deportazione
Pena che priva il condannato dei diritti civili e politici, allontanandolo dal luogo del reato commesso e relegandolo in un territorio lontano dalla madrepatria. Per estensione, trasporto d'un condannato in un luogo di pena fuori dei confini della madrepatria, trasferimento coatto di gruppi di condannati politici o di minoranze civili invise o sospette in campi di lavoro o di concentramento. La d. esisteva già nell’antichità, e colpì in più occasioni le popolazioni ebraiche. A Roma era collegata alla pena dell’esilio, spesso in isole lontane; la deportatio differiva dalla relegatio, perché quest’ultima era temporanea, non faceva perdere la cittadinanza e non comportava la confisca dei beni, cose che invece accadevano con la deportazione. Nel Medioevo la d. fu abbandonata e sostituita dal bando e dall’esilio; fu poi reintrodotta dopo la scoperta dell’America e la fondazione degli imperi coloniali, e servì per liberare la madrepatria da delinquenti o avversari politici. Particolare importanza ha avuto nell’Impero britannico, dove, al tempo della regina Elisabetta, la d. nelle colonie fu imposta in commutazione della pena di morte. Da queste colonie di deportati, si passò poi alle colonie dove i deportati venivano assegnati come forza-lavoro coatta a imprenditori e proprietari terrieri, con la possibilità che il condannato riscattasse col guadagno del proprio lavoro la propria libertà, finché nel 1857 questo tipo di d. fu abolita. Nel 1915-16 l’impero ottomano deportò più di un milione di armeni, temendo che si alleassero con i russi. Nella Russia zarista la d. aveva luogo verso la Siberia e l’isola di Sachalin; abolita nel 1917, dopo la Rivoluzione, fu ripristinata nell’URSS per i condannati politici. Il governo sovietico ha fatto ricorso anche alla d. di massa, soprattutto nel corso della Seconda guerra mondiale, nei confronti di minoranze giudicate infide; dopo la morte di Stalin, questa forma di d. fu abolita. Durante la Grande depressione, gli USA deportarono in Messico circa due milioni di persone di origine messicana. Durante la Seconda guerra mondiale, la Germania nazista, oltre alle deportazioni volte a concentrare nella Polonia occidentale annessa al Reich le minoranze tedesche sparse nell’Europa orientale, attuò deportazioni in massa di popolazione civile sospetta, ebrei, avversari politici, prigionieri di guerra ecc., destinandoli a campi di concentramento e di sterminio. Attualmente la d. è giudicata un crimine contro l’umanità.