deliro
Forte latinismo, di cui non si hanno attestazioni né nei siciliani né, a quanto pare, nei poeti anteriori a Dante. Si trova in Pd I 102 [Beatrice] li occhi drizzò ver' me con quel sembiante / che madre fa sovra figlio deliro. Gli antichi commentatori dettero alla parola il valore di " stolto ": " cioè stolto: delirare è dal solco della verità uscire, come esce lo bue dal solco quando impazza e non è obbediente al giogo. " (Buti); " id est el quale è fuori della vera via. Lira in latino è el solco: onde diciamo el bifolco esser deliro quando arando escie del solco: e poi per similitudine diciamo deliro el vecchio: quando per l'età esce della vera via. Et insomma alcuna volta diciamo semplicemente deliro ogni stolto. El figliol deliro. El figliolo posto fuori di ragione " (Landino). I moderni interpreti preferiscono intendere genericamente " delirante ", o più precisamente (Sapegno) " delirante per malattia ". Ma l'aggettivo potrebbe valere anche " che è fuor di strada ", nel senso che ha opinioni o condotta aberranti.