Calcio, delusione europea
La Spagna due volte campione del mondo e anche campione d’Europa. E l’Italia meritava? Troppi scandali e pochi goal. Ma almeno la Juventus è risorta.
Lo scudetto alla Juventus (il 28° per la Federcalcio che non conta i due revocati, il 30° per i tifosi della squadra più titolata d’Italia) non è stato meno sorprendente del secondo posto della nazionale di Cesare Prandelli agli Europei. L’Italia non vinceva quel trofeo dal 1968 quando venne messo in palio in casa e conquistato con qualche favore (la monetina in semifinale, la ripetizione della gara di finale).
Però questa volta – rispetto al 2000 quando l’Italia nella finale con la Francia era campione fino a pochi secondi dalla fine del recupero – non l’ha nemmeno sfiorato: il 4-0 per la Spagna è il risultato più perentorio nella storia degli epiloghi internazionali.
La Spagna era già campione del mondo e deteneva il titolo di campione d’Europa: con quest’ultima vittoria ha centrato un tris mai riuscito a nessuno. Troppo semplice sostenere che l’Italia abbia perso perché arrivata stanca all’appuntamento cruciale.
Diverso, e più giusto, è stabilire che l’Italia fosse inferiore all’avversario – sia per gioco collettivo, sia rispetto ai singoli interpreti – e che, probabilmente, non lo era solo rispetto alla Spagna, ma anche alla Germania, battuta dagli azzurri in semifinale. Se qualcuno ha ancora la freddezza di analizzare quella partita – ormai trasfigurata dall’enfasi nazionalistica e accostata a una sorta di euroderby con tutta una serie di implicazioni economico-politiche prima che antropologiche – ricorderà come nel primo quarto d’ora i tedeschi abbiano avuto ben due favorevoli occasioni per passare in vantaggio e quanto siano state determinanti le parate di Gigi Buffon, tanto nel primo tempo quanto nella ripresa; e anche se è del tutto ovvio che un portiere pari, meno scontato è che la traversa gli fornisca un prezioso aiuto proprio quando la partita si sarebbe potuta riaprire.
Il successo sulla Germania – meritato nonostante gli errori che hanno agevolato i due gol di Mario Balotelli – ha di colpo enfatizzato una presenza quasi incolore.
Fino ad allora, infatti, l’Italia aveva vinto solo lo scontro con l’Irlanda di Giovanni Trapattoni (di gran lunga la meno competitiva tra le nazionali presenti) e pareggiato con Spagna, Croazia e Inghilterra.
Il successo ai calci di rigore contro i britannici guidati da Roy Hodgson aveva fatto da detonatore a un entusiasmo esagerato che l’accesso alla finale ha trasmesso all’intero paese. La disillusione è stata durissima. Significativi sono stati anche gli errori del c.t. Prandelli, al quale, se va dato atto di aver raccolto più di quanto ci si potesse aspettare, va imputata almeno una colpa non squisitamente tecnica: quella di aver escluso, prima che gli Europei iniziassero, il calciatore Domenico Criscito, in forza allo Zenit San Pietroburgo guidato da Luciano Spalletti, per l’avviso di garanzia ricevuto nell’ambito dell’inchiesta sul calcioscommesse. Non si trattava di una decisione sbagliata in sé, ma in rapporto alla stessa ipotesi di reato che gravava su un altro calciatore, Leonardo Bonucci, al quale però l’avviso di garanzia non è arrivato. Quest’ultimo così è stato regolarmente convocato e schierato da titolare. Una differenza di lana caprina che ha screditato il codice etico sul quale Prandelli sembrava aver edificato la sua nazionale. Evidentemente è destino che ormai a ogni scadenza biennale (Coppa del mondo o Campionato europeo) in Italia scoppi uno scandalo. Nel 2006 fu calciopoli (e l’Italia diventò campione del mondo), nel 2012 l’inchiesta sul calcioscommesse (e l’Italia è arrivata seconda agli Europei). Quest’ultima vicenda, nata nel giugno del 2011, ha richiesto l’attenzione, prima ancora che dei giudici sportivi, di ben tre procure: Cremona, Bari e Napoli. Ora, se da una parte è salutare che il marcio del calcio venga a galla e sia avviata la bonifica, dall’altra l’infiltrazione delle organizzazioni criminali e il contatto da queste instaurato con una parte dell’ambiente calcistico italiano sembrano tanto frequenti da apparire inestirpabili. Tuttavia il campionato vinto nel 2012 dalla Juventus è al di sopra di ogni sospetto.
Lo scudetto è andato, oltre che a una squadra non favorita, a quella che ha manifestato uno spirito d’iniziativa inconsueto, almeno alle nostre latitudini.
Dire che il titolo italiano è stato perso soprattutto dal Milan (ancora in testa a sette giornate dalla fine), non è così banale come potrebbe sembrare. Tuttavia, dopo gli anni bui di calciopoli, la rinascita della Juve va salutata come una novità che arricchisce il calcio italiano. Purtroppo, però, anche per responsabilità dei vertici bianconeri, si discute più su quanti siano gli scudetti (‘30 sul campo’ è l’ultimo slogan che prenderà il posto delle stelle sulla maglia) che non quanto valga l’ultimo.
Onore all’invincibile ‘Roja’
Ha avuto bisogno di 44 anni per vincere (nel 1964) il suo primo, grande torneo, ma gliene sono bastati quattro (dal 2008 al 2012) per conquistarne altri due e passare alla storia, eguagliando il record di vittorie continentali detenuto dalla Germania, ma soprattutto realizzando l’inedita tripletta Europeo-Mondiale-Europeo. La formazione allenata da Vicente del Bosque (‘Roja’, per i suoi tifosi), pur non sfoggiando, almeno nelle prime partite, un gioco spettacolare, ha confermato di essere pressoché imbattibile. Le ‘furie rosse’ hanno applicato alla perfezione un modello di calcio che fa del possesso della palla la sua arma fondamentale, grazie anche a giocatori dotati di tecnica sopraffina. Basti ricordare i ‘blaugrana’ (nome spagnolo del Club Barcellona) Andrés Iniesta, Xavi Hernández e Gerard Piqué, senza scordare i madrilisti Iker Casillas (il capitano), Sergio Ramos e Xabi Alonso.
Le mascotte dal 1980
Tutte le edizioni dei Campionati europei di calcio, a partire dal 1980, hanno avuto la propria mascotte.
■ Italia 1980: Pinocchio, col naso dipinto con i colori della bandiera d'Italia.
■ Francia 1984: Péno, un galletto con una divisa con i colori della Francia.
■ Germania Ovest 1988: Berni, un leprotto con una divisa con i colori della Germania.
■ Svezia 1992: Rabbit, un leprotto vestito con i colori della Svezia.
■ Inghilterra 1996: Goaliath, un leone con la divisa dell'Inghilterra.
■ Belgio/Olanda 2000: Benelucky, un leone-diavolo con una criniera con i colori della bandiera belga e quella dei Paesi Bassi.
■ Portogallo 2004: Kinas, un ragazzo con la divisa del Portogallo.
■ Austria/Svizzera 2008: Trix & Flix, due ragazzi gemelli con le divise di Austria e Svizzera.
■ Polonia/Ucraina 2012: Slavko e Slawek, due gemelli punk con le divise di Polonia e Ucraina.