Desiderio
Ultimo re dei Longobardi, già duca di Tuscia, eletto nel 756, probabilmente con l'aiuto degli ecclesiastici della sua regione, in opposizione a Rachi re spodestato fratello di Astolfo.
Al suo avvento al trono la precaria situazione esistente tra Longobardi Papato e Franchi sembrò raggiungere un equilibrio in quanto il re, forse per consolidare la sua posizione nei confronti degli antagonisti che aveva in seno al suo stesso popolo, raggiunse un accordo sia con Paolo I, cui promise la restituzione delle terre già dovute da Astolfo, che con lo stesso re franco Pipino. Ma con la morte quasi contemporanea di Paolo I e di Pipino (768) la situazione divenne difficile: il pontefice Stefano III promosse in seno alla curia una politica antilongobarda, e l'accordo di Desiderio con i Franchi, particolarmente favorito dalla regina Bertrada, naufragò ben presto alla morte di Carlomanno (771): il re longobardo infatti sostenne le pretese della vedova e dei figli di questo, probabilmente per suscitare delle difficoltà interne a Carlomagno che si era fatto riconoscere re nei territori del fratello. Con l'avvento sul trono pontificio di Adriano I (9 febbraio 772) la situazione precipitò: Desiderio, riprendendo la politica aggressiva di Astolfo, minacciò la stessa Roma, e il pontefice necessariamente si rivolse al re franco il quale nel frattempo, per rompere qualsiasi vincolo lo potesse unire al re longobardo, aveva ripudiato la propria moglie figlia di Desiderio. Carlomagno quindi scese in Italia, e vinto il re longobardo alle Chiuse di Susa, lo strinse d'assedio in Pavia; poi, espugnata Verona, ove cercava di resistere Adelchi, ottenne la resa di Pavia (774) e condusse Desiderio prigioniero in Francia dove questi chiuse la sua vita nel monastero di Corbie.
D. ricorda Desiderio nella Monarchia e, indirettamente, nella Commedia, non per sé stesso o per particolari vicende di cui fu protagonista, ma sempre in funzione dell'impresa di Carlo Magno in Italia. Nell'enunciare infatti il concetto della ‛ translatio Imperii a Graecis in Francos ' operata dal pontefice, D. cita l'intervento chiesto da Adriano I a Carlomagno contro i Longobardi tempore Desiderii regis eorum (Mn III X 18). Giustiniano, poi, nell'esporre il corso dell'aquila, ricorda che quando il dente longobardo morse / la Santa Chiesa, sotto le sue ali / Carlo Magno, vincendo, la soccorse (Pd VI 94-96): attribuisce quindi la dignità imperiale a Carlomagno ancor prima dell'incoronazione operata da Leone III, e fa assumere ai Longobardi, e perciò al loro re Desiderio, il valore di forze del male - secondo il modello scritturale " dentes peccatorum " (Ps. 3, 8; cfr. anche Pg VIII 32) - suscitate per intralciare e nello stesso tempo per rendere più glorioso il fatale sviluppo dell'Impero.
Bibl. - G. Pepe, Il Medio Evo barbarico d'Italia, Torino 1963, 223-229; L. Duchesne, I primi tempi dello Stato Pontificio, ibid. 1967, 221-269 passim.