desiderio (desidero; disiderio)
" Moto appetitivo dell'animo " che aspira a ciò che ritiene un bene; si genera naturaliter dall'amore (cfr. Pg XVIII 28 ss. come 'l foco movesi in altura / ... così l'animo preso entra in disire, e Tomm. Sum. theol. I 20 1a " omnes alii motus appetitivi praesupponunt amorem, quasi primam radicem "), e dell'amore riflette, nelle proprie accezioni come nelle forme più frequenti in poesia ‛ desio ',‛ desire ', ‛ desianza ', la varietà dei valori e delle gradazioni. Il rapporto di origine amore-desiderio, esplicito in Cv III I 2 quanto fosse grande lo desiderio che Amore di vedere costei mi dava, e XI 6, in alcuni casi condiziona più vivamente l'accezione: così in Cv I II 15 movemi desiderio di dottrina dare (in cui - grazie anche alla correlazione con il rifiuto del male, Movemi timore d'infamia - si rende evidente quella componente di carità che ispira il Convivio), in Vn XXXVIII 7 comincio a dire a questa donna come lo mio desiderio si volge tutto verso lei, e Pg XV 53. Nella relazione con il proprio oggetto l'atto del desiderare comporta la vocazione dell'amore all'unione con la cosa amata: vedi Cv III X 2 quanto la cosa desiderata più appropinqua al desiderante, tanto lo desiderio è maggiore, e Pd XXXIII 48 l'ardor del desiderio in me finii, la cui interpretazione, tuttora controversa, può definirsi proprio alla luce del precedente passo, nel senso che approssimandosi al fine di tutt'i disii l'ardore del d. raggiunse in D. il suo più alto grado.
Con valore assoluto, significa il moto spirituale come potenza, in Cv III XV 3 rimarrebbe in lui desiderio; lo quale essere non può con la beatitudine, acciò che la beatitudine sia perfetta cosa e lo desiderio sia cosa defettiva (cfr. Tomm. Sum. theol. I 20 1c), XV 9, IV I 2, XII 5; e come atto in II I 1, III 9 in quello si rivolve con tanto desiderio, III VI 7 (tre volte), XV 4, 7 (due volte), 8, 9 e 10 (due volte), IV II 9, XII 11 (due volte), 12, 13 (due volte), 19 e 20, XIII 2 (due volte), 3 (due volte), Vn XXXIX 2 (due volte) e 6, Rime dubbie XXIX 7 (nella forma ‛ desidero '). Frequente anche al plurale: Vn XVIII 4 era fine di tutti li miei desiderii, XIX 20, Cv IV XII 9 e 17, XIII 5, 6 e 7. In qualche caso il d. - atto interviene come rafforzativo della volontà: Cv III II 7 l'anima umana essere vuole naturalmente con tutto desiderio; IV XXVIII 7; in If II 136 Tu m'hai con disiderio il cor disposto, concorre a definire la nuova consapevolezza con cui finalmente il pellegrino affronta il cammino alto e silvestro (cfr. S.A. Chimenz, Il canto II dell'Inferno, Roma 1950, 21-22).
Con la specificazione dell'oggetto, in Vn XV 2 mi giugne uno desiderio di vederla; XVIII 9 con disiderio di dire; XXXVI 5 11, XXXVIII 6, Cv I I 1, VIII 6, X 10, III I 7, XI 1, XIII 11, IV II 16, XII 6 e 11, XIII 1 (due volte), 5, 9 e 13; e del tutto oggettivato, in una proposizione cardine del pensiero e della poetica di D., in IV XII 14 lo sommo desiderio di ciascuna cosa, e prima da la natura dato, è lo ritornare a lo suo principio. v. DESIO.