DELLA TORRE, Giovanni Giacomo Antonio
Di antica famiglia di Mondovì (Cuneo), figlio di Giovanni Francesco, ambasciatore a Milano del duca di Savoia, non se ne conosce la data di nascita. Nel 1569 fu nominato gentiluomo di Camera di Emanuele Filiberto e il 12 dic. 1573 venne creato cavaliere dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Intraprese gli studi giuridici, conseguendo il dottorato in legge a Mondovì nel 1574. Nello stesso anno venne nominato collegiato e successivamente, nel 1586, priore del Collegio di Mondovì.
Alla morte del padre, avvenuta nel 1581, ebbe inizio la sua lunga carriera diplomatica, dedicata quasi continuativamente per oltre trent'anni alle relazioni con la Spagna. Nominato da Carlo Emanuele I ambasciatore a Milano, gli fu assegnato con lettere patenti del 12 marzo 1582 uno stipendio annuo di 500 scudi.
Nel corso della conquista del marchesato di Saluzzo, intrapresa dal duca nell'autunno del 1588, il D. si adoperò presso il governatore di Milano per ottenere il consenso e l'appoggio della Spagna all'impresa. Secondo le istruzioni di Carlo Emanuele I sostenne la legittimità della conquista, insistendo sul pericolo di un'invasione ugonotta dello Stato sabaudo. La Spagna, tuttavia, negò ogni aiuto concreto al Piemonte.
Nell'aprile del 1600 il D. partì da Milano, affidando gli affari dell'ambasciata al segretario Schiavi, per recarsi in Savoia e, successivamente, in Spagna come inviato straordinario del duca.
Antifrancese, il D. fu sempre un fervido sostenitore dell'alleanza con la Spagna. Queste convinzioni politiche determinarono tutte le sue scelte e condizionarono profondamente la sua azione diplomatica. Da Madrid quindi, il D. insistette a lungo col duca sull'opportunità di inviare presso la corte spagnola i principi Filippo Emanuele, Vittorio Amedeo e Emanuele Filiberto. Il duca stesso aveva accarezzato questo progetto, in considerazione dei diritti che i suoi figli avrebbero potuto vantare sulla corona spagnola alla morte di Filippo III, ma continuava a rinviarne l'attuazione. Il D. ritornò sull'argomento anche in seguito al trattato di Lione con la Francia, ratificato il 6 marzo 1601.
Fermo nella sua posizione filospagnola, oltre a sollecitare la partenza dei principi sottolineò col duca la necessità di mantenere buoni rapporti con la Spagna, dichiarandosi scettico sulla possibilità di una alleanza duratura con la Francia. Solo nel 1603, tuttavia, allorché si impose un riavvicinamento alla Spagna, Carlo Emanuele I fece partire i figli per Madrid. Fu proprio il D. ad accoglierli il 23 giugno al largo del porto di Barcellona, scortato da sette galere napoletane.
La prima missione del D. a Madrid ebbe termine nell'autunno del 1604 allorché, su sua stessa richiesta, fece ritorno in patria. Nel 1602 era stato creato cavaliere dell'Ordine della Ss. Annunziata. Il 1º genn. 1605 il duca lo nominò sommeliere del corpo, assegnandogli una pensione annua di 1.200 scudi. Dal gennaio 1607 al febbraio dell'anno successivo il D. operò nuovamente in Spagna quale inviato straordinario del duca di Savoia. L'ultima sua missione a Madrid, la più difficile, si svolse dal novembre 1610 all'inizio del 1612 e coincise con il manifestarsi delle prime difficoltà nei suoi rapporti con Carlo Emanuele I.
Il D. e gli altri rappresentanti sabaudi dovettero affrontare una situazione molto critica, determinata dal trattato di Bruzolo, stipulato nell'aprile 1610 fra il duca di Savoia e il re di Francia. La morte di Enrico IV aveva impedito l'esecuzione dell'accordo che prevedeva un'offensiva contro la Lombardia spagnola ma Filippo III pretendeva ugualmente un atto formale di sottomissione, che venne effettuato il 10 nov. 1610 dal figlio del duca, Emanuele Filiberto. Malgrado l'adoperarsi dei diplomatici sabaudi a Madrid, la tensione fra Spagna e Stato sabaudo si acuì. In seguito a un incidente occorso a Torino al segretario Barberana, il D. nel novembre 1611 fu allontanato dalla corte per ordine di Filippo III. Verso la fine dello stesso anno il re di Spagna congedò tutti i rappresentanti sabaudi.
Il 23 genn. 1612 il D. partì definitivamente da Madrid. Per lui e per tutta la sua famiglia si aprì un lungo periodo di crisi. Perduti il favore e la fiducia del duca, il D. per molti anni non ricoprì più incarichi ufficiali.
Le ragioni della sua disgrazia, che coinvolse anche i figli, non sono mai indicate esplicitamente nelle numerose lettere che il D. scrisse al duca in quel periodo. Egli si limitò a protestare la sua innocenza e a denunciare genericamente le "maldicenze e persecuzioni" nei suoi confronti. Da Milano, dove si stabilì nel giugno 1613, in condizioni economiche sempre più precarie, perorò insistentemente presso il duca la sua causa e quella del figlio Carlo, anch'egli estromesso dal servizio ducale. I rapporti epistolari si interruppero però nel dicembre 1613 e ripresero solo nell'agosto 1617.Nel corso del 1618, terminata ormai la guerra del Monferrato, Carlo Emanuele I assunse un atteggiamento più favorevole nei confronti del D., che ai primi dì dicembre fu riammesso al servizio del duca come ambasciatore a Milano. Fu il suo ultimo incarico. Da tempo malato, morì poco dopo, nel febbraio 1619, senza essere riuscito a superare completamente la diffidenza del duca.
Si sposò due volte. La prima moglie fu Lucrezia Ceva, erede di parte di San Michele; la seconda Claudia de la Syrène, infeudata il 28 giugno 1619 di Cortanzana e Pertengo. Ebbe numerosi figli, due dei quali, Francesco e Carlo, furono anch'essi ambasciatori a Milano del duca di Savoia.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Corte, Materie politiche, Lettere ministri, Milano, mazzi 2-11, 13, 16; Ibid., Materie politiche, Lettere ministri, Spagna, mazzi 10-14; Ibid., Lettere di particolari, T,mazzo 19; Ibid., Ibid., D, mazzo 9; Ibid., Camerale, artt. 813, n. 33; 852, par. 2, mazzo 2; 1082, par. 2, f. 18; Ibid., Patenti ducali Piemonte, 1569 in 1573, reg. 13, f. 68; 1579 in 1582, reg. 17, f. 154; 1584 in 1587, reg. 19, f. 122; 1605 in 1607, reg. 28, f. 218; Ibid., Patenti controllo Finanze, 1569, f. 100; 1585 in 1586, f. 17; 1589 in 1590, f. 106; 1593 in 1594, f. 246; 1594 in 1595, f. 110; 1595 in 1596, f. 5; 1599, f. 119; 1604 in 1606, f. 251; 1608 in 1610, f. 52; Ibid., Interinazioni patenti, 1568 in 1570, reg. 5, f. 176; 1582 in 1584, reg. 10, f. 198; 1584 in 1585, reg. 11, f. 183; 1586, reg. 12, f. 2; 1615 in 1616, reg. 41, f. 328; G. Claretta, Il principe Emanuele Filiberto di Savoia alla corte di Spagna, Torino 1872, pp. 11 s., 21, 32, 100, 105, 113- 16, 246; F. Guasco, Diz. feudale degli antichi Stati sardi e della Lombardia, V, Pinerolo 1911, p. 98; S. Foa, Vittorio Amedeo I (1587-1637), Torino 1930, p. 8; A. Pascal, Il Marchesato di Saluzzo e la Riforma protestante (1548-1588), Firenze 1960, pp. 461, 524, 595, 601; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, tav. V, sub voce Torriani di Valsassina; Torino, Bibl. Reale, A. Manno, Il patriziato subalpino (datt.), XXVI, pp. 232 s.