Der blaue Engel
(Germania 1929, 1930, L'angelo azzurro, bianco e nero, 109m); regia: Josef von Sternberg; produzione: Erich Pommer per UFA; soggetto: dal romanzo Professor Unrat di Heinrich Mann; sceneggiatura: Robert Liebmann; fotografia: Günther Rittau; montaggio: Sam Winston; scenografia: Otto Hunte; costumi: Tihamer Varady; coreografie: Roland Petit; musica: Friedrich Hollander.
Rath, un severo e rispettabile professore di liceo in una piccola città tedesca, scopre che i suoi allievi frequentano la cantante Lola-Lola, della quale possiedono alcune foto osé, che egli si affretta a sequestrare. Per coglierli sul fatto, si reca al cabaret Der blaue Engel, dove però si lascia incantare dall'untuoso direttore Kiepert e rimane irretito dalla civetteria e dalla bellezza della donna, tanto da chiederle di sposarlo. Rath, licenziato dal liceo, segue lo spettacolo di città in città, si adatta a vendere cartoline della moglie seminuda e a fare il clown, gridando "Chicchirichì!". Passa di umiliazione in umiliazione, mentre la moglie lo tradisce spudoratamente con l'acrobata Mazeppa. Quando la compagnia torna nella città di Rath, tutti accorrono per vedere come si è ridotto il professore. Rath quasi impazzisce, tenta di strangolare la moglie, malmena Mazeppa, poi fugge per andare a morire sulla cattedra del suo vecchio liceo.
Nel 1929, Josef von Sternberg tornò da Hollywood in Europa, in Germania, chiamato da Emil Jannings, l'attore tedesco che voleva girare con lui un altro film (dopo The Last Command ‒ Crepuscolo di gloria, 1928) e fece da tramite con Erich Pommer, capo dell'UFA. Il soggetto era tratto dal romanzo di Heinrich Mann, e Jannings si riservò il ruolo del professore, nel quale avrebbe riversato tutto il suo (anche eccessivo) talento istrionico; von Sternberg cercò affannosamente un'interprete femminile all'altezza, fino all'incontro fatale con Marlene Dietrich, delle cui qualità, sul momento, soltanto lui sembrò accorgersi. Lola-Lola, in quanto personaggio, trasformò la Dietrich (un'attrice grassottella, che si muoveva con qualche goffaggine, dal viso neppure troppo espressivo) in una Diva: o meglio, segnò la prima tappa, già eclatante, della paziente costruzione d'un mito che venne man mano affinato con una serie di film successivi, girati a Hollywood sempre da von Sternberg. Al termine di questo percorso, il regista consegnò al cinema un'immagine sempre più ambigua e sofisticata della Diva, attorno alla quale non mancarono di scatenarsi legioni di gazzettieri pettegoli ‒ e tuttavia, non si può non pensare che quella di Lola-Lola costituisca, con la sua candida carnalità e quasi inconsapevole malizia, l'immagine meno adulterata di Marlene Dietrich.
Come accadrà per altri film del duo von Sternberg/ Dietrich (per esempio, The Scarlet Empress ‒ L'imperatrice Caterina, 1934), Der blaue Engel sembra prefigurare alcuni futuri sviluppi dei loro rapporti. Il rispettabile professor Rath, è vero, innamorandosi della ballerina, e sposandola, discende tutti i gradini della scala sociale, fino alla degradazione; von Sternberg invece rimane a lungo uno dei registi più prestigiosi di Hollywood e, anzi, il suo sodalizio, anche sentimentale, con Marlene agevola il versante commerciale della sua carriera: ma alla fine, in una Hollywood profondamente cambiata, nella quale le ragioni produttive impongono ovunque il loro standard, senza più tollerare autonomie 'd'autore', il regista viene progressivamente emarginato (e dovrà affrontare lunghi anni d'inattività), mentre la Diva trionfa in tutto il suo splendore. Sembra la trama d'un classico del melodramma cinematografico, ma è anche qualcosa di molto vicino alla realtà. Nelle sue memorie, del resto, uscite nel 1965 (Fun in a Chinese Laundry, dal titolo d'un vecchio film di Edison), von Sternberg comincia a parlare di Marlene solo al nono capitolo, dopo infiniti détours. Racconta d'averla vista per la prima volta a teatro nella commedia Zwei Krawatten di Georg Kaiser, e di essere rimasto colpito dalla sua sovrana indifferenza: "…elle contemplait la bouffonnerie d'un air de froid dédain" (così nell'edizione francese). Per Der blaue Engel, von Sternberg chiese allo scenografo Otto Hunte di approntargli un camerino di Marlene diviso in due piani sovrapposti, uno inferiore di passaggio e uno superiore un poco più intimo, collegati da una scala elicoidale. Questo ambiente ha perciò la struttura di una sezione verticale e rimane pertanto costantemente 'aperto': non c'è intimità, l'amore si fa quasi in pubblico, tutti guardano tutti e guardano soprattutto Marlene, dai clienti della bettola al pagliaccio triste, dagli studenti nascosti nelle botole al professore stesso. L'universo di Lola-Lola è difatti quello dell'esibizione (o dell'esibizionismo), e la stessa scelta stilistica dalla quale nasce il suo camerino (la saturazione dello spazio in verticale) investe anche il palcoscenico dal cui soffitto, durante il suo numero, calano ancore, introducendo il tema degli 'oggetti prigionieri', e la platea stessa, decorata di reti da pesca, nelle quali Rath resta impigliato come un grosso pesce preso all'amo. Con l'avallo letterario di Heinrich Mann, e profittando della distanza da Hollywood, von Sternberg riesce a risparmiarsi e a risparmiarci qualunque forma di ravvedimento o rimorso da parte di Lola-Lola, cosa che gli riuscirà ancora solo in The Scarlet Empress. Negli altri film girati a Hollywood, a cominciare da Morocco (Marocco, 1930), Marlene potrà caratterizzarsi come donna fatale, ma sempre capace di riscattarsi (nel finale), sacrificandosi in nome dell'amore. L'auto-censura hollywoodiana non rinuncia, insomma, a una moralizzazione apparente, cui del resto von Sternberg si piega di buon grado, interessato com'è soprattutto a una feticizzazione sempre più spinta del corpo della Diva: maquillage raffinato, costumi spettacolosi, travestimenti arditi, parrucche monumentali, utilizzo sapiente degli effetti di luce, investiranno, fino a renderlo appunto feticcio, quel corpo dal quale, in Der blaue Engel, promana una carnalità ancora naif.
Interpreti e personaggi: Emil Jannings (professor Immanuel Rath), Marlene Dietrich (Lola-Lola), Kurt Gerron (Kiepert), Rosa Valetti (Guste Kiepert), Hans Albers (Mazeppa), Reinhold Bernt (clown), Eduard von Winterstein (preside), Hans Roth (bidello), Rolf Müller (Angst), Roland Varno (Lohman).
Sid., The Blue Angel, in "Variety", December 10, 1930.
W. Weinstein, 'Professor Unrat' and 'The Blue Angel': Translations and Adaptations of Heinrich Mann's Novel in Two Media, in "Film Journal", n. 3-4, fall-winter 1972.
P. Baxter, On the Naked Tighs of Miss Dietrich, in "Wide Angle", n. 2, 1978.
R.A. Firda, Literary Origins: Sternberg's Film 'The Blue Angel', in "Literature/Film Quarterly", n. 2, April 1979.
C. Laurens, L'armature sonore de 'L'ange bleu' de Sternberg, in "La revue du cinéma", n. 367, décembre 1981.
P. Hogue, True Blue, in "Film Comment", n. 2, March-April 1994.
J. Kermabon, Sous les L de 'L'ange bleu', in "Vertigo", n. 14, 1996.
Sceneggiatura: in "L'avant-scène du cinéma", n. 57, mars 1966; The Blue Angel, London 1968.