DELLA ROVERE, Giovan Battista, detto il Fiamminghino
Nacque a Milano nel 1561 (Besta, 1933), fratello maggiore di Giovan Mauro; i due fratelli, entrambi pittori, sono chiamati ambedue Fiamminghini, perché, secondo quanto afferma il Morigia (1595), "... il loro padre nacque ad Anversa..., ma da giovane venne a Milano e quivi prese una milanese per moglie, ed in questa città piantò il suo ceppo". Sempre secondo il Morigia, il cognome originario della famiglia era probabilmente Roux d'Emes, poi italianizzato in Della Rovere.
L'esistenza di un altro fratello, Marco, non è a tutt'oggi provata. Infatti non compare fra i membri della famiglia nelle visite pastorali pubblicate dalla Besta (1933, pp. 462 s.), né sono rintracciabili sue opere, così che la sua figura è legata in realtà alla sola testimonianza del Gualdo Priorato (1666, p. 64:che probabilmente deformò il nome Mauro in Marco) a proposito della decorazione della scomparsa chiesa di S.Maria della Rosa a Milano, decorazione che il Morigia (1595)assegna al D. e Giovan Mauro. Tale notizia è stata ripresa da alcuni autori successivi, come hanno fatto notare Pica (1931, p. 17)e più recentemente la Bossaglia (1971, p. 24). Un Marco non risulta in nessun documento.
Non vi sono notizie su eventuali alunnati dei Fiamminghini presso altri artisti dell'epoca e, in genere, le informazioni sulla loro vita sono scarse. Occorre fare affidamento soprattutto sulla loro imponente produzione per definire i rapporti con l'ambiente artistico contemporaneo e le ascendenze culturali.
La prima opera del D. è il ciclo con le Storie di s. Giovanni Battista, nel braccio sinistro del transetto del duomo di Moriza, affreschi firmati e datati 1586 (le Storie erano state iniziate da Giuseppe Meda, a cui sono attribuibili i tre riquadri dell'ordine superiore; cfr. Dell'Acqua, 1957, p. 699).
Gli affreschi si situano in un'area culturale vicina a quella del Lomazzo e del Figino, per il generico michelangiolismo delle figure e per la ricerca di una mossa e forzata grandiosità plastica. Il cromatismo, a toni rosa, gialli, verdi accesi, e pure di ascendenza lomazziana. Più pgrsonale, come già aveva rilevato Bora (1973, p. 32),nei disegni del D. è "l'attenzione ai brani di cstume e l'apertura su scorci di città e di paesaggio".
Nelo 1588 gli venne affidato l'incarico di eseguire i disegni per le lastre di rame sbalzato con Storie del Vecchio Testamento da porre intorno al pulpito dei dottori nel duomo di Milano (Valerio, 1973). Tra il 1588 ed il 1590 lavorò al Sacro Monte di Varallo, dove affrescò le cappelle dell'Entrata in Gerusalemme e della Strage degli innocenti,assieme con il fratello Giovan Mauro (Galloni, 1914, pp. 244 ss.).
Nel paesaggio dell'Entrata in Gerusalemme compaiono elementi fiamminghi, desunti probabilmente da incisioni dei Sadeler (a cui faranno spesso riferimento i Fiamminghini), operanti a Venezia in quel periodo; per il resto gli affreschi rivelano stretti contatti con la pittura milanese del tempo, in particolare col Peterzano, per i tipi fisionomici e la disposizione serrata delle figure e con A. Luini, per le forti caratterizzazioni.
Nel 1593 il D. affrescò la cappella della Madonna in S. Maria della Passione a Milano (affreschi distrutti; Elli, 1906). Anteriori al 1595 sono pure, come è dimostrato dalla citazione del Morigia, un Cenacolo nel refettorio delle monache di S. Paolo, una Resurrezione di Lazzaro in S. Bartolomeo, un affresco raffigurante Cristo al Calvario al Cordusio, gli affreschi in S. Maria della Rosa (una Battaglia di Lepanto) - cicli andati distrutti - e la decorazione della cappella di S. Francesco in S. Angelo, a Milano.
In quest'ultimo ciclo il D. mostra una cultura multiforme: accostamenti ai temi raccolti e intimi del Moncalvo negli affreschi sulla volta e un linguaggio più aulico ed elegante, vicino a quello della corrente manierista romana facente capo a Cristofano Roncalli detto il Pomarancio e al Cavalier d'Arpino, per il forte patetismo espressivo e l'elegante contrapposto di movimenti delle figure, soprattutto nel S.Trancesco della pala d'altare.
Verso la metà dell'ultimo decennio del secolo il D. era ormai un pittore affermato e richiesto per numerose commissioni, anche pubbliche; nel 1595 e nel 1598 la Fabbrica del duomo gli commissionò la decorazione di due archi trionfali messi in opera, il primo in occasione dell'ingresso a Milano di Federico Borromeo, il secondo in occasione dell'arrivo della regina di Spagna, Margherita d'Austria (Annali della Fabbrica...,1881).
Il 4 giugno del 1599 il D. venne chiamato dalla Fabbriceria di S. Vittore a Varese per stimare i dipinti del Morazzone nella cappella della Vergine del Rosario (Gregori, 1962); nella "stima" vi sono parole di lode e di ammirazione per il giovane pittore, assieme a richieste di mutamenti. Il fatto è indicativo della stima goduta dal D. presso i contemporanei.
La maggiore impresa artistica di questo periodo a Milano riguarda l'esecuzione dei "quadroni" del ciclo della Vita di s. Carlo Borromeo,in cui, fra il 1602 e il 1603, furono impegnati i maggiori artisti milanesi del tempo; il D. è registrato per pagamenti il 24 sett. e il 7 nov. 1602 (Annali della Fabbrica...,1883, p.6), il 16 sett. e 22 dic. 1603 (ibid., p.16).
Nei cinque teleri di cui fu autore (La processione del sacro chiodo; L'attentato a s. Carlo; S. Carlo convoca concili e sinodi; Le visite a Varallo; S. Carlo visita le diocesi suffraganee), ilD. contrappone all'"oratoria trascinante" dei quadroni del Cerano il suo modo pianamente narrativo e didascalico, insistendo su un "decoro" di stampo controriformistico; è inoltre importante rilevare come si rifaccia spesso a iconografle tratte dai cicli dei chiostri fiorentini dove, tra la fine del '500 e l'inizio del '600, per opera prima di Santi di Tito e della sua scuola, e quindi di artisti come il Poccetti, il Passignano, il Ligozzi e il Boscoli, venne elaborata una concezione dell'arte strettamente aderente ai canoni controriformistici (Gregori, 1950, p. 12).
Una memoria conservata nell'Archivio capitolare di S. Maria presso S. Celso a Milano (c. XCIV), datata 26 giugno 1604, ricorda che a quella data il D. aveva già terminato gli affreschi raffiguranti Coppie di angeli recanti strumenti di martirio sulle volte delle cappelle di S. Sebastiano e del Crocefisso.
Dal 1607 e fino al 9 ott. 1608 (data apposta sugli affreschi della seconda cappella insieme alla firma del D.) lavorò con il fratello Giovan Mauro al Sacro Monte d'Orta, affrescando la terza cappella con Storie della vita di s. Francesco (Melzi d'Eril, 1977, p. 132) e la seconda cappella con la Vocazione di s. Francesco (Arch. Sacro Monte d'Orta, Giornale A, f. 22). Inoltre, da una nota del Libro delle spese, in data 24 maggio 1615, si apprende che il D. era allora di nuovo al lavoro al complesso del Sacro Monte nella quinta cappella (Propagazione dell'Ordine;gli venne pagato un acconto il 16 luglio e il saldo il 9 ottobre; ibid.,ff. 78, 80, 96), mentre nella primavera del 1619 era impegnato insieme al fratello alla sesta cappella (Missioni dei francescani; ibid.,f. 116).
Al 1609 si può datare la decorazione, a tondi raffiguranti Ritratti di arcivescovi milanesi,compiuta sul soffitto della cripta di S. Calimero a Milano: ancora esistente, deve essere stata infatti completata prima della traslazione del corpo del santo, avvenuta il 28 maggio 1609.
Una lapide sulla parete di fondo della cappella della Circoncisione in S. Gaudenzio a Novara ricorda che essa venne ornata nel 1611, in occasione della sepoltura del nobile Francesco Caccia di Mandello, per volontà del nipote Giovan Battista: i due Fiamminghini collaborarono alla decorazione comprendente la pala con la Circoncisione,e gli angeli e i profeti sulla volta.
Firmati e datati 1612 sono gli affreschi della volta della cappella di S. Martino nel duomo di Piacenza.
Tra il 1613 e il 1616 i Fiamminghini decorarono la navata centrale dell'abbazia di Chiaravalle prima con figure di Santi cisterciensi e, sulla controfacciata, La fondazione dell'abbazia (Bagnoli, 1935, p. 30); poi, nel 1615, con affreschi raffiguranti Martirii di santi cisterciensi nel transetto, e nel 1616 con gli affreschi dell'abside (Adorazione dei pastori e S. Bernardo dormiente).
Nell'aprile 1616 i Della Rovere stipularono una "convenzione" con i padri domenicani della chiesa di S. Domenico a Brescia per dipingere due riquadri della volta con L'Assunzione della Vergine ed I ss. Francesco e Domenico fermano i dardi della giustizia divina (affreschi distrutti Boselli, 1956, p. 123). Il termine per l'esecuzione venne fissato all'ottobre successivo. Dopo l'intervento al Sacro Monte d'Orta nel 1619, i Fiamminghini vennero chiamati nel 1621 a Chiari (Brescia) per dipingere i Misteri del Rosario intorno alla tela d'altare nella chiesa maggiore (Rivetti, 1921).
Nel 1622 il D. affrescò Episodi della vita di s. Ignazio di Loyola e di s. Francesco Saverio nei portici del collegio gesuitico (distrutto) annesso alla chiesa di S. Fedele a Milano (Torre, 1674, p. 294). Ultima opera del D. sono gli affreschi, con figure di Profeti, suisoprarchi della navata centrale in S. Maria delle Grazie a Pavia, eseguiti dall'artista nel 1629 secondo una Distinta e veridica relazione della fondazione del convento di S. Maria delle Grazie ... di Pavia (Pavia 1740, p. 17).
Il D. morì probabilmente prima del 1633, anno in cui non compare più il suo nome fra gli abitanti della parrocchia di S. Pietro all'Orto a Milano, dove la famiglia risiedeva già nel 1610, mentre compare come capofamiglia Giovan Mauro (Besta, 1933).
Dalle fonti e dalle vecchie guide sono ricordati cicli di affreschi e dipinti, in gran parte distrutti, attribuibili al D.; diamo qui l'elenco delle opere di cui si ha notizia: Milano, S. Maria del Carmine (La presentazione al Tempio,olio su tela, 1593); S. Vito al Pasquirolo (Trinità e Gloria d'angeli,affreschi sulla volta dei presbiterio, circa 1625-1627); S. Francesco Grande (Episodi della vita di s. Francesco, tele disperse, cappella di S. Francesco); S. Giacomo (Pietà con la Maddalena piangente,olio sutela, dispersa, altar maggiore); S. Marcellina (Vergine col Bambino ed i ss. Marcellina e Ambrogio,olio su tela, altar maggiore, dispersa); S. Maria dei servi (Vergine e santi,affreschi sulla volta; affreschi in una cappella; Storie di s. Filippo Benizzi,affreschi nei portici, distrutti); S. Pietro in Gessate (Cristo morto, Vergine e santi,olio su tela, cappella di S. Ambrogio, dispersa); S. Cipriano (Storie di s. Francesco,tele nel coro, disperse); S. Bartolomeo (Martirio di s. Bartolomeo, tempera, dispersa); S. Raffaele (affreschi nella volta); monastero di S. Marco, chiostro (S. Agostino e S. Nicola da Tolentino,affreschi distrutti); S. Maria delle Grazie (Madonna con s. Michele, Madonna con s. Francesco e s. Carlo Borromeo,tele scomparse); a Cassano d'Adda (Milano), in S. Dionigi (Storie di s. Dionigi, Dio Padre in gloria, Angeli e Dottori nella Chiesa,affreschi); a Locarno, santuario della Madonna del Sasso (S. Francesco, Annunciazione, tele a olio).
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