DEMOFONTE (Δημοϕῶν, Δημοϕόων)
Eroe ateniese, secondo una tradizione più antica figlio di Teseo e dell'amazzone Antiope, secondo una diffusa più tardi, di Teseo e Fedra.
Partecipa alla guerra di Troia insieme al fratello Acamante (v.) e libera la nonna Aithra, schiava di Elena. Questa leggenda fece parte del ciclo troiano, ma Omero non conosce eroi di questo nome. Il patriottismo ateniese li ricollega al ciclo di Troia ispirandosi ad un passo dell'Iliade (iii, 144 s.) in cui è ricordata Aithra, figlia di Pitteo e madre di Teseo come serva di Elena. Il poeta ciclico Arctino per primo ha introdotto i due fratelli nella sua Ilioupersis. Secondo un'altra versiòne (Paus., x, 25, 7-8) D. riconosce la nonna Aithra solo quando è giunta al campo ateniese e la richiede allora ad Agamennone.
Dopo la guerra di Troia D. torna ad Atene e secondo Eusebio (Chron. i, p. 185 [ed. Schoene]) è il dodicesimo re della città; secondo un'altra leggenda (Plut., Thes., 34; Eurip., Heraclid., vv. 120-343) divide il regno con il fratello. Durante il regno di D. venne in possesso degli Ateniesi il Palladio rubato a Troia da Diomede e Ulisse; del fatto esistono numerose e assai varie versioni. Sempre durante il regno di D. giunge ad Atene Oreste inseguito dalle Furie.
I due fratelli sono rappresentati nei monumenti con Ilioupersis quasi sempre insieme alla nonna Aithra e talvolta, quando ve ne è uno solo, è difficile stabilire quale sia dei due. È raffigurato in molti vasi greci con soggetto di Ilioupersis: nella anfora a figure nere del British Museum (E 458) dove insieme al fratello reggono un cavallo ciascuno per la briglia; nella hydrìa Vivenzio di Napoli; nei due crateri a volute del Pittore dei Niobidi (nn. 268, 269) del Museo Civico di Bologna; una coppa a fondo bianco del museo di Monaco, assai rovinata, ha la rappresentazione di uno dei fratelli; non possiamo stabilire quale sia dei due.
D. è rappresentato pure in una metopa assai rovinata del Partenone e nella Tabula Iliaca del Museo Capitolino, sempre nell'episodio relativo ad Aithra. È rappresentato invece come partecipante al ratto delle Leucippidi in una hydrìa di Meidias.
Bibl.: Stoll, in Roscher, I, cc. 989-990, s. v.; Kaack, in Pauly-Wissowa, V, cc. 149-152, s. v.; G. Pellegrini, Catalogo dei vasi dipinti delle necropoli felsinee, Bologna 1900, nn. 268, 269; Furtwängler-Reichhold, Griechische Vasenmalerei, Monaco 1905, tav. 8, 9; 34; 114; H. S. Jones, A Catalogue of the Ancient Sculptures Preserved in the Municipal Collections of Rome, The Sculpture of the Museo Capitolino, Oxford 1912, n. 83, p. 165; E. Pfuhl, Malerei und Zeichnung, Berlino 1929, fig. 228; Ch. Picard, Manuel, V siècle, Parigi 1939, p. 431 ss., fig. 178; J. D. Beazley, Red-fig., p. 171, n. 46; id., Black-fig., p. 143.