DELHI (anche Dehli, la forma indigena è Dehlī o Dillī; A. T., 93-94)
Città dell'India, posta sul fiume Jumna, nel Panjab, a 28°39′ N. e 77°16′ E., proclamata capitale dell'impero indiano nel Durbar del 12 dicembre 1911 in luogo di Calcutta. La popolazione complessiva col cantonment europeo era nel 1911 di 232.000 ab. e nel 1921 di 304.420 ab. La regione in cui giace la città ha l'aspetto un po' brullo comune alle parti aride della pianura gangetica. Una delle estreme propaggini dei Monti Aravalli giunge fino alle porte della città; un'altra riappare al di là del fiume. Il clima è caratterizzato da stagioni assai accentuate. Quella fredda comincia quindici giorni prima che a Lahore. Caldi venti occidentali spirano costantemente sino alla fine di giugno, quando si attendono le piogge. L'ottobre porta notti fresche, ma anche il principio delle febbri. La temperatura media di gennaio è di 14°, di aprile 29°,4, di giugno 36°,1, di settembre 31°. Dei 711 mm. di pioggia annuale, 636 cadono nell'estate e 75 nell'inverno.
Le origini della città sono oscure: il nome s'incontra per la prima volta in una lista di re hindu che giunge alla metà del sec. I a. C. Ma dell'epoca hindu rimangono scarse notizie e ben pochi resti: fra questi ultimi è da segnalare il curioso pilastro di ferro, recante un'iscrizione sanscritica del sec. III-IV, che ancora si conserva nella moschea Quwwat al - Islām.
Centro dell'impero rājpūta, l'antica Delhi, situata circa 14 km. a S. SO. della Delhi moderna, fu per la prima volta conquistata dai musulmani sotto la dinastia afghāna dei Ghōridi, un generale della quale, il turco Quṭb ad-dīn Aybek, la tolse ai sovrani rājpūti nel 1193; pochi anni dopo, nel 1206, alla morte di Muhammad Ghōrī, egli si dichiarò indipendente, iniziando la serie dei sultani del Hindüstān. Appartengono all'epoca di Quṭb ad-dīn le rovine della moschea Quwwat al-Islām (Forza dell'Islām), che egli fece costruire con frammenti architettonici di antichi templi. Il minareto (Quṭb Minār), fuori del recinto della moschea, è il più alto esistente (72,50 m.); ha il fusto fortemente scannellato e rastremantesi da m. 14,60 fino a m. 2,75, ispirato alle torri sepolcrali del Korāsān.
Alla dinastia di Aybek (detta dei "re schiavi" per la loro discendenza da militari turchi d'origine servile) successe nel 1290 quella dei Khalgī, sotto la quale Delhi fu ingrandita con la fondazione d'una seconda città (Sīrī), incorporata in essa; e più tardi, sotto la dinastia dei Tughlaq (1320-1412), tre altre grandi residenze vennero a ingrandire ancora di più ía città o, meglio, a farne un complesso di centri abitati. Ghiyāth ed-dīn Tughlaq (1320-25), costrusse la fortezza di Tughlaqābād, con palazzo e moschea principale, ora in rovina e con la propria tomba in forma di castello circondato da un muro pentagonale. Fīrūz Shāh eresse, fra il nucleo delle più antiche residenze e la Delhi moderna, la città di Fīrūzābād, splendida verso la fine del sec. XIV, con palazzi, moschee, collegi e bazar ora quasi completamente spariti. Rimangono solo rovine della grande moschea con un oratorio su pilastri, e molti mausolei; alcuni dei quali appartengono già al sec. XV (dopo la distruzione operata da Tamerlano nel 1398), a cui risalgono pure varie moschee caratterizzaie da grandiosi portali nella facciata.
L'invasione di Tamerlano nel 1398 distrusse quasi completamente la splendida capitale indiana, che si rialzò soltanto durante il periodo mongolo, quando, dopo i brevi regni delle dinastie dei Sayyid e dei Lōdī le quali, pure risiedendo a Delhi, furono troppo deboli per lasciarvi ricordi durevoli, l'imperatore Humāyūn vi ristabilì la capitale (1554) Tuttavia suo figlio Akbar la lasciò per Agra, Lahore e Kashmīr. Di questo primo periodo mongolo Delhi conserva il grandioso sepolcro dell'imperatore Humāyūn, primo esempio di mausoleo entro un giardino architettonico. Seguì un breve ma fastoso periodo di floridezza, sotto Shāh Giahān (1626-1659), al quale si deve la fondazione della Delhi moderna o Shāhgiahānābād. Dal sec. XVI e fino al XVIII Delhi fu il centro più importante della miniatura, con tendenze nettamente realistiche, specie nel ritratto e nel paesaggio.
Nel periodo posteriore a Shāh Giahān, benché Delhi sia sempre rimasta, fino al 1857, la capitale dell'India musulmana, essa decadde, ed ebbe tra l'altro a soffrire il saccheggio dell'emiro afghano Ahmed Shāh Durrānī nel 1757. Da allora la dinastia dei Mogol andò sempre più decadendo e gl'imperatori caddero sotto la tutela dei Mahratti. Nel 1803 il gen. Lake, sbaragliando l'esercito mahratto comandato da Luigi Bourquin, diede inizio al dominio inglese sulla città, il quale ebbe una sola interruzione, quando, nel 1857, durante la rivolta dei sepoys, gl'Indiani s'impadronirono del forte, che fu ripreso dopo un lungo assedio (v. india, storia). Nel 1877 vi fu proclamata imperatrice dell'India la regina Vittoria e nel 1903 vi fu ripetuta la cerimonia per Edoardo VII. Nel 1911 Delhi ha recuperato la sua dignità di capitale.
La Delhi moderna data dall'inizio del palazzo fortificato costruito (1638) da Shāh Giahān ed è chiusa fra la riva destra della Jumna e il recinto semicircolare di mura costruite dallo stesso e restaurate dagl'Inglesi. L'accesso era permesso da 14 porte, alcune delle quali oggi non esistono più. Il sontuoso palazzo degl'imperatori, immenso forte nella città fortificata, si erge con meravigliosa imponenza nella parte E. con uno dei lati lungo il fiume che fornisce l'acqua al fossato circostante. I resti architettonici più notevoli sono i padiglioni di rappresentanza: il Dīwān-i ‛Amm, su colonne, aperto da tre lati e il Dīwān-i Khāṣṣ, tutto aperto ai lati su pilastri di marmo bianco con tarsie di pietre preziose. A NE. esiste un altro corpo staccato di fortificazione, chiamato Salīmgarh dove si ammirano ruderi interessanti. Poco più a NO. si stende un'ampia piazza in cui sorgono pubblici uffici e la chiesa di S. Giacomo. A S. di essa, e separato dalla linea ferroviaria, si espande il giardino pubblico; a sud di questo si estende l'ammasso delle strade e dei bazar abitato dalla densa popolazione indigena. In esso si notano il tempio giainistico e la moschea principale (Giāmi‛ Masgid) eretta dal 1644, al 1658. Le costruzioni europee, già distribuite in varî punti della città indigena e a N. di essa, sono ormai sostituite dalla fondazione della Nuova Delhi. Questa, iniziata nel 1911, si estenderà, quando saranno ultimate le costruzioni previste dal vasto piano regolatore, dalle porte meridionali della Delhi moderna sin quasi alle rovine delle antiche residenze afghane. Fra gli edifici più notevoli della Nuova Delhi si notano il Palazzo del Governo, il Segretariato, le sedi del Consiglio esecutivo, il Monumento commemorativo della guerra, tutti sulla Kingsway, l'arteria principale che traversa la città in direzione E.-O. Poco più a N. della sede del Governo è il Parlamento: imponente costruzione circolare ultimata nel 1927; ancora più a N. la chiesa metodista. In progetto o in via d'esecuzione sono le chiese anglicana e cattolica, il Museo etnografico, l'Ospedale. Numerosi i parchi e i giardini. Oggi Nuova Delhi conta circa 30.000 ab. ma un giorno, ultimati i lavori in progetto, potrà accoglierne 70.000.
Delhi possiede varie industrie d'antica fama: oreficeria, lavori in argento, ottone e rame, sculture in avorio, vasellami, tessiture, ricami, miniature. Altre industrie (cotonifici, zuccherifici, fabbriche di tabacchi, stamperie) si sono sviluppate in tempi più recenti.
V. tavv. CXXXIX e CXL.
Bibl.: M. Gracin de Tassy, Description des monuments de Delhi en 1852, in Journal asiat., s. 5ª, XV-XVIII (1860-61); H. C. Fanshawe, Delhi past and present, Londra 1902; G. R. Hearn, The seven cities of Delhi, Londra 1907; F. Wetzel, Islamische Grabbauten in Indien, Lipsia 1919; O. Reuter, Indische Paläste, Berlino 1926; Pag, hist. memoir on the Quth, Delhi, Calcutta 1926; Sharp, Delhi its Story and Buildings, 1921; O. Reuter, in Wasmuth's Lexikon d. Baukunst, Berlino 1930 (con bibl.).