DELLO da Signa
Nacque probabilmente nella prima metà del sec. XIII.
Della vita di D. (forse un ipocoristico) poco o nulla si conosce. L'anno della sua nascita è ignoto, così come il nome di famiglia. La possibile identificazione di D. con un Dino o Aldobrandino di Cione da Signa, cui accenna il Quadrio (p. 171), risulta scarsamente attendibile. Un Dino di Cione da Signa compare nella stesura originale (XVII sec.) della Toscana letterata (c. 148a) di Giovanni Cinelli Calvoli come poeta ben distinto da D., anch'egli citato nell'opera, ma è fonte tarda e difficilmente valutabile. Di D. sappiamo soltanto che corrispose in sonetti con il più noto rimatore, notaio d'Oltrarno, ser Pace, secondo quanto ci tramanda l'antico e autorevole canzoniere Pal. 418 (oggi Banco Rari 217) della Biblioteca nazionale di Firenze, databile all'incirca alla fine del XIII secolo. Il che fa supporre per D. un probabile "periodo di fioritura" intorno agli anni 1270.
La tenzone, di argomento cortese, offre di D. una immagine di persona stimabile, forse un "maestro", al quale il notaio si rivolge con estrema considerazione. Quanto poi l'autorevolezza del ritratto corrispondesse alla realtà delle cose e impossibile a dirsi, dal momento che nessun'altra notizia in grado di avvalorare l'ipotesi è giunta fino a noi. Possiamo, però, indirettamente supporre una certa autorevolezza della figura di D. dalla sua presenza costante in molti tra i più importanti canzonieri che raccolgono l'antica lirica italiana.
In poco o nulla poi ci soccorre quello che resta della produzione poetica che la tradizione manoscritta a D. attribuisce: oltre al sonetto Non come paruo par uostra loquensa (c. 75a), in risposta alla "questione" di ser Pace, Ricorro alafontana disciença (c. 75a), un altro sonetto, Certi helementi di raggio presente, di oscuro significato per noi, il cui testo si conserva, adespoto, nel canzoniere vatic. Chigiano L. VIII. 305 (c. 98a) e, sotto il nome di D., nel codice Vat. lat. 3214 (c. 161b). Sulla autorevolezza di quest'ultimo, dove il componimento compare con varianti, poggia esclusivamente l'attribuzione. Qui, però, la menzione di "guitton frate" ("pero desire o d'esser uostro amico di guitton frate auer molto mi cale") può essere parzialmente di aiuto. Se, come sembra, Guittone fece il suo ingresso nell'Ordine dei cavalieri della Beata Vergine Maria Gloriosa, i cosiddetti frati godenti di cui parla Dante (Inferno, XXIII, 103), intorno al 1265 - come si ricava dalla canzone Ocarifrati miei, databile al 1266 per chiari riferimenti storici contenuti nel testo - si può legittimamente supporre che D. fosse in attività dopo, o comunque ancora dopo, tale data. Rimangono, però, a noi ignoti il giorno, il mese, l'anno, il luogo e le circostanze della sua morte.
Fors'anche il sonetto Amore ansen increscença diuisante, ilcui testo è sempre tradito dal cit. canzoniere Pal. 418 (c. 73a), dove appare accompagnato dall'indicazione Sonecto mandato asymone. per Dello, può essere assegnato all'opera poetica di Dello. La possibilità è però da esprimersi con la consueta formula dubitativa, seguendo il suggerimento degli autori dell'edizione diplomatica del manoscritto (Bartoli-Casini, p. 440). E, comunque, dall'analisi del sonetto in questione nulla si ricava di utile per la costruzione di eventuali cronologie o di atto a gettar luce su eventuali accadimenti biografici. Più agevole appare, invece, la ricostruzione del profilo critico di Dello. Rimatore tanto "bizzarro, e capriccioso nel sonettare" quanto "barbaro e sgraziato" nei risultati poetici, come avverte il Crescimbeni (Commentari, II, 2, libro I, p. 57) che è tra i più noti esponenti di quella tradizione che identifica con il nome di D. una solida fama di autore "di quelli scherzi, che il Redi appella puerili, cioè di inserir gli acrostici ne' componimenti, e di ricolmarli di desinenze simili, l'obbligazione delle quali cose, gli faceva riuscire, anzi guazzabugli di parole, che regolari poemi" (ibid.).
Il giudizio appare sopra tutto imperniato sull'analisi di un sonetto, Ser chiaro lo tuo dir d'ira non sale (Vat. lat. 3214, c. 161b cui segue, adespoto, Certi helementi di raggio presente), forse diretto a Chiaro Davanzati, che, sulla scorta della ben nota silloge dell'Allacci (p. 294) alcuni commentatori sono soliti assegnare all'attività poetica di Dello. Tale è appunto l'assunto del Biadene nella sua ormai canonica Morfologia del sonetto (p.164), dove il componimento è riprodotto quale esempio ad illustrare l'artificio dei "bisticcio". Per altri commentatori ancora si dovrà altresì assegnare all'opera di D. anche il sicilianeggiante Levandomi speranza (Pal- 418, c. 75a; segue, adespoto, Non come paruo par uostra loquença). Ilsonetto - del tipo "doppio", con inserzioni di settenarli - presenta uno schema rimico inusuale. Di qui la convinzione di alcuni che si trattasse di una stanza di canzone.
Non sorprenderà, dunque, trovare in diverse sillogi a stampa di antica lirica italiana, che accolgono il nome di D., diverse attribuzioni per il medesimo componimento; attribuzioni delle quali talvolta è assai difficile ripercorrere l'iter.
Edizioni: L. Allacci, Poeti antichi raccolti da codici manoscritti della Bibl. vaticana e Barberina, Napoli 1661 (per errore D. è detto "da Ligua", ma nell'indice si legge "Dello della Signa"); per tutte le edizioni parziali delle rime attribuite a D., F. Zambrini, Le opere volgari a stampa dei secc. XIII e XIV, Bologna 1884, p. 363, e il Suppl., a cura di S. Morpurgo, Bologna 1929, pp. 24, 107; dei canzonieri, le seguenti ediz. diplomatiche: E. Monaci-E. Molteni, Il canzoniere Chigiano L. VIII. 305, in Il Propugnatore, XI (1878), 1, p. 231; per chiarimenti in merito alla nota posta in fondo al manoscritto ("Liber est Anthonij Domini Colucii de Salutatis"), B. L. Ullman, The humanism of Coluccio Salutati, Padova 1963, p. 192; l'ediz. integrale Monaci-Molteni è stata preceduta dalla pubblicazione della tavola delle poesie da parte di K. Bartsch, Beiträge zu den romanischen Literaturen, in Jahrbuch für roman. und englische Literatur, XI (1870), pp. 173-182; A. Bartoli-T. Casini, Ilcanzoniere Palatino 418della Biblioteca nazionale di Firenze, in Il Propugnatore, n.s., I (1888), 2-3, pp.430 s.; M. Pelaez, Rime antiche ital. secondo la lezione del codice Vaticano 3214e del codice Casanatense d.v.5, Bologna 1895, pp. 137 s.; preceduta dalla pubblicazione della tavola delle rime e delle inedite a cura di L. Manzoni, Rime inedite del canzoniere Vaticano 3214, in Riv. di filologia romanza, I [1873], 2, pp. 81, 89.
Bibl.: Qualche notizia o commento, o comunque contributo utile per la ricostruzione, da considerarsi sempre con formula problematica, della figura di D. possono essere reperiti in Roma, Bibl. Corsiniana, Corsiniana 1994 31 D8 bis: G. Cinelli Calvoli, La Toscana letteraria o vero Storia degli scrittori fiorentini e toscani, c. 148a (parte seconda "de' Toscani al Dom.nio Fior.no sottoposti) previa consultazione di G. Presa, Indice onomastico della"Toscana letterata" di G. Cinelli e delle "Giunte" alla"Toscana letterata" di A. M. Biscioni, Milano 1979, sub voce; F. Ubaldini, Tavola delle voci, e maniere di parlare più considerabili usate nell'opera di m. Francesco Barberino, in F. Barberino, Documenti d'amore, a cura di Federigo Ubaldini, Roma 1640, sub voce Presente e sub voce Sacciente e anche il posteriore Indice di Federico Ubaldini accresciuto, in Del Reggimento e de' costumi delle donne di messer Francesco da Barberino Roma 1815, pp. 80, 87 rispettivamente sub voce Presente e sub voce Sacciente; F. Redi, Bacco in Toscana, Firenze 1685, pp. 121 s.; G. M. de' Crescimbeni, L'Istoria della volgar poesia, Roma 1698, p. 80 con il testo di Ser chiaro lo tuo dir d'ira non sale;Id., Commentarii intorno alla sua Istoria della volgar poesia, I, Roma 1702, p. 334; II, ibid. 1710, p.57; F. S. Quadrio, Della storia e della ragione d'ogni poesia, Milano 1791, p. 171; G. Negri, Istoria degli scritt. fiorentini, Ferrara 1722, p. 146 (nell'indice si legge Della Signa Dello); F. Zambrini, Cenni biografici intorno ai letterati italiani, Faenza 1837, p. 200; V. Nannucci, Analisi critica dei verbi italiani investigati nella loro primitiva origine, Firenze 1843, p. 575; Id., Manuale della letter. del primo secolo della lingua ital., I, Firenze 1874, pp. 223 s. (con il testo di Levandomi speranza);L. Biadene, Morfologia del sonetto nei secc. XIII e XIV, in Studi di filologia romanza, IV (1888 [ma 1889]), 10, pp. 84, 98, 156, 163 s. e n., 187, 208; G. B. Festa, Bibliografia delle più antiche rime volgari ital., in Romanische Forschungen, XXV (1908), pp. 599, 604; G. Gnaccarini, Indice delle antiche rime volgari a stampa che fanno parte della biblioteca Carducci, Bologna 1909, pp. 14, 33, 79, 310; S. Santangelo, Le tenzoni poetiche nella letterarura ital. delle origini, Genève 1928, p. 153; F. Carboni, Incipitario della lirica ital. dei secc. XIII e XIV, 1, Biblioteca apostolica Vaticana. Fondi Archivio S. Pietro-Urbinate latino, Città del Vaticano 1977, II, Biblioteca apostolica Vaticana. Fondo Vaticano latino, ibid. 1980; per la classificazione e la cronologia degli autori del XIII secolo, R. Antonelli-S. Bianchini, Dal clericus al poeta, in Letteratura ital., II, Torino 1983, p. 226; A. Solimena, Repertorio metrico dei siculotoscani, in corso di pubblicazione: qui si cita dalla scheda relativa a Dello.