DĒNĀR
R Moneta d'oro fondamentale nel sistema numismatico musulmano durante il Medioevo, così come il dirham (v.) lo era per l'argento. Il nome e la moneta, attraverso i popoli aramaici, erano già venuti agli Arabi prima dell'islamismo da Bisanzio: si tratta del denarius aureus romano, δηνάριον χρυσοῦν bizantino. Nei primi tempi della conquista della Palestina, della Siria e dell'Egitto gli Arabi usarono la moneta aurea bizantina, poi ne coniarono imitazioni; soltanto nel 77 èg. (696 d. C.) il califfo omayyade di Damasco, ‛Abd al-Malik, fece coniare i primi dīnār di tipo prettamente arabo, conservando tuttavia il peso originario di gr. 4,25 d'oro fino. Più tardi si ebbero dīnār variabili secondo i tempi e i luoghi; ma la moneta ideale, quella che serviva come base di paragone, rimase il dīnār di gr. 4,25, chiamato dīnār shar‛ī (cioè sciaraitico, della sharī‛ah o legge religiosa musulmana), perché secondo esso il diritto musulmano calcola i valori prescritti per la zakāh o decima religiosa, per questioni concernenti la donazione nuziale, per la composizione del sangue, ecc. L'importanza del dīnār anche per il commercio in tutto il Mediterraneo durante l'età di mezzo è attestata dalle imitazioni dei dīnār arabi fatte da varî stati occidentali, per es., con i cosiddetti bisanti (v.) saracenati.
Sotto la dinastia dei Fāṭimiti (297-567 èg., 909-1171 d. C.) in Egitto, nell'Africa settentrionale e in Sicilia praticamente circolavano e servivano di base per i conti i rubā‛ī ossia quarti di dīnār; essi furono conservati nella monetazione normanna di Sicilia e chiamati tarenus, tarì, ταρίον, nome rimasto in uso sino al 1860.
Il dīnār scomparve verso la metà del sec. VIII èg. (XIV d. C.), sopraffatto da un nuovo tipo monetario. Il suo nome (sempre conservato nei trattati di diritto musulmano) fu risuscitato dal governo della Mesopotamia o ‛Irāq, con legge del dicembre 1930, la quale stabilisce che dal 1° aprile 1931 la valuta indiana in rupie sia sostituita dal dīnār equiparato alla lira sterlina (quindi di valore doppio del dīnār classico) e suddiviso in 20 dirham o 1000 fals o fils.
Bibl.: H. Sauvaire, Matériaux pour servir à l'histoire de la numismatique et de la métrologie musulmanes, in Journal asiatique, s. 7ª, XIV, Parigi 1879, pp. 503-33 (parte 1ª, § 3 e 4); T. von Zambaur, art. dīnār, in Encyclopédie de l'Islām, I, Leida 1913, pp. 1002-1003; per i rubā'i anche M. Amari, Storia dei musulmani di Sicilia, II, Firenze 1858, pp. 456-460.