deregulation
<dirëġiulèiʃn> s. ingl., usato in it. al femm. – Attenuazione, nell’àmbito di un ordinamento giuridico, dei vincoli legali all’esercizio di un’attività. Suo fine specifico è alleggerire il carico degli incombenti burocratici prescritti per gli operatori del settore, siano essi relativi all’avvio dell’attività (per es., l’autorizzazione amministrativa è sostituita da una dichiarazione dell’interessato) ovvero al suo svolgimento (per es., l’individuazione di un unico referente nell’amministrazione nei rapporti con l’operatore). L’idea di fondo è che la diminuzione e la semplificazione delle regole abbiano funzione pro-concorrenziale, incentivando l’immissione di nuovi operatori e conseguendo così una migliore efficienza del mercato in termini di produttività e livello dei prezzi. Quando la d. investe le regole sul confronto concorrenziale (per es., l’abolizione del numero chiuso degli operatori o delle tariffe) si parla comunemente anche di liberalizzazione. Storicamente riconducibile alla politica economica statunitense degli anni Settanta e Ottanta dello scorso secolo, fiduciosa nella capacità del mercato di autoregolamentarsi, ha tuttavia fallito in Argentina, portata al collasso economico nel 2001 proprio dopo una politica di accentuata d., peraltro incoraggiata da organismi internazionali quali l’Organizzazione mondiale del commercio e il Fondo monetario internazionale. Anche la crisi economico-finanziaria degli Stati Uniti e dell’Europa, iniziata negli anni Novanta e non ancora riassorbita, non è estranea a fenomeni di d. che i mercati non sono stati in grado di sopportare.