Arca, Dell'
Nobile e antica famiglia fiorentina. La scarsissima documentazione su di essa non aggiunge molto a ciò che ne ricordano i vari cronisti. Nella Commedia, Cacciaguida l'annovera (Pd XVI 92) fra quelle che egli aveva visto potenti per posizione sociale e disponibilità di mezzi economici, e grandi per l'antichità delle origini, come i della Sannella, i Soldanieri, gli Ardinghi e i Bostichi; casate delle quali era nota ai suoi giorni la nobiltà della prosapia ma anche la sopravveniente decadenza: onde - dice il trisavolo del poeta - è la forma nel tempo nascosa. Pietro, nel suo commento al canto XVI, si limita a parafrasare le parole del padre; l'Ottimo, pur senza aggiungere altre notizie più precise, definisce i Dell'A. con la qualifica di " nobili e arroganti "; epiteti significativi, però, solo del giudizio negativo di cui si gratificavano fra il popolo le consorterie magnatizie. Inoltre egli sottolinea il contrasto fra l'antichità e l'importanza dei Dell'A. (" fecero di famose opere ") e la decadenza ben presto sopravvenuta (" de' quali è oggi piccola fama, sono pochi in persone e pochi in avere ").
Altrettanto brevi e generici sono i cenni del Villani (IV 12), che li annovera tra le maggiori famiglie del quartiere di porta San Pancrazio e li dice ormai " spenti " ai suoi tempi, fissando in tal modo un elemento ben preciso della loro vicenda genealogica e dando una notizia che è indirettamente confermata dalla mancanza di documenti che si riferiscano ad essi nel secolo XIV. Più diffusamente ne parla, invece, il Malispini. Egli accoglie anche a proposito dei Dell'A. (cap. XXXI) la tesi cara alla cronistica fiorentina, di lontane origini romane delle maggiori famiglie cittadine, facendoli discendere da un Caprone, anziano e valoroso seguace del mitico Uberto colonizzatore di Firenze; un rampollo del quale, il ventenne Arco, avrebbe sposato una figlia di Uberto medesimo e avrebbe dato il cognome ai suoi discendenti. Più avanti (capp. XLIX, LII) il cronista ricorda un Franco Dell'A. come uno dei nobili cittadini che il comune aveva designato per accompagnare l'imperatore Enrico II quando questi venne a Firenze, e cita la consorteria (" antichissimi gentili uomini ") fra le più cospicue del sesto di San Pancrazio. Carlo Magno, sempre secondo il Malispini (cap. LIII), aveva armato cavaliere un altro Dell'A., Tano. Lo stesso cronista ne ricorda (cap. LV) l'antica prosperità economica (" ebbono tenute ab antico ") e le proprietà fondiarie in città (" intorno a mercato nuovo avean torri "), segno di distinzione sociale e di potenza politica. Un manoscritto dei primi del secolo XIII, edito dal padre Ildefonso di San Luigi, li elenca tra le famiglie consolari del borgo Santi Apostoli, dando una notizia che, però, non trova riscontro nelle scarsissime fonti relative a quel periodo di storia fiorentina. I Dell'A. erano molto probabilmente già decaduti o addirittura spenti al tempo degli Ordinamenti di Giustizia, che non li enumerano tra le famiglie magnatizie; né sono ricordati, nei Prioristi, fra i membri della Signoria dopo il 1282.
I due Dell'A. - Pietro e Francesco di Andrea - che compaiono nello ‛ squittinio ' del 1381, per il gonfalone Leon Rosso del quartiere di Santa Maria Novella, non appartengono a quella stirpe. Di quest'ultima non si conosce neppure l'arma.
Bibl. - La scarse notizie date dal Malispini (Storia fiorentina..., a c. di V. Follini, Firenze 1816, 26, 44, 47, 50, 52, 82, 84, 114) e dal Villani (Cronica, I, Firenze 1823, 171) sono riprese da alcuni eruditi del Cinquecento e del Seicento: P. Mini, Discorso della nobiltà di Firenze e de' Fiorentini, Firenze 1593, 142, 147, ripubbl. da A.F. Gori, in La Toscana illustrata, I, Livorno 1755, 73, 75; id., Difesa della città di Firenze e de' Fiorentini contra le calunnie e maldicenze de' maligni, Lione 1577, 290, 301, 303, 306, 311; B. De' Rossi, Lettera a Flamminio Mannelli nella quale si ragiona... delle famiglie e degli uomini di Firenze, Firenze 1585, 43, 55; F.L. del Migliore, Firenze città nobilissima illustrata, I, ibid. 1684, 474. I Dell'A. non compaiono, perché estinti, negli zibaldoni e nelle raccolte di alberi genealogici compilati dai genealogisti del secolo XVIII (Pucci, Dei, ecc.) e tanto meno nei Prioristi ufficiali o privati. Le notizie date dai cronisti sono riassunte ancora una volta in Scartazzini, Enciclopedia; nel vol. VII delle Delizie degli eruditi toscani, Firenze 1776, 162, si trova il documento edito a commento della Istoria di Marchionne, che li ricorda fra le famiglie consolari del 1210. Per i Dell'A. "squittinati" nel 1381, cfr. Arch. di Stato di Firenze, Spogli dell'Ancisa, GG, c. 132, e Delizie..., cit., X, Firenze 1783, 194, 196.