DEMETRIOS (Δημήτριος)
16°. - Scultore della seconda metà del II sec. d. C., di origine greca, la cui firma appare su una statua acefala di un dadophòros mitraico rinvenuta a Mérida (= Emerita Augusta, Spagna) nel 1913.
Sulla base della statua è incisa in lettere latine la dedica di un certo C. Curio Avito. Il dadophòros veste il caratteristico costume orientale e si appoggia a un tronco che funge da sostegno. Nella parte inferiore del tronco è raffigurato in rilievo un delfino. Il Ferri attribuisce a D. o agli scolari della sua officina tutto il gruppo di statue non firmate trovate nello stesso mitreo (un Hermes in riposo, un Oceano, una Afrodite, un Mitra, due Genî mitraici), dopo aver notato alcune affinità tra queste sculture ed altre contemporanee dell'Asia Minore (Efeso, Mileto, Pergamo, Magnesia) e dell'Africa settentrionale (ad esempio la figura di un barbaro dell'arco di Settimio Severo a Leptis Magna), pensa che D. sia uno scultore di origine orientale emigrato in Spagna attraverso l'Africa; avanza infine l'ipotesi di identificare l'artista con D. figlio di D., (= Loewy, 347-349), attivo a Sparta (v. D. 17°).
Bibl.: P. Paris, in Jahrbuch, XXIX, 1915, p. 379, fig. 53; G. Lippold, in Pauly-Wissowa, Suppl. III, 1941, c. 331, s. v.; S. Ferri, in Scritti in onore di B. Nogara, Città del Vaticano 1937, p. 173; A. García y Bellido, Escult. rom. da España y Portugal, Madrid 1949, p. 120, tav. 24; G. M. A. Richter, Three Critical Periods, Oxford 1951, p. 53, fig. 139; G. Becatti, Scavi di Ostia, II, I mitrei, Roma 1954, n. 38; A. García y Bellido, in Arch. Esp. Arq., XXVIII, 1955, p. 7, n. 3.