DELIO, Sebastiano, detto il Durantino
Nacque, intorno al 1488, a Castel Durante (l'odierna Urbania in prov. di Pesaro e Urbino), da mastro Biagio di Bernardino.
Il padre, la cui sorella era badessa di S. Chiara, avviò sia lui sia il fratello Lorenzo alla carriera ecclesiastica; il D. divenne arciprete della chiesa parrocchiale di Peglio (Pesaro-Urbino). Dotato di buona preparazione classica, fu professore di greco diebus ordinariis all'università di Bologna dal 1527 al 1529: nell'anno 1529-1530 fu sostituito da Bartolomeo Faustini di Modena. Dal 1531 al 1534 insegnò al collegio "Ancarano" di Bologna ed ebbe tra i suoi allievi Alessandro, primogenito di Pier Luigi Farnese. Quando l'11 ott. 1534 il nonno, omonimo di Alessandro, fu elevato al soglio pontificio col nome di Paolo III, la fulminea carriera del discepolo, divenuto a soli quattordici anni cardinale vicecancelliere, giovò moltissimo al D.: l'11 genn. 1538 fu eletto vescovo della ricca diocesi di Bitonto, lasciando al fratello Lorenzo la cura della chiesa di Peglio. Nel codice 142 della Biblioteca universitaria di Bologna (ff. 40r-43v) si leggono due lettere a lui indirizzate da Romolo Amaseo, del 31 gennaio e del 30 marzo 1538: l'Amaseo si preoccupa di dissipare ogni motivo di screzio precedentemente sorto tra loro, si congratula vivamente per la sua nomina e ricorda gli studi letterari che entrambi avevano coltivato "eodem prope consilio et iudicio ab ineunte aetate".
Trasferitosi a Roma, il D. vi rimase fino alla morte, avvenuta nel 1544: fu sepolto nella chiesa di S. Maria Maddalena delle Convertite.
Ricordato in una lista di letterati e poeti da Angelo Colocci (f. 56r del codice Vat. lat. 3450), non dovette brillare per particolare ingegno, se Donato Giannotti in una lettera a Pietro Vettori del 3 sett. 1541 lo definisce "un gran pedante". E aggiunge: "Pur il cardinal Farnese et Santa Croce. [Marcello Cervini] ne tien conto et bisogna mostrare di farne stima". Di lui si conserva solo una lettera del 25 genn. 1540, indirizzata ad Alessandro Farnese, allora legato in Francia, è di contenuto assai banale e riguarda solo questioni pratiche (cfr. cod. vaticano Barb. lat. 4236, f. 389rv).
Sebastiano Delio, anch'egli detto il Durantino, nipote o cugino del precedente, nacque egli pure a Castel Durante nei primi decenni del secolo XVI. Francescano conventuale, divenne maestro e poi guardiano nel convento di S. Francesco a Castel Durante. Per ampliare e per abbellire il suo convento, egli vendette dei terreni, ma i frati lo denunciarono al provinciale che l'obbligò a rifondere i danari e a riacquistare i beni alienati. Dovette quindi cedere la carica e procurarsi guadagni personali extra saepta coenobii. Di questo suo girovagare troviamo poche testimonianze. Dal 1538 al 1541 è precettore alla scuola pubblica di Rovigo. Nel 1543, nella congregazione generale dei frati minori conventuali tenutasi ad Ancona, pronunzia un'orazione in lode di quella città, che è l'unica opera da lui pubblicata giunta fino a noi (Oratio de laudibus urbis Anconetanae, Bononiae 1542). Nel 1546-47, nominato maestro pubblico a Castel Durante, non poté raggiungere la città per il divieto del provinciale. Nel 1548 scrisse da Ancona alcune lettere al Comune di Castel Durante, ricordando amaramente le persecuzioni subite dai confratelli. Nel 1554, tuttavia, tornò nella sua città natale per predicare durante la quaresima; ma l'anno seguente il Comune pregò ancora inutilmente il provinciale perché gli concedesse di insegnare a Castel Durante. Dal 1558 al 1561 è a Rovigo, dove pronunzia alcune orazioni di cui ci è rimasto solo il titolo. Ricordiamo una Oratio de utilitate publice docendi cum tractatu brevi de pueris informandis ad studia litterarum.
Camillo Ricchieri da Rovigo, nel 1542, gli dedicò con parole affettuose e lusinghiere il ventitreesimo libro delle Lectiones antiquae dello zio Ludovico Celio Rodigino. Amico di Giulio Camillo, di Marco Antonio Flaminio e di Stefano Sauli, è uno dei protagonisti del dialogo De iudicio, composto nel 1561 da Bartolomeo Ricci e dedicato al cardinale Luigi d'Este.
Inquisitore ad Adria nel 1559, fu professore di teologia nel seminario di Bologna e procuratore del suo Ordine per la città di Bologna a partire dal maggio 1563. Tuttavia, come si ricava da un documento conservato nell'Archivio generale dell'Ordine nella basilica dei SS. XII Apostoli in Roma (RO A 7, f. 195v), il 15 ott. 1565, sospettato di una relazione con una donna, fu condannato a tornare nel convento di Castel Durante, la condanna fu mutata nel pagamento di 50 aurei al convento di Bologna "pro fabrica dormitorii". Dopo questa data non troviamo più alcuna notizia di lui, salvo il testamento, redatto ad Ancona nel 1570, in cui lascia erede di tutti i suoi beni il convento di S. Francesco della sua città natale.
Fonti e Bibl.: Notizie sulla carriera del D. si ricavano da diversi documenti dell'Arch. Segreto Vaticano; per la data di nascita, cfr. la supplica, indirizzata al papa da Alessandro Farnese nel gennaio 1538, dove il D. è detto "quinquagenarius" (Arch. Segr. Vat., Misc. Arm. XII, 144, f. 222). Per un altro beneficio, concessogli il 13 nov. 1536, v. Ibid., Reg. Vat. 1455, f. 155. Per l'elezione a vescovo di Bitonto, Ibid., Reg. Vat. 1705, ff. 534-41 e Arm. XLI, 11, f. 129; per i suoi eredi, si veda la conferma del testamento, del 25 marzo 1548, Ibid., Arm. XXIX, 153, f. 112rv. Cfr. inoltre: D. Giannotti, Lettere a P. Vettori..., a cura di R. Ridolfi-C. Roth, Firenze 1932, pp. 100 s.; S. Mazzetti, Repert. di tutti i professori antichi e mod. della famosa università... di Bologna, Bologna 1847, p. 111; C. Malagola, Della vita e delle opere di Antonio Urceo, detto Codro. Studi e ricerche, Bologna 1878, pp. 98 s.; U. Dallari, I rotuli dei lettori, legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1799, II, Bologna 1889, pp. 53, 56, 59; G. Van Gulik-C. Eubel-L. Schmitz-Kallenberg, Hierarchia catholica, III, Monasterii 1923, p. 138; E. Rossi, Mem. eccles. della dioc. di Urbania, II, Urbania 1938, pp. 277 s.; M. E. Cosenza, Biogr. and bibliogr. Dict. of the Ital. Human., II, Boston 1962, p. 1211; G. Alberigo, Farnese Alessandro, in Dict. d'Hist. et Géogr. Eccl., XVI, Paris 1967, coll. 608-15; G. Ubaldini, Vita di mons. Angelo Colocci, a cura di V. Fanelli, Città del Vaticano 1969, p. 109, append. I; G. Morelli, Manoscritti bitontini delle biblioteche romane, Palo del Colle 1972, p. 8. Per il Durantino francescano cfr. Ludovici Coelii Rhodigini Lectionum antiquarum libri XXX, Basileae 1542, p. 879; Bartholomaei Riccii Epistolarum familiarium libri IV, ep. I ad Sebastianum Regulum, in B. Riccii Lugiensis Operum, II, Patavii 1747, pp. 91-95; Bartholomaei Riccii De iudicio, ibid., III, Patavii 1748, pp. 165-203; J. H. Sbaraleae Supplementum et castigatio ad Scriptores trium ordinum S. Francisci a Waddingo aliisve descriptos, Romae 1806, p. 653; C. Cessi, La scuola pubblica in Rovigo sino a tutto il sec. XVI. Appunti, Rovigo 1896, pp. 21 s.; G. Marchi, La riforma tridentina in diocesi di Adria nel sec. XVI, Rovigo 1946, p. 23; E. Rossi, Memorie ecclesiastiche della diocesi di Urbania, I, Urbania 1936, pp. 211, 357; II, pp. 292 ss.; C. Piana, Chartularium Studii Bononiensis S. Francisci saecc. XIII-XVI, Florentiae 1970, pp. 156, 350, 352 s.