DEUSDEDIT
Scarse sono le fonti sulla vita di questo cardinale, che fu forse il massimo giurista della riforma gregoriana. Alcuni storici hanno ritenuto che fosse nato nella Germania settentrionale ("Si crede comunemente che i natali sortisse nella Bassa Germania o vogliamo dirla Germania inferiore", scrisse di lui il Cardella); altri, invece, hanno pensato ad una sua origine umbra o campana. La prima data certa della biografia è il novembre 1078, quando il chierico francese Berengario da Tours, interrogato da un sinodo romano, si richiamò espressamente a D., allora già cardinale ("...monacho Tudelensi [non Tudensi] Romanae Ecclesiae cardinali Deusdedit...": cfr. Mansi). Come è stato dimostrato da W. Holtzmann, D. fu monaco non a Todi in Umbria, né a Tuy in Galizia, ma a Tulle nel Limosino. Egli pertanto dovrebbe essere nato in Aquitania.
Secondo quanto D. stesso afferma nel prologo (ed. in Holtzmann, pp. 220 s.) al proprio Libellus theoposeos ancora inedito (il manoscritto si conserva nella Biblioteca Bodleiana di Oxford, ms. Digby 25), sarebbe stato figlio unico ("...quis unigeniti lege fovebar ego").
Aveva poco più di trent'anni quando scrisse quest'opera poetica "(iam senis lustris ... humanis utor"), ma in essa si presenta già, dopo un rapido accenno alla sua vita passata, per cui si appella al perdono divino, come cardinale di S. Pietro in Vincoli. È possibile, quindi, che il monaco, giunto a Roma dalla Francia, fosse stato creato cardinale già durante il pontificato di Alessandro II (1061-73), e non dal successore di questo, Gregorio VII (1073-1085), come invece si ritiene di solito, sulla scia di F. A. Zaccaria (p. 743). Comunque tale nomina deve essere avvenuta quando D. era ancora piuttosto giovane, come si evince dal citato prologo al Libellus theoposeos. L'opera, divisa in due libri, contiene ventinove odi religiose sulla Trinità, sulle principali feste, sugli apostoli e i santi, su questioni bibliche e su argomenti musicali. Come letterato D. è stato scoperto solo recentemente da W. Holtzmann.
Sotto Gregorio VII sarebbe stato legato pontificio in Spagna, secondo una notizia che tuttavia compare per la prima volta in A. Chacon (XVII sec.). Certa è una sua legazione in Germania, avvenuta probabilmente nel 1084-85 in compagnia del cardinale Oddone di Ostia (il futuro papa Urbano II). Se dobbiamo prestar fede a una testimonianza dello stesso D., in quest'occasione i due prelati, dopo esser passati per Costanza, giunsero fino a Lüneburg, in Sassonia, dove D. ebbe la fortuna di rinvenire alcuni manoscritti di suo interesse: "Hoc sacramentum. (sc. iuramentum futuri imperatoris) invenit scriptor huius libri in Saxonia in monasterio, quod dicitur Luineburg" (Collectio canonum, IV, cap. 420). Che D. si sia precedentemente recato, sempre alla ricerca di testi canonici, a Worms e a Liegi (come afferma K. Mirbt) è pura speculazione; né si può più sostenere, dopo le ricerche di M. Rios Fernandez, che D. collaborò al Registro di Gregorio VII. Anche l'affermazione sostenuta da E. Sackur ancora nel 1893, che D. avrebbe formulato il celebre Dictatus papae, è priva di fondamento. Simili tesi stanno solamente ad attestare la fama del cardinale.
L'opera principale di D., la Collectio canonum, è divisa in quattro libri e 1220 capitoli. La iniziò durante il pontificato di Gregorio VII, probabilmente su suo incarico, e nel 1087, quand'era "cardinalis tituli sanctorum apostolorum in Eudoxia" (S. Pietro in Vincoli), la dedicò al nuovo papa Vittore III. L'opera ci è giunta per intero nel codice Vat. lat. 3833, dell'inizio del XII secolo, e, in copia, nel codice Ambrosianus C, 288 inferiore (Milano, inizio del XVII secolo) e in altri frammenti. Dopo le stampe parziali del Settecento, ebbe una prima edizione completa per opera di P. Martinucci (Deusdedit presbyteri cardinalis Collectio canonum e codice Vaticano, Venezia 1869). Nel 1905 V. Wolf von Glanvell ne approntò un'edizione critica (Die Kanonessammlung des Kardinals Deusdedit, Paderborn 1905). In omaggio alle esigenze della riforma gregoriana, la raccolta dedica particolare attenzione alla libertà della Chiesa e del clero, alle prerogative del papa e alla garanzia giuridica per i beni ecclesiastici. Com'è annunciato nel prologo (ed. Wolf von Glanvell, pp. 2 s.), il primo libro tratta del "privilegium auctoritatis eiusdem Romanae ecclesiae", il secondo e il terzo "de clero et rebus eiusdem ecclesiae", il quarto "de libertate ecclesiae et rerum eius et cleri". Due volte D. ricorda anche la chiesa di cui era titolare (II, capp. 103, 108). L'ordine sistematico viene però spesso interrotto per ragioni cronologiche e ciò rende necessari riferimenti incrociati. Come fonti D. utilizzò le raccolte canoniche preesistenti, in particolare quelli pseudoisidorine del IX secolo e il Decretum del vescovo Burcardo di Worms dell'inizio dell'XI, ma anche il cosiddetto Liber diurnus, ilformulario della Cancelleria papale. Inoltre mise a frutto le proprie ricerche condotte in archivi e biblioteche, soprattutto a Roma. I testi da lui ripresi di solito non vengono citati alla lettera, ma opportunamente rielaborati, secondo i propri fini. Recentemente U. R. Blumenthal ha voluto vedere in quest'opera una tendenza alla mediazione, per quel che riguarda, per esempio, il Collegio cardinalizio, i due principi degli apostoli o la valutazione del canone conciliare e del decreto papale. Comunque, l'opera di D. non sembra aver avuto grande influenza. Ne fa menzione per la prima volta la nuova redazione del Liber pontificalis alla metà del XII secolo (cfr. L. Duchesne, Le Liber pontificalis, II, Paris 1892, p. 292). Citazioni della Collectio di D. si riscontrano però anche nel Decretum di Graziano.
Contro i seguaci dell'antipapa Clemente III D. scrisse un altro trattato canonico: il Libellus contra invasores et simoniacos et reliquos schismaticos, pervenutoci in due versioni, di cui una, completa, contenuta solo in manoscritti romani dell'epoca moderna. In quattro grandi capitoli, polemizza contro l'investitura da parte del re ("quod regi non liceat sacrosanctis ecclesiis episcopos constituere") e contro la simonia ("de symoniacis et scismaticis"); ma mentre difende il diritto del clero a ricevere sostentamento dai laici ("quod clerus a saecularibus pasci debet et honorari") respinge gli interventi del potere secolare nelle questioni ecclesiastiche ("quod saeculari potestati non liceat in ecclesiam clericos introducere vel expellere nec res ecelesiasticas regere vel in sua iura transferre"). Le argomentazioni si basano per lo più sui riferimenti della Collectio canonum. La prima e più breve stesura del trattato, attribuita erroneamente ad Anselmo da Lucca dal primo curatore, H. Canisius (Antiquae lectiones, VI, Ingolstadii 1604, pp. 213-34), sarebbe stata scritta, secondo recenti ipotesi, già per il concilio di Clermont (1095) e utilizzata intorno al 1100 dal cronista francese Ugo da Fleury. La nuova redazione fu approntata nel 1097; nel testo infatti è ricordato un avvenimento che risale alla Pasqua di tale anno (II, 12); l'attribuzione a D. di quest'opera è merito di W. von Giesebrecht. Il testo è stato pubblicato da E. Sackur, in Mon. Germ. Hist., Libelli de lite…, II, Hannoverae 1892, pp. 292-365.
Durante il pontificato di Urbano II (1088-1099) D. compare come testimone di una bolla papale per il vescovato tedesco di Halberstadt, datato presso la chiesa di S. Maria Nova di Roma, il 6 febbr. 1094. I seguaci dell'antipapa Clemente III, durante un sinodo tenuto a Vercelli nell'autunno del 1098, condannarono le idee espresse da D. "in compilationibus suis fraudulentis" (cfr. Monum. Germ. Hist., Libelli de lite, II, p. 416). Non è certo che D. fosse allora ancora in vita. Secondo una notizia, peraltro riportata solo nel Seicento da G. Grimaldi nell'inedito Catalogus omnium archipresbyterorum sacrae Vaticanae basilicae principis apostolorum (cfr. Libelli de lite, II, p. 293, n. 1), D. sarebbe stato infine arcipresbitero a Roma.
Secondo il Cardella sarebbe morto in Spagna nel 1099. Il giorno della sua morte, il 2 marzo, è registrato nel Necrologio di Montecassino senza che si abbia notizia di più stretti rapporti tra D. e quel monastero (cfr. M. Inguanez, I necrologi cassinesi, I, Il necrologio del cod. Cassinese 47, Roma 1941, in Fonti per la storia d'Italia, LXXXIII, p. 32).
Fonti e Bibl.: I. D. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, XIX, Firenze-Venezia 1774, p. 762; A. Chacon, Vitae et res gestae pontificum Romanorum…, I, Romae 1677, p. 865; F. A. Zaccaria, Dissertatio de duabus antiquis canonum collectionibus ineditis, in A. Gallandius, De vetustis canonum collectionibus, II, Venetiis 1778, p. 743; L. Cardella, Mem. stor. de' cardinali della S. Romana Chiesa, Roma 1792, p. 174; W. v. Giesebrecht, Die Schriften des römischen Cardinals D., in Münchener historisches Jahrbuch für 1866, pp. 180-188; S. Löwenfeld, Die Canonessammlung des Cardinals D. und das Register Gregors VII., in Neues Archiv der Gesellschaft für ältere deutsche Geschichtskunde, I (1885), pp. 309-329; E. Sackur, Der Dictatus papae und die Canonessammlung des D., ibid., XVIII (1893), pp. 137-153; K. Mirbt, D., in Realenzyclopädie für protestantische Theologie und Kirche, IV, Leipzig 1898, p. 582; E. Hirsch, Leben und Werk des Kardinals D., in Archiv für katholisches Kirchenrecht, LXXXV (1905), pp. 706-718; Id., Die Auffassung der simonistischen und schismatischen Weihen im elften Jahrhundert, besonders bei Kardinal D., ibid., LXXXVII (1907), p. 25; Id., Kardinal D. Stellung zur Laieninvestitur, ibid., LXXXVIII (1908), pp. 3455.; Id., Die rechtliche Stellung der römischen Kirche und des Papstes nach Kardinal D., ibid., pp. 595 ss.; P. Fournier-G. Le Bras, Histoire des collections canoniques en Occident, II, Paris 1932, pp. 37-53; W. Holtzmann, Kardinal D. als Dichter, in Historisches Jahrbuch, LVII (1937), pp. 217-232; A. Stickler, Historia iuris canonici Latini. Historia fontium, Torino 1950, pp. 172 ss.; H. Foerster, Die Liber-Diurnus-Fragmente in der Kanonessammlung des Kardinals D., in Lebendiges Mittelalter, Festgabe für W. Stammler, Freiburg 1958, pp. 44-55; M. Rios Fernandez, La "Collectio Canonum" del cardenal D. y el "Dictatus Papae", in Compostellanum, Revista trimestral de la archidiocesis de Santiago de Compostela, sección des ciencias eclesiásticas, V (1960), pp. 409 ss.; W. Wattenbach-R. Holtzmann-F.J. Schmale, Deutschlands Geschichtsquellen im Mittelalter. Die Zeit der Sachsen und Salier, III, Darmstadt 1971, pp. 858 s., 873 s.; H. Fuhrmann, Einfluß und Verbreitung der pseudoisidorischen Fälschungen, II, Stuttgart 1973, pp. 522-533; R. Hüls, Kardinäle, Klerus und Kirchen Roms 1049-1130, Tübingen 1977, p. 194.