MACCIÒ, Demostene
Nacque a Pistoia il 4 nov. 1824 dal notaio Michelangiolo e da Assunta Arrigoni. Poco è noto circa i primi anni della sua formazione. Non è certo se sia stato spinto dal padre a frequentare il seminario cittadino (L'Illustrazione italiana) oppure abbia seguito "i corsi di lettere presso il Liceo Forteguerri di Pistoia" (come a p. 98 di Sisi, 1977, cui si fa riferimento, ove non altrimenti indicato, anche per opere delle quali rimane tutt'oggi ignota la collocazione). Di sicuro si sa che la famiglia, constatate le inclinazioni artistiche del giovane M., scelse di affidarlo agli insegnamenti di P. Ulivi.
In questa prima fase si esercitò nel campo della grafica copiando le incisioni dell'Apocalisse di G. Sabatelli; tale applicazione gli consentì di esporre soggetti tratti da F. Hayez presso la locale Accademia di scienze, lettere e arti nel 1841 e di riscuotere un certo successo l'anno successivo, quando fu premiato con una medaglia d'argento.
Molto più importanti per il M. furono però l'Accademia di belle arti di Firenze, presso la quale si iscrisse nel 1843, e le lezioni di G. Bezzuoli, che si poneva allora tra i più importanti interpreti della pittura storica risorgimentale, prediligendo soggetti d'epoca medievale, sebbene la sua intonazione romantica rivelasse talvolta un'impostazione ancora neoclassica.
Trascorsi cinque anni, allo scoppiare dei moti del 1848 il M. si arruolò con il fratello Licurgo nei volontari toscani e combatté il 29 maggio a Curtatone e Montanara. Fatto prigioniero, fu condotto nella fortezza di Theresienstadt, da cui venne liberato soltanto nel 1850. In quello stesso anno tornò a Firenze in tempo per essere premiato con una medaglia d'argento nella categoria del "bozzetto d'invenzione".
Nel 1852 partecipò al triennale concorso accademico di Parma con Il conte di Carmagnola in carcere raccomanda la famiglia al Gonzaga, che gli valse il primo posto. Importante riconoscimento critico ebbe similmente nel 1854 alla mostra organizzata dalla Società promotrice di belle arti di Genova, dove espose la tela La morte di fra Benedetto da Foiano (Firenze, Galleria dell'Accademia, salone dell'Ottocento), realizzata l'anno prima (il quadro fu poi premiato anche dalla Promotrice fiorentina nel 1855).
L'opera in questione mostra ciò che il M. aveva appreso da Bezzuoli, soprattutto nella composizione di scene a figura singola. Il religioso giace reclinato, misurando la superficie della tela, nell'angusto spazio della cella, rischiarata da una lama di luce che teatralmente evidenzia il busto e il volto. Pur avvertendosi qualche legnosità nella postura delle gambe, è piuttosto convincente la resa emozionale del trapasso, sottolineata dalle mani scarne e contratte e dall'espressione del volto, caratteristiche pienamente visibili già nel bozzetto (Torchiarolo, collezione privata).
La Promotrice fiorentina premiò l'artista pistoiese anche nel 1857 per Aman ai piedi di Ester; mentre due anni dopo il M. partecipò, senza tuttavia ottenere riconoscimenti, al concorso Ricasoli, nella sezione "Ritratti degli italiani illustri".
Nutrita è la serie di manifestazioni cui il pittore prese parte negli anni successivi. Nel 1861 presentò alla Esposizione italiana Galileo che ricusa la collana offertagli dagli Stati generali d'Olanda. Nel 1862 fu ancora alla Promotrice fiorentina con un Cristoforo Colombo al convento della Rabida, che però lasciò la critica piuttosto scontenta. Nel 1867 fu, invece, nuovamente tra i premiati della Promotrice fiorentina con Boccaccio alla tomba di Virgilio.
Nel Museo civico di Pistoia è conservata la tela Cino alla tomba di Selvaggia datata 1870 e donata al Comune dall'autore.
L'episodio fa riferimento alla figura di Cino dei Sinibuldi (o Sighibuldi) massima gloria cittadina dell'età medievale. L'opera, appena esposta alla rassegna regionale di Pistoia nel 1870, non ebbe buona accoglienza da parte della critica; la malignità dei commenti fu senz'altro dovuta al fatto che in quell'occasione meritarono lodi maggiori le opere di altri partecipanti: T. Signorini, G. Fattori e S. Lega. Il dipinto (restaurato nel 1977) non è, in effetti, di grande qualità e ripropone una composizione incentrata su una sola figura, letteralmente piegata e contrita dal dolore in un'ambientazione prospettica. La scena rappresenta il poeta che, tornato dall'esilio, si dispera sulla tomba di Selvaggia Vergiolesi. Se, per un verso, si può apprezzare la veridicità della ricostruzione storica, per l'altro si ravvisa una certa leziosità nell'atteggiamento, che fa ravvisare nell'opera "un accademismo di derivazione, privo di spunti originali" (Sisi, 1980, p. 129).
Autore anche di pale a soggetto religioso per la natia Pistoia e per il suo circondario, il M. è inoltre ricordato per essere stato legato al circolo dei macchiaioli presso il caffè Michelangiolo di Firenze, da lui frequentato in giovane età insieme con Giuseppe e Torello Moricci, S. Ussi, O. Borrani, Serafino e Felice De Tivoli, S. Altamura, L. Gelati (Franchi).
Trasferitosi a Fiesole, vi fu eletto consigliere comunale ben sei volte a partire dal 1866, ricoprendo in più occasioni la carica di assessore. Dal 1877 fu componente della commissione archeologica comunale; e dal 1878 divenne vicedirettore del Museo archeologico (l'anno successivo ne ebbe la direzione, che mantenne fino alla morte). Esperto anche di numismatica, diresse gli scavi delle terme e del tempio romano. Pubblicò nel 1869 la Nuova guida della città di Fiesole (Volterra) e nel 1878 Il Museo di Fiesole. Catalogo sommario illustrativo (Firenze). Il M. partecipò anche ai dibattiti artistici intervenendo sulle pagine del periodico Arte e storia a partire dal 1883. Di lui è anche una preziosa commemorazione del maestro G. Bezzuoli negli atti della Società Colombaria di Firenze, letta il 6 apr. 1884 nei locali del sodalizio.
Il M. morì nella sua villa a Fiesole il 15 febbr. 1910.
Fonti e Bibl.: Fiesole, Archivio comunale, Registro degli atti di morte, 1910, Ufficio II, parte I, atto n. 22; G.E. Saltini, Le arti belle in Toscana da mezzo il secolo XVIII ai dì nostri, Firenze 1862, pp. 60 s.; Nota dei premiati della Società promotrice di belle arti in Firenze, in Gazzettino delle arti del disegno, I (1867), 3, p. 23; A. Franchi, Arte e artisti toscani dal 1850 ad oggi, Firenze 1902, p. 18; L'Illustrazione italiana, 6 marzo 1910, p. 220; C. Sisi, in Cultura dell'Ottocento a Pistoia. La collezione Puccini, Firenze 1977, pp. 72 s., 98; Id., Una provincia del Novecento italiano, in La città e gli artisti. Pistoia tra avanguardie e Novecento (catal., Pistoia), a cura di C. Mazzi - C. Sisi, Firenze 1980, p. 129; C. Bon, Il concorso Ricasoli nel 1859: le opere di pittura, in Ricerche di storia dell'arte, 1984, n. 23, p. 29; L. Bassignana, in La pittura in Italia. L'Ottocento, II, Milano 1991, p. 891; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 507.