DEPRESSIONE (ted. Becken)
Nell'ambito della morfologia terrestre e dai diversi studiosi della materia il termine è diversamente impiegato; con un significato generico da un lato e per fenomeni specifici dall'altro.
Genericamente il termine è usato per indicare quelle porzioni della superficie terrestre che risultano depresse, rispetto a quelle circostanti. Ciò può verificarsi per regioni che siano o non siano occupate dalle acque. Secondo A. Supan tale concetto ricorre anche nella considerazione della morfologia sottomarina.
Fenomeni più specifici e particolari vengono chiamati con questo termine sia da E. De Martonne sia da G. Rovereto. A questo termine si ricorre infatti per definire, secondo le vedute del primo, quelle particolari forme originatesi e stabilitesi sul margine a monte dei depositi di un piano costiero, fra questi e i terreni formanti l'ossatura continentale preesistente (depressione susseguente periferica).
Ma, secondo anche le vedute dei morfologi tedeschi, il termine è usato per indicare un fatto specifico del modellamento glaciale. Depressione centrale si considera quella stabilitasi alla base di un ripido acclivio nel tratto di passaggio a un pendio più dolce. In corrispondenza di questo punto, date queste condizioni, il potere di esarazione del ghiacciaio diventa massimo. Se si ammette questa constatazione come principio, si spiega come le varie conche lacustri, con l'aumentare dell'altezza, diminuiscano di dimensione e come, generalmente, nei piccoli bacini lacustri di alta montagna, ove altri fattori non intervengano, si trovi la profondità massima spostata verso il piede del piano di acclività.
Bibl.: G. Rovereto, Forme della Terra. Trattato di geologia morfologica, I e II, Milano 1923; E. De Martonne, Traité de géographie phys., Parigi 1926-29; A. Supan, Grundzüge der phys. Erdkunde, I e II, Lipsia 1930.