detector
detector 〈ditèktë〉 [LSF] Termine ingl., di largo uso, der. di to detect "rivelare" ed equivalente quindi all'it. rivelatore. ◆ [STF] [ELT] D. magnetico: rivelatore di radioonde, realizzato da G. Marconi nel 1902, a bordo di una nave nel viaggio di ritorno in Inghilterra dopo avere dato il via al servizio commerciale radiotelegrafico Europa-Nord America. È basato sulla non linearità della magnetizzazione ferromagnetica. Nella sua forma originaria era costituito (fig. 1) da un avvolgimento primario di poche spire su un nucleo di fili di ferro dolce, collegato a un'e-stremità all'antenna ricevente e all'altra estremità alla presa di terra, e sul quale era un secondo avvolgimento, di molte spire, collegato a una cuffia telefonica; un magnete a ferro di cavallo veniva fatto rotare davanti al nucleo ferromagnetico, che era forzato quindi a percorrere cicli di isteresi magnetica; l'intrinseca simmetria di questi ultimi era alterata dalla magnetizzazione dovuta alla corrente a radiofrequenza dei segnali captati e in virtù di questa asimmetria nell'avvolgimento secondario s'inducevano impulsi di tensione, rilevabili acusticamente nella cuffia telefonica; in una versione perfezionata, il magnete era fisso, a tre polarità alternate, e viceversa era mobile il nucleo ferromagnetico, costituito da un fascio di fili di ferro ad anello su due pulegge rotanti (fig. 2). Tale rivelatore costituiva, per la sua intrinseca stabilità di funzionamento e per la sua grande sensibilità, un notevole progresso sui precedenti rivelatori a limatura (coherer) e rimase in uso fino all'avvento dei rivelatori a diodo termoelettronico (all'incirca fino al 1908).