DEUCALIONE (Δευκαλίων)
Figlio di Prometeo, è con Pirra il mitico progenitore degli Elleni.
Zeus sdegnato con "le bronzee generazioni" manda un diluvio (Apoll., i, 7, 2; iii, 8, 2; Ovid., Met., 5, 260-415) per estirparle. D. con la moglie si salva in una cassa costruita su consiglio di Prometeo. Trasportato sui flutti per nove giorni e nove notti sbarca alla fine sul Parnaso dove offre un sacrificio a Zeus. Zeus gli manda Hermes al quale D. esprime il desiderio di rinnovare il genere umano. Hermes invita D. e Pirra a gettarsi pietre dietro la schiena: da quelle gettate dal marito nasceranno uomini, da quelle gettate dalla moglie donne: λαοί da ὁ λᾶας = ὁ λίϑος (Hes., Fragm., 115). D. come figlio di Prometeo è considerato il fondatore della civiltà greca in genere. A lui si attribuisce anche la fondazione di città e templi attraverso tutta la Grecia: dal santuario di Dodona a quello di Zeus Olimpico in Atene, a quello di Delfi (Apoll. Rod., iii, 1085 ss.; Paus., i, 18, 8; x, 6, 2; Strab., ix, 425; Marmo Pario, 7). D. infine, stabilito in Tessaglia, genera Elleno il quale può anche essere figlio di Zeus (Apoll., 1, 7, 2) e secondo Esiodo (Fragm., 4, 2) anche una figlia Pandora la quale da Zeus genera Graikos. Così attraverso questi discendenti di D. i Greci o Elleni collegavano la loro origine a Zeus. Il mito di D. anche se molto cantato dai poeti non ebbe rappresentazioni figurate tranne una, assai dubbia, su un'anfora àpula della Collezione Opperman, interpretata in tal senso dall'Opperman stesso; su di essa vi sono un uomo ed una donna, l'uomo regge uno scudo su cui è rappresentato un uomo tormentato da un uccello (Prometeo tormentato da un avvoltoio?), tra i due vi è un bambino con il piede posato su una piccola pietra; in base a questa pietra che dovrebbe indicare la nascita straordinaria del bambino, le due figure sono state interpretate come D. e Pirra.
Bibl.: Weizsäcker, in Roscher, I, cc. 994-997, s. v.; Tümpel, in Pauly-Wissowa, V, 1905, cc. 261-276, s. v.; E. Gerhard, Zum Sagenkreis des Prometheus, in Arch. Zeit., XXI, 1863, col. 49 ss., tav. 174; S. Reinach, Rép. Vas. Peint., I, p. 394.