DELLA GHERARDESCA, Ranieri Novello
Nacque verso il 1329 a Pisa, dal conte di Donoratico Bonifazio (Fazio) Novello di Gherardo e da Bertecca di Castruccio Castracani degli Antelminelli; fu l'unico dei figli maschi a sopravvivere al padre, morto ancor giovane il 22 dic. 1140. Nel testamento del conte Bonifazio Novello redatto il 19 luglio 1337, egli era nominato erede universale, sotto la tutela di Tinuccio Della Rocca, che già era stato tutore dello stesso Bonifazio nel 1326 e che era sempre rimasto molto legato al conte. Alla morte del padre il D. aveva appena undici anni, ma, malgrado la sua giovane età, venne immediatamente e senza discussioni riconosciuto signore di Pisa.
Ciò indica quali basi sicure Fazio Novello avesse saputo dare alla propria signoria, ma anche quale forza e capacità politica avesse Tinuccio Della Rocca, che fu il vero signore della città. Infatti, il 28 ag. 1341gli Anziani elessero il D. agli uffici già detenuti dal padre - capitano della masnada, di Guerra e di Custodia - ma i suoi amplissimi poteri furono esercitati, in base alla balia concessa dagli Anziani il 30 agosto, dal suo tutore.
Il D. mori, appena diciottenne, a Pisa il 5 giugno 1347, e non fu perciò in, grado di manifestare una propria autonoma personalità politica.
Il Della Rocca abbandonò la linea politica di Bonifazio Novello, tesa al mantenimento della pace all'esterno, e intraprese invece una politica di partecipazione attiva agli avvenimenti toscani, che condusse Pisa alla guerra con Firenze (1341-1342),alla conquista di Lucca (luglio 1342)e alla rovinosa guerra con i Visconti nel 1344.
Tali avvenimenti provocarono in città forme di malcontento, che misero in sospetto il D., che cominciò a farsi scortare da un gran numero di armati per paura di essere ucciso. Tale spiegamento di forze gli alienò però le simpatie di buona parte della popolazione. Quando il D. morì, si disse per aver mangiato ciliegie avvelenate, il sospetto di quella morte ricadde sui Della Rocca, che negli ultimi tempi si erano staccati dal giovane conte, tanto che i loro avversari si riannodarono proprio alla memoria del D. denominandosi bergolini dal nome - Bergo - da essi dato al conte. A ovvio del resto che il giovane conte, ormai prossimo alla maggiore età, avrebbe presto cominciato a dar ombra ai Della Rocca e a tentare di scalzare il loro strapotere in città. Il D., per quanto irrilevante fosse stata la sua opera personale, rappresentò tuttavia l'elemento unificatore nel Comune: con la sua morte le divisioni e i dissensi vennero alla luce del sole e si esacerbarono tanto da portare, sei mesi dopo la morte del conte, alla cacciata dei Della Rocca e dei loro seguaci.
Il D. fu sepolto nel sepolcro della famiglia nella chiesa di S. Francesco: con lui si estingueva in linea maschile il ramo dei discendenti del conte Bonifazio di Gherardo (morto alla fine del 1312);restavano i figli di Ranieri - fratello di Bonifazio di Gherardo -, seguaci dei Della Rocca ed esiliati nel 1347.Ma anche questo ramo si estinse nel decennio successivo, senza che alcuno di loro riuscisse a tornare a Pisa.
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