DEVENTER (ant. Daventria; A. T., 44)
Città olandese nella provincia d'Overijssel, situata sulla riva destra del fiume Issel. Al 31 dicembre 1925 contava 34.230 ab. Un calcolo del 1° gennaio 1929 le assegnava 35.395 ab. Centro importante di commercio per numerose vie fluviali, canali, autostrade e ferrovie, che fanno capo ad essa, Deventer ha visto raddoppiare il numero dei suoi abitanti in meno di cinquanta anni. Il nucleo della città è circondato da canali (anticamente fossati) che servono al traffico. Tutta la parte moderna costruita dopo il 1865 è separata dal centro, oltre che dai canali suddetti, da un larghissimo "viale-parco", sorto sul posto delle fortificazioni demolite. Inoltre viene accentuata la divisione per l'esistenza, in questa zona che circonda il nucleo più antico, dei binari di diverse strade ferrate, della stazione, del mattatoio, del mercato di bestiame, del cimitero, ecc., di modo che i suburbî moderni, che occupano un territorio più esteso che non il centro antico, formano quasi una città a parte.
D. ha molte fabbriche, e fra queste hanno rinomanza mondiale le "Regie fabbriche Neerlandesi dei tappeti", dove migliaia di operai sono occupati nella fabbricazione di tappeti uso orientale; possiede anche fonderie di ferro. Un ponte ferroviario e un ponte di barche servono alla comunicazione con la riva sinistra dell'Issel.
Monumenti. - La chiesa maggiore (già di S. Lebuino) è un imponente edificio di stile gotico (sec. XIV); conserva delle chiese che la precedettero sulla stessa area la cripta romanica. Recentemente vi sono stati scoperti interessanti affreschi medievali. La Bergkerk (chiesa della collina, già di San Nicola) ha due campanili romanici (sec. XII), l'interno gotico (sec. XV) e resti di antichi affreschi importanti. Il palazzo comunale, disegnato nella facciata principale da Jacob Romans (1694) e nell'occidentale dal rinomato architetto Philip Vingboons (1662), conserva un prezioso quadro di Gerard Terborch (i Reggenti della città, 1667) che fu consigliere municipale e morì a Deventer. Accanto al palazzo comunale la bella facciata di un palazzo che fu sede degli stati di Overijssel (adesso Questura) è un gioiello del tardo Rinascimento (1632). La piazza centrale, Brink, assai pittoresca, è circondata da belle costruzioni gotiche e cinquecentesche. Da notare il Peso pubblico (ora Museo comuuale) di stile gotico (1528), con un'ampia scalinata del 1643-44; e la "casa delle tre Aringhe d'oro" di ricchi borghesi del sec. XVI. Il museo contiene curiosità locali e frammenti d'architettura. D. ha un museo coloniale, annesso alla scuola media di agricoltura coloniale.
Storia. - Non è escluso che Deventer possa essere stata fondata dai Romani. Nel 755 il vescovo missionario Lebuinus (Liafwin), anglosassone, vi fondò una chiesa. Nell'882 paese e chiesa furono distrutti dai pirati normanni. Nel sec. XI Deventer già aveva muraglia e dal 1046 fece parte del vescovado di Utrecht. La forte classe dei mercanti (D. era città anseatica con fiorente commercio) ridusse a poco a poco il potere del vescovo e nel 1495 l'imperatore Massimiliano dichiarò Deventer città libera sotto il suo protettorato con diritto di zecca. Deventer aveva un'intensa vita intellettuale: Geert Groote vi fondava la prima sua casa per laici nel 1379, che diede il modello alle numerose case dei "Fratelli della vita comune".
Deventer resisté coraggiosamente agli assedî posti dal duca di Borgogna (1456) e dal duca di Gheldria (1510). Nella guerra d'indipendenza dei Paesi Bassi fu teatro di lotte sanguinose con varie vicende dal 1569 al 1591, quando fu presa da Maurizio di Nassau. Nel 1672 D. fu una delle poche città olandesi a resistere a Luigi XIV.
Nel 1787 la città fu una delle prime a proclamarsi libera dallo statolder, ma i "patrioti" tra loro ebbero gravi divergenze sul tollerare o no la religione cattolica. Alla fine delle guerre napoleoniche sostenne un assedio di cinque mesi da parte degli Olandesi uniti coi Cosacchi (10 novembre 1813-26 aprile 1814).
Bibl.: G. Dumbar, Het Kerkelijk en Wereldlijk Deventer (D. religiosa e laica), voll. 2, Deventer 1732.