docc. dell'Arch. del santuario, pubbl. in Giussani, 1931, p. 46), è unanimemente considerato il capolavoro di Del Piaz.
Il parapetto della cantoria si adorna di scene a rilievo: L'apparizione della Vergine a Grosotto nel 1487; La Fede vince l'idolatria; La Religione abbatte l'Eresia - queste due ultime esemplate sui rilievi dello stesso soggetto di G. B. Théodon e P. Le Gros per l'altare di S. Ignazio nella chiesa del Gesù a Roma (1695) -; Storie della Vergine, improntate a una certa pesantezza, in cui forse è da riconoscere l'intervento dello Scalvini, mentre più sciolta è la decorazione del castello delle canne e del fastigio, sicuramente del D., in legno di noce parzialmente dorato con figurazioni di angeli e fanciulle musicanti e di Davide con l'arpa.
Fra il 1715 e il 1722 si susseguono i pagamenti per il pulpito della chiesa di S. Maria delle Grazie o Assunta di Lovero, saldato all'artista nel 1722 e nel medesimo anno stimato dal pittore Giovan Battista Muttoni (Libro ... della Madonna delle Gratie..., ms., ad annos 1715, 1716, 1717, 1721, 1722).
Un pagamento del 1730 per "oro e colori per il pulpito" (ibid., ad annum 1730) non sembra potersi riferire al D., in quanto il pulpito è in legno di noce a vista; esso mostra stringenti rapporti stilistici con quello di Buglio nell'impianto decorativo, che include le figurazioni della Liberazione di s. Pietro (nel fastigio), di Mosè con le tavole della Legge (sul dossale) e di un Pontefice affiancato da angeli e Virtù (nel parapetto del pergamo).
Nel 1716 il D. venne pagato per il mobile di sagrestia in S. Alessandro a Lovero (Libro ... di Santo Alessandro..., ms., ad annum 1716). Del 14 ag. 1718 e del 21 ott. 1719 sono i pagamenti (acconti rispettivamente di 2.800 e di 1.000 lire) per l'ancona dell'altar maggiore della chiesa di S. Antonio a Sant'Antonio Morignone, dorata e dipinta da Pietro Mombelli di Edolo nel 1797 (Sant'Antonio Morignone, Arch. parr., chiesa di S. Antonio, cart. 1; docc. parzialmente segnalati in Bozzi, 1977, pp. 29 s.).
La monumentale ancona, che fa da cornice a una tela più tarda di G. B. Piccioli, datata 1820, include sei statue di santi a tutto tondo (tra cui bellissima quella di S. Lorenzo), due rilievi con Storie di s. Antonio da Padova ed un fastigio notevole per eleganza e leggerezza di disegno, in cui campeggia a tutto tondo il Miracolo del piede risanato.
Del 1718 è anche l'ancona, in legno intagliato, dipinto e dorato, del primo altare di destra, dedicato alla Vergine, nella parrocchiale di S. Giovanni Battista a Mondadizza (Mondadizza, Arch. parr., Cronica della chiesa), dove la pala dell'Immacolata, su tela, è fiancheggiata da angeli-cariatidi con emblemi della Vergine, mentre ai lati sono le statue dei S. Andrea apostolo e di S. Giovanni Nepomuceno.
La Gnoli Lenzi (1938, pp. 265 s.), confondendo, attribuisce al D. l'ancona del primo altare di sinistra, assai più rigida nell'impianto delle sculture, e che è invece opera (secondo la Cronica), dell'intagliatore Francesco Lambertenghi del 1751.
Nel 1721 venne pagato 400 lire per una "anconina" nell'oratorio dei disciplini attiguo alla chiesa dei Ss. Martino e Urbano di Pedenosso, alla quale si riferiscono già pagamenti del 1720, senza però espliciti riferimenti al D. (Pedenosso, Arch. parr., Inventario dei Disciplini, ad annos 1719, 1720, 1721; docc. segnalati in Sterlocchi, 1981, pp. 39 s.). L'ancona, in legno intagliato, dipinto e dorato, con le statue dell'Immacolata, di S. Antonio abate e di S. Marta [?], è dal 1955 depositata presso la chiesa del seminario di Como ad Arnoga. Il 20 luglio 1722 il D. stipulò il contratto per l'ancona dell'altar maggiore della chiesa di S.Niccolò a San NiccoIò Valfurva (San Niccolò Valfurva, Arch. parr.; doc. segnalato in Bozzi, 1977, p. 30).
II termine di esecuzione era fissato in otto anni, e il 1º nov. 1728 seguirono ulteriori accordi per l'opera, non ancora terminata, dove erano previste varianti sul modello di quella eseguita per Sant'Antonio Morignone. L'altare di Valfurva, sfigurato da ridipinture posteriori (secondo Monti, 1892, p. 389, venne rinnovato nel 1869: a tale epoca può essere forse fatta risalire la tozza e non pertinente statua centrale di S. Nicola), si caratterizza per l'equilibrato rapporto tra figure e architetture e vi sono notevoli le statue dei santi negli intercolunini (specie S. Caterina d'Alessandria e S. Lucia) e lo slanciato gruppo della Trinità sul fastigio. Per la medesima chiesa, durante la prevostura di Giacomo Marni (1719-1750), il D. avrebbe eseguito, secondo fonti settecentesche (Quadrio, 1756; Bardea, 1766), un'ancona, non più rintracciabile, della Beata Vergine del Rosario.
Del 1732 è l'ancona dell'Immacolata Concezione per la chiesa di S. Bartolomeo di Castelàz, pagata 400 lire, che incornicia una tela di Pietro Ligari dello stesso anno (Sant'Antonio Morignone, Arch. parr. di S. Bartolomeo, cart. 1; doc. segnalato in Bozzi, 1977, p. 26). Nel 1738 (o nel 1739) il D. fu pagato 100 lire per la statua dell'Addolorata per il monastero agostiniano della Presentazione della Vergine di Poschiavo, tuttora nel corridoio del convento (Poschiavo, Arch. del monastero della Presentazione della Vergine, Libro delle educande..., p. di fronte alla p. 97); il 26 genn. 1739 si impegnava ad eseguire per la sagrestia di quel monastero un Crocefisso (disperso) in cambio del mantenimento della figlia Maria Maddalena, ivi collocata per la sua educazione. Nel corso del 1743 egli venne pagato in due riprese (389 e 81 lire) "per le statue di S.Ignatio e S.Francesco Xaverio poste in S.Agostino e per il disegno delle ancone di dette statue": si tratta delle due ancone laterali della ex chiesa dell'Annunciazione della Vergine o di S. Agostino di Lovero (Libro ... di Santo Alessandro..., ms., ad annum 1743; in tale libro confluirono, dopo la soppressione nel 1654 del monastero agostiniano dell'Annunciazione della Vergine, anche documenti relativi a quella chiesa).
Un pagamento del 1744 di 968,3 lire al D. "per compito della sua mercede per l'ancona" può essere riferito all'ancona della cappella del Crocefisso (seconda a destra) nella chiesa di S. Maria delle Grazie a Lovero, ancona dorata l'anno successivo da Alessandro Prata (Libro ... della Madonna delle Gratie..., ms., ad annos 1743 e 1744), ed assegnata al D. già dal Quadrio 0756). Ancora nel 1747 il D. venne pagato "per assi tolte anni or sono per la capella del Crocifisso" (Libro ... d. Madonna d. Gratie..., ms., ad annum 1747). Intorno alla pala della Crocefissione, in legno intagliato, dipinto e dorato, si dispongono le figure di due angeli e due sante dolenti, dipinte in bianco e oro. Nel 1744 venne inoltre pagato per l'assistenza prestata "all'opera del credenzone" nella sagrestia della chiesa di S. Maria delle Grazie a Lovero, ossia l'armadio eseguito da un mastro Giovanni Tedesco (ibid., ad annum 1744) e per il "tabernacolino che serve quando si porta il Venerabile agli infermi" per la chiesa di S.Alessandro a Lovero (Libro ... di Santo Alessandro..., ms., ad annum 1744), andato disperso. Del 1749 sono due "bancaroni" per il coro del santuario di Tirano, ultimo lavoro dell'artista documentato con sicurezza (Archivio del santuario, docc. pubbl. in Giussani [1926], 1964, pp. 23 s., 49).
Numerose sono le attributioni al D. nella storiografia locale valtellinese, non sempre con adeguati fondamenti. Si elencano qui le principali, in ordine alfabetico di località: Bormio, chiesa di S'Ignazio, tronetto per l'esposizione del Ss. Sacramento, attualmente in deposito al Museo civico di Bormio (Quadrio, 1756, p. 506; Gnoli Lenzi, 1938, pp. 38 s., con ill.), quasi sicuramente del D., per la buona qualità dell'esecuzione e l'attribuzione antica. Grosotto: santuario, confessionale in sagrestia (Giussani, 1931, p. 58; Gnoli Lenzi, 1938, p. 147). Lovero: chiesa di S.Maria delle Grazie o Assunta, due mensole con le immagini di S. Giuseppe e della Vergine, attualmente nella casa parrocchiale (Gnoli Lenzi, 1938, p. 156, con ili.); antico tabernacolo dell'altar maggiore, poi trasformato, con modifiche, nell'ancona della B. Vergine del Rosario al terzo altare di sinistra (Monti, 1892, P.357; Giussani, 1931, p. 51; Gnoli Lenzi, 1938, p.156; nel Libro... della Madonna delle Gratie..., ms., si trovano diversi pagamenti fra il 1741 e il 1743 per il tabernacolo nessuno dei quali fu esplicitamente riferito al D.); stalli corali (Quadrio, 1756; Giussani, 1931, p. 51; Gnoli Lenzi, 1938, p. 156; S'icuramente non del D. sono gli stalli attuali, in quanto nel Libro ... della Madonna delle Gratie..., fra il 1765 e il 1766 risultano diversi pagamenti a Andrea Rinaldi per la fattura e a Mathias Peder per gli intagli, docc. parzialmente segnalati in Sosio, 1981, pp. 353-57); cantoria e cassa dell'organo (Guida..., 1979, p.225), sicuramente non del D., dal momento che dal Libro... della Madonna delle Gratie, risultano pagamenti nel 1730 per fattura e per indoratura della cantoria (questi ultimi a Giuseppe Gualtieri indoratore in Sondrio), e fra il 1768 e il 1770 a Andrea Rinaldi e Mathias Peder per gli intagli della cassa (docc. parzialmente segnalati in Sosio, 1981, pp. 353-57); due confessionali (Giussani, 1931, p. 51; Guida..., 1919, p. 225), dei quali può ben essere del D. quello sul fianco sinistro, con la figura della Maddalena penitente sul fastigio. Mazzo: chiesa di S. Stefano, stalli corali, attribuiti al D. dalla Gnoli Lenzi (1938, p. 163), per le forti analogie con quelli di Lovero, opera invece, come si è detto, del Rinaldi e del Peder. Mondadizza: chiesa della Madonna della Biorca, ancone delle cappelle laterali di sinistra e di destra di S. Carlo e della Vergine (Guida..., 1979, p. 247; attribuzioni da escludere); chiesa di S. Giovanni Battista, ancona della cappella di sinistra (Gnoli Lenzi, 1938, pp. 265 s.) che è invece opera del Lambertenghi, mentre del D. è l'ancona della cappella di destra (come già detto). Morbegno: santuario dell'Assunta o di S. Lorenzo, cornice dell'ancona sull'altar maggiore (Gianoli-Rapella, 1962, Guida..., 1979, p. 39), non del D., ma eseguita nel 1712 da Andrea Albiolo (doc. dell'Archivio del santuario, pubbl. in Perotti, 1983 e 1984). Ponte in Valtellina: chiesa della Madonna in Campagna, due confessionali (Guida..., 1979, p. 159), non del D., poiché il legname necessario fu acquistato nel 1773 (Ponte in Valtellina, Arch. parr., Libro dei conti 1674-1808, p. 265). Tirano: santuario, presbiterio, due tavoli, recentemente trasformati in mensa d'altare (Gnoli Lenzi, 1938, pp.313, 315); sagrestia nuova, una mensola sostenuta da due putti (ibid., p.315).
Il Quadrio (1756) riferisce che il D. lavorò anche il marmo e ricorda particolarmente due statue (oggi disperse) dell'Addolorata e dell'Immacolata Concezione.
Una valutazione esatta della personalità artistica del D. è resa difficoltosa dalla scarsità di ricognizioni filologiche esaurienti ed aggiornate nel settore della scultura barocca in alta Valtellina e nelle aree ad essa geograficamente e culturalmente correlate come il Trentino (dove si svolse la formazione dell'artista), il Tirolo, il Bresciano e la Valcamonica, la Bergamasca, area quest'ultima fortunatamente meglio esplorata per quanto concerne l'attività della bottega dei Fantoni (cfr. I Fantoni. Quattro secoli di scultura in Europa [catal.], a cura di R. Bossaglia, Vicenza 1978).
Al barocco sovraccarico e non privo di durezze degli intagliatori operanti in Valtellina sullo scorcio del Seicento, il D. contrappone un fare più libero e sciolto, marcatamente settecentesco, con esiti di elegante fantasia decorativa, di agile dinamismo e di sensibile e acuta tensione espressiva, evidenti soprattutto nelle opere del secondo e del terzo decennio che segnano il culmine del suo percorso artistico (il pulpito di Buglio, l'organo di Grosotto, le grandi ancone della Madonna della Biorca, di Sant'Antonio Morignone e di San Niccolò Valfurva). Le sue radici culturali si innestano nel linguaggio del tardo manierismo lombardo, penetrato in Valtellina e perdurante vivo fino alle soglie del Settecento attraverso le opere dei pittori comaschi, Cristoforo Caresana, Giovanni Battista e Giovanni Paolo Recchi, seguaci del Morazzone, e degli stuccatori ticinesi Alessandro Casella, Galeazzo Riva, Francesco e Agostino Silva; in particolare, con l'arte dei Silva la scultura del D. mostra chiare e suggestive affinità.
Restano da valutare meglio altri aspetti, non essendovi allo stato attuale delle conoscenze dati certi su viaggi del D. al di fuori della Valtellina, fatta eccezione per i rapporti documentati con Poschiavo, centro peraltro. a poca distanza da Tirano e all'epoca facente parte delle Tre Leghe (oggi Cantone dei Grigioni), da cui politicamente la Valtellina dipendeva: le concordanze, in particolare nelle partiture decorative, con gli arredi fantoniani, e certi evidenti paralleli con la scultura lignea settecentesca di ambito austrobavarese, in cui analogamente ricorre una confluenza di elementi formali tardomanieristici e barocchi a costituire un linguaggio rococò carico di patetismo e di espressività.
Fonti e Bibl.: Oltre a quanto già indicato all'interno della voce cfr.: Lovero, Arch. parr., ms. [1708], Libro nel quale si notano le cose pertinenti alla chiesa della Madonna delle Gratie di Lovero, cominciando l'anno 1608 ...; Ibid., Libro nel quale si notano le entrate e le spese della Scuola del Santissimo Sacramento e del Rosario nella chiesa di Santo Alessandro di Lovero erette incominciando ... l'anno del Signore MDCXV; F. S. Quadrio, Dissertazioni critico-stor. intorno alla Rezia di qua dalle Alpi oggi detta Valtellina, III, Milano 1756, p. 506;Bormio, Bibl. civica, ms. (1766): I. Bardea, Mem. istor. per servire alla storia ecclesiastica del contado di Bormio, I, p. 417; S. Monti, Atti della visita pastorale diocesana di F. Feliciano Ninguarda vescovo di Como (1589-1593), I, Como 1892, pp. 357, 360, 389; A. Giussani, Ilsantuario della Madonna di Tirano nella storia e nell'arte [1926], in A.Giussani-L. Varischetti, La Madonna di Tirano e il suo santuario, Sondrio 1964, pp. 23 s., 48 s.; E. Bassi, La Valtellina. Guida turistica illustrata, Monza 1927-28, pp. 209 s.; A. Giussani, Ilsantuario della Beata Vergine delle Grazie in Grosotto, Como 1931, pp. 42-51 (lo stesso in Riv. archeologica dell'antica diocesi e provincia di Como, 1931, fasc. 102-103-104);T. Urangia Tazzoli, La contea di Bormio. Raccolta di materiali per lo studio delle alte valli dell'Adda, II, L'arte, Bergamo 1933, pp. 141-44; S. Weber, Artisti trentini e artisti che operarono nel Trentino [1933], Trento 1977, pp. 115 s.; Invent. degli oggetti d'arte d'Italia, IX, M. Gnoli Lenzi, Provincia di Sondrio, Roma 1938, ad Indicem;C. Bassi, La scultura ed archit. in Valtellina, in La Valtellina, 1938, nn. 3-4, pp. 55-70;G. B. Gianoli. Guida artistica della prov. di Sondrio, Sondrio 1953, ad Indicem;N. Cecini, Storia, arte e civiltà nel territorio di Sondalo, Milano 1961, p. 100; G. B. Gianoli-R. Rapella, Santuario B. V. Assunta in Morbegno. Guida storico-artistica, Sondrio 1962, p. 39;G. B. Gianoli, Le tendenze artistiche delle alte Valli dell'Adda, in Studi... in memoria di T. Urangia Tazzoli, Milano 1963, pp. 59-73;R. Togni, IlMuseo civico di Bormio e l'arte dell'alta Valtellina, Bormio 1970, p. 26; C. Bozzi, Immagini della Madonna a Sant'Antonio Morignone, Sondrio 1977, pp. 26, 29 s.; Guida turistica della provincia di Sondrio, a cura di M. Gianasso, Sondrio 1979, ad Indicem;E. Baccheschi, Ilavori in legno per l'arredamento domestico, in Artigianato lombardo. L'opera lignea, Milano 1980, pp. 58, 62, ill. pp. 101, 115; R. Sterlocchi, La chiesa dei Ss. Martino ed Urbano in Pedenosso..., Pedenosso 1981, pp. 39 s.; D. Sosio, Cinque secoli di arte organaria in Valtellina e Valchiavenna, Sondrio 1981, pp. 329-39, 353-57, 617-21; G. Perotti, Dall'archivio dell'Assunta di Morbegno, II, in Le Vie del bene, LIV (1983), 8, pp. 7 ss.; Id., Un intagliatore barocco da riscoprire. Andrea Albiolo a Morbegno e a Mese. La "cornice" dell'ancona dell'Assunta e il pulpito della parrocchiale, ibid., LV (1984), 2, pp. 11 ss.; D. Sosio, Buglio inMonte. Un paese da riscoprire, Sondrio 1984, pp. 101-105; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXVI, p. 571 (sub voce Piazzo, Gian Battista del).