DEMOLIZIONE (lat. demolitio; fr. démolition; sp. demolición; ted. Aobruch; ingl. taking down, demolition)
È l'abbattimento di un manufatto o di una massa qualsiasi, riducendolo in frammenti e rimuovendo questi progressivamente (il vocabolo, oltreché nell'arte del costruire, ha pure applicazione, con analogo senso, nella chirurgia e altrove).
La demolizione ha spesse volte la preoccupazione di non nuocere ad alcune parti dell'opera stessa, destinate a sopravvivere, oppure a opere o a persone vicine. Se interessa ricuperare alcuni elementi costituenti dell'opera (oggetti di pietra, di legno, di metallo interposti in una muratura) questi vengono rimossi con gli stessi mezzi e con le stesse manovre con le quali furono collocati, compiute in senso inverso. Una tale parte del lavoro si chiama più propriamente smontatura.
La demolizione tipica si eseguisce coi procedimenti propri del taglio delle pietre, cioè col piccone per i materiali mediocremente resistenti e con scalpelli e simili per le più dure. Nelle opere dell'antichità è facile trovare estesi lavori di roccia (tagli stradali, canali e simili) aventi il carattere di demolizioni, eseguiti coi mezzi indicati. In molti casi si preferisce, per ragione di economia, di promuovere il distacco di grandi masse dell'opera da demolire, o addirittura la caduta dell'intera opera, che assai spesso si sfascia cadendo. A questo scopo serve principalmente l'esecuzione di tagli verticali o orizzontali che isolano i blocchi da far cadere; serve pure l'uso di esplosivi. Questo genere di demolizioni senza riguardo, che però nella pratica esecuzione non è esente da pericoli, è tipico dell'arte militare e si ricollega con l'arte dell'attacco delle fortificazioni (poliorcetica) tradizione nobilissima e vanto speciale dell'ingegneria italiana.
Prima dell'uso degli esplosivi (e anche dopo, nei casi in cui il lavoro non possa prescindere da qualche riguardo) era assai frequente in Italia la demolizione per caduta di torri, ottenuta incidendone profondamente la base, sostenendo questa durante il lavoro con puntellamenti di legname e bruciando questi alla fine. Un tale procedimento fu applicato come una novità in America, per le demolizioni eseguite dopo il terremoto di S. Francisco di California, ma fu di uso corrente in Italia attraverso tutto il Medioevo e i tempi moderni, e rimonta nientemeno che ai sistemi romani antichi di attacco delle fortificazioni. Secondo Vegezio (De re militari) lo scavo si faceva talvolta nel muro, talaltra nel terreno. I puntelli erano chiamati ligneae columnae o sublices e l'incendio di essi si faceva dopo aspersione di pece e nafta. Secondo altri i puntelli, invece di essere abbruciati, si strappavano talvolta dal loro posto con un argano (verrochium). Altre volte un foro di demolizione, iniziato a mano, si faceva allargare formandovi dentro e alimentandovi di fuoco un fornello (mine di Erone) oppure con mezzi chimici non ben noti e chiamati dai Greci ὄξος e dai Romani acetum (v. anche in Dione Cassio il racconto dell'assedio di Eleuteria da parte di Quinto Cecilio Metello, 148 a. C.; v. pure le notizie dell'impiego di tali materiali per il traforo del Furlo sulla via Flaminia, nell'epigrafe appostavi; e cfr. la Poliorcetica di Apollodoro, con la descrizione di un fornello speciale per demolizioni). Sull'applicazione degli esplosivi a scopo di demolizione, v. mina.
Intermedia fra la demolizione a scalpello e la demolizione per caduta è la demolizione che opera il distacco di grossi frammenti per mezzo di cunei infissi a colpi di mazza. Invece di un cuneo solo è preferibile adibire alla demolizione una serie di cunei, infissi nella linea di distacco prefissa, e battuti tutti progressivamente, come si fa nella cavatura delle pietre. In tutte queste manovre la tecnica moderna ha introdotto con grande successo, accanto agli attrezzi tradizionali, gli utensili pneumatici, e specialmente le perforatrici leggiere, dette martelli perforatori (v. Pneumatici, utensili). L'aria compressa è in questi casi fornita da piccoli compressori trasportabili, azionati da motori veloci.