deridere
Il verbo appare solo due volte nell'opera di D., e sempre in rima: in Pg XX 88 Veggiolo un'altra volta esser deriso, sembra echeggiare il brano di Matteo a proposito di Gesù schernito nel Pretorio, contribuendo a evocare, forse anche con un'inflessione polemica, il paragone fra Cristo e Bonifacio VIII; in Pd IV 57, invece, con intenzion da non esser derisa, equivale semplicemente a " da non prendere in derisione ", " non trascurabile ".