CINELLI, Delfino
Scrittore, nato a Signa il 16 agosto 1889. Industriale fino a 35 anni, viaggiò molto, specie in America e in Inghilterra; tornato in patria, attende ai proprî poderi. È collaboratore, fra l'altro, del Corriere della sera.
Un senso patriarcale della terra e della natura, un interesse vivo per le psicologie semplici, istintive, uniti a un gusto vivace e a volte sensuale per le avventure, per i contrasti drammatici e in genere per l'azione, costituiscono i caratteri essenziali dell'opera narrativa del C. La quale si muove nell'ambito del naturalismo, senza però ambizioni documentarie né analisi troppo insistite, ma anzi con largo sviluppo, conforme al gusto della letteratura più recente, dei motivi autobiografico-descrittivi e paesistico-pittorici.
Il C. esordì con una raccolta di sonetti, Nove novene (1927; pubblicata, come tutti i suoi libri, a Milano), alquanto stanca e manberata; ma lasciò subito la confessione direttamente lirica, aliena dal suo temperamento, per la narrazione di ampio disegno. Seguirono così i romanzi: La trappola (1928), che nella sua rapidità drammatica è forse la cosa migliore del C.; Castiglion che Dio sol sa (1928), prevalentemente paesistico; Calafùria (1929); e poi La carriera di Riccardo Bonòmini (1930), Cinquemila lire (1930), Mio padre (1932), Lucia (1933), Il miracolo del pane e del vino (1936), che però mostrano una pregiudizievole tendenza all'intreccio per l'intreccio. Il C. ha scritto anche alcune garbate commedie per ragazzi (Teatro per i giovani, voll. 2, 1928 e 1929); dei suoi viaggi in America è documento il volume Raffiche sui grattacieli (1932).
Bibl.: G. A. Borgese, in Corriere della sera, 19 febbraio 1929; B. Tecchi, Maestri e amici, Pescara 1934, p. 117 segg.; P. Pancrazi, in Corriere della sera, 25 luglio 1936.