determinante citoplasmatico
Fattore dell’uovo e delle cellule embrionali (per es., proteine e RNA) che può essere distribuito in maniera asimmetrica con la divisione cellulare, influenzando così il differenziamento delle cellule figlie. Durante lo sviluppo embrionale il differenziamento conduce, a partire da cellule uguali tra loro (indifferenziate), alla formazione di tipi cellulari specializzati. La fase di differenziamento terminale, in cui i cambiamenti biochimici e funzionali della cellula sono evidenti, è preceduta da un processo di impegno (commitment) della cellula verso uno specifico destino. Il commitment può essere suddiviso in due stadi: la specificazione, che è una fase labile, e la determinazione, che è irreversibile. Sono state descritte due modalità principali di specificazione: (a) la specificazione autonoma, in cui un blastomero rimosso e isolato dall’embrione a uno stadio precoce di sviluppo darà origine alle stesse cellule e strutture che avrebbe prodotto nell’embrione intero. All’embrione residuo, inoltre, mancheranno solo le strutture formate dal blastomero rimosso. La specificazione autonoma dà luogo a una modalità di sviluppo detta a mosaico, caratteristica di molti invertebrati, quali Molluschi, Anellidi e Tunicati. In questi embrioni, determinanti citoplasmatici (detti anche determinanti morfogenetici), sono localizzati in diverse regioni del citoplasma dell’uovo, e vengono ripartiti in cellule diverse durante le divisioni cellulari. Questi determinanti citoplasmatici specificano il tipo cellulare; (b) la specificazione condizionata dipende, invece, da interazioni fra cellule e dà luogo a un tipo di sviluppo detto regolativo. Se viene rimosso un blastomero da un embrione con sviluppo regolativo, i rimanenti blastomeri alterano il loro destino in modo da rimpiazzare il blastomero mancante: sono cioè in grado di regolarsi. Questo tipo di sviluppo è caratteristico della maggior parte dei Vertebrati.