DEMOTICO
. Con il nome di demotico ("popolare") tratto da Erodoto (II, 36; cfr. Diod., III, 3), si designa la fase della lingua scritta egiziana che va dal 700 circa a. C., sino alla fine dell'impero romano. Essa è uno sviluppo del neo-egiziano (1400-700); sembra non essere stata continuata, ma sostituita dal copto, il quale è l'ultima fase della lingua parlata e si riannoda di per sé al neoegiziano. Di questa la più antica apparizione è forse il cosiddetto "papiro gnostico" (un papiro magico in parte a Leida e in parte a Londra, edito dal Griffith e dal Thompson) del sec. III dell'era volgare. I testi demotici appaiono scritti in una forma di corsivo derivata dal ieratico, ma per l'uso corrente ricca di legature, presentante nella XXV-XXVI dinastia (700-500) una forma speciale, il "ieratico anormale". La più recente iscrizione è del tempo di Zenone (474-491 d. C.). Eccezionalmente anche antichi testi religiosi letterarî si trovano scritti in corsivo demotico. Gli Egiziani chiamavano questo "la scrittura delle lettere", che la stele di Rosetta rende ἐγχώρια γράμματα e corrisponde a γράμματα ἐπιστολογραϕικά di Clemente Alessandrino (Stro n., V, 4).
Bibl.: H. Brugsch, Grammaire démotique, Parigi 1855; id., Hieroglyphischdemotisches Würterbuch, I-VII, Lipsia 1867-1880; J. Krall, Demotische Lesestücke, Vienna 1897; E. Revillout, Chrestomathie démotique, Parigi 1878; id., Nouvelle chrestomathie démotique, Parigi 1880; K. Sethe, Das Verhältnis zwischen 316; W. Spiegelberg, Demotische Grammatik, Heidelberg 1925.