Della Bella
Anche D., per bocca di Cacciaguida, riconosce (Pd XVI 127) a questo ramo di più antica e potente consorteria originaria di Settimo l'onore che, secondo la tradizione, le fu fatto dal gran barone, Ugo marchese di Toscana, concedendole di portare, insieme alle insegne della cavalleria, l'arme sua propria (V. Borghini Discorsi III 581) " delle sette doghe vermiglie e bianche ". Dalla bella insegna ricevuta, coloro che ne furono investiti ebbero in una volta distinzione cavalleresca e cognome, distinguendosi come stirpe a sé dagli altri - probabilmente - consorti che avevano avuto il medesimo onore (Giandonati, Pulci, Nerli, conti di Gangalandi, Ciuffagni). Il Villani (IV 2 e 13) dice che essi " tutti per suo [di Ugo] amore ritennero e portarono l'arme sua addogata rossa e bianca con diverse intrassegne "; i Della B. la fasciarono di una cornice d'oro (Pd XVI 132).
La tradizione, ripresa dai cronisti oltre che da D., non trova riscontro, però, nel fatto che l'uso degli stemmi è posteriore ai tempi del gran barone. Ma l'antichità e l'importanza sociale dei Della B., anche se per periodi più recenti, è attestata da parecchi documenti. Fra il 1192 e il 1193, infatti, uno di essi è console dei mercanti fiorentini, insieme a un Cavalcanti e a un Fifanti; nel 1202 un ‛ Rainerius ' è console del comune. Il Villani (VI 79) li dice originati dagli Scolari. Loro case si trovavano (Davidsohn, Forschungen III 657) presso San Martino, vicino alla torre dei Cerchi e all'abitazione degli Alighieri; la torre dei Della B. era detta " Boccadiforno ". I lineamenti politico-sociali di questa famiglia si chiariscono ancor meglio nel secolo XIII, come quelli di una casata guelfa - ma non delle più in vista, se non fu perseguitata dopo Montaperti -, i cui membri possedevano terre nel contado e case in città, e, più ancora, erano dediti alla mercatura e alla banca. Furono legati agl'interessi della curia romana, insieme ai Falcinieri, ai Frescobaldi, agli Spini. Il giro dei loro affari, alla metà del secolo si estende oltre le Alpi, in Francia e in Borgogna. Quest'ultimo aspetto, di grande tradizione nobiliare unita a proficui impegni commerciali e bancari, si precisa ancor meglio come elemento della biografia di Giano, il personaggio più noto e, in definitiva, più importante storicamente, della stirpe. Attorno alla figura di lui si dispongono i personaggi minori vissuti tra Duecento e Trecento, discendenti dei due fratelli Tebaldo e Migliore. L'uno padre di Giano, di Taldo e di Comparino; l'altro di Ugo. Tra i fratelli di Giano, Taldo è certo il più vicino a lui, nei traffici e nel parteggiare politico. Con lui è in armi a Campaldino, tra i nobili che combattono a cavallo; è al seguito di Carlo II d'Angiò in rappresentanza del comune quando il re viene incoronato (1289) a Rieti; è priore nel 1293; ha un ruolo di primo piano nella sollevazione del 23 gennaio 1295 contro il podestà, che sarà pretesto per il bando contro Giano e i suoi parenti e amici. Dopo la condanna, nel 1301 è fra i Bianchi che tentano di tornare in patria con l'aiuto delle armi, ed è ribandito nel 1302, insieme al fratello Comparino e ai figli di quest'ultimo, un altro Giano, Marignano e Ranieri; anch'essi partecipi del medesimo tentativo del 1301. Nel 1311, già scomparso Giano, la Parte guelfa si fa più mite con i suoi minori parenti; la riforma detta di Baldo d'Aguglione revoca il bando contro Taldo e Ranieri, ma essi non fanno ritorno a Firenze e la loro discendenza si estingue ben presto.
Ugo, cugino di Giano, impegnato anch'egli negli affari economici della famiglia, nel 1295 va, invece, a Pisa, ove continua i suoi traffici; ma neppure lui ha discendenti a noi noti. Ha, invece, un erede il figlio di Giano e di monna Saracina, Cione, egli pure bandito insieme al padre nel 1295. Tuttavia, anche questo nipote del grande uomo politico morrà in patria - sepolto poi in Santa Croce - senza aver avuto figli. L'altra figlia di Giano, Caterina, sposò Guido Castellani, figlio di uno dei podestà di Pisa, e nel 1317 ottenne dal comune i beni che erano stati del padre.
Non mancano famiglie fiorentine omonime, più recenti; esse, però, non hanno nulla in comune. con l'antica casata Della Bella.
Bibl. - Coincide in massima parte con quella relativa a Giano. I personaggi minori sono ricordati in P. Santini, Documenti dell'antica costituzione del comune di Firenze, I, Firenze 1895, 367; e in Davidsohn, Storia, passim (cfr. indice generale); quest'ultimo autore, fra gli storici di Firenze, è il più attento nel porsi il problema critico della storia di questa casata, in relazione alla più generale vicenda cittadina.