DELLA CHIESA, Giovanni Antonio, conte di Stroppo
Figlio di Nicolino e di Lucia Corva (o Corto), fratello di Francesco Agostino, nacque a Saluzzo (secondo il Manno, il 16 febbr. 1594 ma la data dovrebbe essere forse anticipata, in base ad altri dati forniti dalla stessa fonte).
Dedicatosi anche lui, giovanissimo, come molti altri membri della sua illustre famiglia, allo studio del diritto, si laureò in legge presso l'università di Torino il 4 febbr. 1615. Con la nomina a podestà di Saluzzo, avvenuta il 13 dic. 1616, iniziò una brillante carriera nell'ambito dell'amministrazione della giustizia: questo incarico non gli impedì tuttavia di continuare ad approfondire i suoi studi e le sue ricerche nel campo della giurisprudenza.
Il 12 nov. 1617 fu nominato prefetto, viceauditore di Guerra e conservatore degli Ebrei nella provincia di Mondovì. Nel 1623 fu eletto prefetto di Saluzzo, ed anche in questa prefettura come in quella di Mondovì venne riconfermato dopo il triennio di abituale durata della carica. Il 25 sett. 1624 venne creato consigliere di Stato e senatore ordinario nel Senato di Torino: la carriera del D. seguiva il modello quasi stereotipo che permetteva ai più valenti rappresentanti della nobiltà e della borghesia dell'epoca di raggiungere le alte cariche dello Stato. Nel 1632 fu eletto da Tommaso di Savoia presidente del suo Consiglio presidiale residente in Racconigi.
Erano gli anni della guerra civile in Piemonte, che vedeva opposte le due fazioni dei "madamisti", favorevoli alla reggenza di Cristina di Francia, e dei "principisti", favorevoli ai due fratelli del defunto duca di Savoia, i principi Tommaso e Maurizio. Il contrasto poco per volta degenerò in guerra aperta ed i principi non tralasciarono il tentativo di impadronirsi dell'apparato statale attraverso le persone degli ufficiali di rango più elevato chiamate a loro servizio. Dalle fonti note non si sa quale fosse in realtà l'atteggiamento del D. nei confronti della politica dei principi e del loro contrasto con la reggente: per alcuni anni comunque egli conservò questa carica al servizio del principe Tommaso.Nel 1634, per assenso del medesimo principe Tommaso, il feudo di Stroppo fu eretto in comitato a suo favore ed il D. divenne anche consignore di Cervignasco e di Torrazza.
Il 28 dic. 1643 il D. fu nominato presidente soprannumerario del Senato di Torino, e due anni dopo (10 giugno 1645) presidente effettivo delle Commissioni degli Stati di S.A.R., carica istituita da Carlo Emanuele I nel 1627 allo scopo di arginare gli abusi che venivano perpetrati ai danni delle Comunità da parte dei commissari preposti ad esigere gli emolumenti dovuti all'erario ducale. La carriera del D. proseguì poi con l'elezione alla carica di conservatore generale dei Mercanti in Savoia nel 1652, e si concluse con la nomina a primo presidente del Senato di Nizza, avvenuta il 26 nov. 1656.
La grande esperienza acquisita nei quarant'anni trascorsi al servizio dell'amministrazione della giustizia e la naturale inclinazione allo studio delle materie legali valsero a fare del D. non solo uno dei più benemeriti magistrati dell'epoca, ma anche un dotto erudito, la cui singolare dottrina apparve nei due volumi che pubblicò sull'argomento della pratica forense.
Lo zio del D., il conte Lodovico, aveva ispirato al nipote il disegno della sua opera, che fu per la prima volta pubblicata a Torino nel 1653 presso l'editore Rusti, con il titolo Observationes forenses Senatus Pedemontani. Il D., partendo dallo studio degli usi e dello "stile" forense adottati sin dai tempi antichi nell'amministrazione della giustizia nel marchesato di Saluzzo, delineava le regole alle quali la pratica forense si doveva attenere nel tentativo di conciliare il diritto con la complessa realtà delle procedure giuridiche.
L'11 ag. 1621 il D. sposò Lucrezia Castagna dalla quale ebbe vari figli. Rimasto vedovo, si risposò con Barbara Cavazza. Morì a Saluzzo il 1° sett. 1657, poco prima di trasferirsi a Nizza per l'assunzione della carica di primo presidente del Senato.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Arch. di Corte, Lettere particolari, C, m. 74, 1633-1657; Ibid. Sezione camerale, Patenti controllo finanze, 1621, f. 174; 1623, ff. 39, 89, 152; 1626, f. 56; 1627, f. 84; 1634, f. 24; 1643-44, f. 106; 1652, f.75; 1656, ff. 141, 143; Ibid., Sez. III, Arch. Della Chiesa, Cariche giuridiche, cat. 4, m. I; Torino, Bibl. reale, Mss. st. P. 20: I. Della Chiesa, Storia geneal. della famiglia Della Chiesa, s. d., pp. 39 s.; Vari cenni biografici in A. Manno, Il patriziato subalpino, dattiloscritto cons. presso la Bibl. reale di Torino, sub voce; Elogio di Gioffredo, Lodovico, Gio. Antonio e Francesco Agostino Della Chiesa, del collaterale G. G. Loya torinese, in Piemontesi ill., IV, Torino 1784, pp. 19-46, 94-103; O. Derossi, Scrittori piemontesi, savoiardi, nizzardi registrati nei cataloghi del vescovo Francesco Agostino Della Chiesa e del monaco A. Rossotto, Torino 1790, p. 62; G. Galli della Loggia, Cariche del Piemonte e paesi uniti ..., III, Torino 1798, p. 441; C. Dionisotti, Storia della magistratura piemontese, Torino 1881, II, pp. 282, 322, 504.