Diderot, Denis
Scrittore, filosofo, critico d’arte francese, nato a Langres nel 1713 e morto a Parigi nel 1784. Figura centrale dell’Illuminismo europeo, fu curatore, insieme a Jean Le Rond d’Alembert, della Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers (1751-1765), per cui scrisse numerose voci, principalmente sulle arti e sulla storia della filosofia, tra le quali Machiavélisme.
La voce Machiavélisme compare senza firma nel dicembre 1765 (9° vol., p. 793), nel secondo dei dieci volumi stampati semiclandestinamente dopo che Luigi XV e Clemente XIII avevano fatto proibire l’opera (1759). Consta di circa 750 parole e si articola in due parti, introdotte da una definizione del machiavellismo («tipo di politica detestabile che si può riassumere in due parole, come arte di tiranneggiare, della quale il fiorentino Machiavelli ha diffuso i principi nelle sue opere»), e seguite da un’allusione all’Anti-Machiavel (→) di Federico II di Prussia e di Voltaire. La prima parte della voce pone l’accento, da un lato, sull’impegno di M. contro la «potenza dispotica della casa dei Medici» e, dall’altro, sulla sua presunta empietà; la seconda ne presenta l’opera, facendo centro sul Principe. In linea con la tradizione libertina del Seicento, M. è ricordato come colui che ha svelato gli arcani del potere, dipingendo i principi come «bestie feroci».
Ignaro dei più recenti sviluppi della ricerca machiavelliana, D. attinge a una unica fonte: la Historia critica philosophiae (1742-1744) di Johann Jacob Brucker, che aveva dedicato a M. e al machiavellismo un terzo del capitolo sulla Philosophia civile (4° vol., 1744, pp. 777-803). Brucker aveva consultato le ricerche più avanzate del tempo, in particolare la voce Machiavel del Dictionnaire historique et critique di Pierre Bayle (→) e il più recente De Nicolao Machiavello libri tres di Johann Friedrich Christ (→). Da Brucker, D. riprende la sezione biografica, traducendola o parafrasandola, senza ulteriori ricerche o verifiche. Trascura tuttavia i commenti a favore della riabilitazione repubblicana di M. (suspicio esset, laudatis tum voce tum scriptis Bruto et Cassio [...], accendisse eum civium animos, ut pro reipublicae libertate contra potentiam eorum [dei Medici] «per aver lodato Bruto e Cassio a parole e per scritto, fu sospettato [...] di aver eccitato l’animo dei cittadini a favore della libertà della repubblica contro il loro potere», Historia critica philosophiae, 4° vol., 1744, p. 786), non intonati con l’opinione di D. su M. quale «ardente difensore della monarchia», opinione d’altronde non argomentata. D. non sembra avere una conoscenza diretta degli scritti di M.: scrive in base a dei «sentito dire», ai propri «sentimenti», o a delle idee che giudica «verosimili», e nell’elenco delle opere include «quattro [libri] della repubblica» che non sono mai esistiti; più avanti, scrive a proposito del Principe: «Si potrebbero intitolare i capitoli XV e XXV: Delle circostanze in cui conviene ad un principe essere scellerato». Qui si tratta di una ripresa maldestra da Brucker, che congiungeva i due capitoli in quanto giudicati tra i più controversi del libello:
in illo enim virtutem infamasse, concedendo principi, scire, qua ratione possit esse non bonus; in hoc providentiam divinam labefactasse
l’uno disonora la virtù, concedendo al principe per quale ragione può non essere buono, l’altro distrugge la provvidenza divina (p. 787).
D. non dà, testi alla mano, la prova dell’ateismo filosofico di M., anche se mettere in rilievo, nel pensiero di M., l’assenza della provvidenza divina avrebbe potuto essere d’aiuto nella lotta contro la teoria allora dominante della monarchia di diritto divino, bersaglio degli enciclopedisti, e specialmente di D. nella voce Autorité politique (1751). Fu questo anche un motivo della censura inflitta all’opera. Per illustrare l’empietà di M., D. si limita quindi ad accennare al ‘sogno’ di M. (→) sul letto di morte:
Diceva che preferiva stare all’inferno con Socrate, Alcibiade, Cesare, Pompeo, e gli altri grandi uomini dell’antichità, anziché nel cielo con Pietro, Paolo e gli altri cenciosi fondatori del cristianesimo.
André Le Breton, capo degli editori dell’Encyclopédie, tolse «Pietro, Paolo» e «altri cenciosi», traduzione libera di Brucker («Petro, Paulo et mendicis aliis»), sfumando lievemente la polemica anticattolica alimentata da Diderot. Per quanto riguarda l’interpretazione dell’opuscolo, D. fece sua la tesi, ricordata da Brucker, del Principe come «satira» della tirannia: «Bacone il cancelliere non si è sbagliato, quando ha detto: quest’uomo non insegna niente ai tiranni. Sanno benissimo quello che devono fare. Egli istruisce i popoli su ciò che devono temere» (cfr. J.-J. Brucker, Historia critica philosophiae, cit., pp. 788-89). Ma tace la coloritura repubblicana che il suo ex amico Jean-Jacques Rousseau (→) mette in evidenza nel Contratto sociale (1762).
Nell’Encyclopédie, il giudizio su M. pare sostanzialmente positivo. La voce Politique, di autore non identificato, parla della superiorità del genio di M. nell’analisi storico-politica. In altre voci: Nicolas-Antoine Boulanger, facendo eco ad Abraham-Nicolas Amelot de la Houssaye (→), scrive che coloro i quali «hanno visto solo il senso apparente» del Principe, «non hanno capito il senso vero» (voce Vingtième, imposition); Louis de Jaucourt lo definisce scrittore di primo piano (voce Florence), anche se usa l’immagine legata al suo nome per qualificare le pratiche coercitive di papa Gregorio Magno (voce Père de l’Église). Secondo Rousseau le massime dell’economia pubblica tirannica «sono scritte a lungo negli archivi della storia e nelle satire di Machiavelli» (voce Économie).
D. ribadisce la critica machiavelliana del mercenarismo, colpito dalla sua attualità (voce Mercenaire). Tuttavia, il complesso problema della penetrazione delle idee di M. nell’Encyclopédie va ben al di là dei riferimenti espliciti. Per esempio, Louis de Jaucourt nella voce Libéralité fa riferimento solo a Michel de Montaigne, ma in sostanza riprende la radicale critica di M. – in Principe xvi – associando liberalità del principe e miseria dei popoli. In assenza di ulteriori ricerche, ogni sintesi rimane però prematura.
Bibliografia: Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers, publié par D. Diderot, J. D’Alembert, 17 voll., Paris 1751-1765 (resa disponibile in versione elettronica dall’ARTFL Encyclopédie Project, University of Chicago, http://encyclopedie.uchicago.edu/, 14 ottobre 2013); D. Diderot, Scritti politici con le voci politiche dell’Encyclopédie, a cura di F. Diaz, Torino 1967.
Per gli studi critici si vedano: J. Proust, Diderot et L’Encyclopédie, Paris 1962, 19952. Sulla fortuna internazionale di M. tra il Dictionnaire di Bayle e l’Encyclopédie: G. Procacci, Machiavelli nella cultura europea dell’età moderna, Roma-Bari 1995, pp. 281-334.