devozionismo
s. m. Ostentazione di devozione religiosa.
• Al termine della funzione, Franco Pizzolato, ha letto, a nome della comunità parrocchiale, una lettera intensa e vibrante [...] Poi, con pudore e tenendola ben alla larga dal «devozionismo», ha evocato per don Sergio la parola santità: «Una santità pastorale e una santità senza candele, che cerca un’alleanza nuova tra Dio e l’Uomo». (Silvia Seminati, Corriere della sera, 13 ottobre 2013, Cronaca di Milano, p. 4) • L’unica legittimazione morale, cui questa politica malata non ha esteso del tutto il contagio corruttivo, è costituita dalla Chiesa cattolica (per via della Caritas, e del ritornante devozionismo) e dalla Magistratura. Quanto potrà durare? (Giuseppe Giarrizzo, Sicilia, 1° marzo 2014, p. 21, Noi Oggi) • E intanto il vescovo Camillo Ruini, divenuto segretario della Cei, capisce che si può e deve compiere un passo in più e il Corallo [Consorzio radiotelevisioni libere locali] comincia a occuparsi anche delle televisioni di area cattolica. E [Franco] Mugerli? L’etere cattolico, tra i due estremi ‒ essere un pulpito o un juke box ‒ lo vede scegliere né l’uno né l’altro, né devozionismo né commerciale puro. Lo sforzo, anzi la vera e propria fatica, è mantenere la propria identità dialogando alla pari con tutti. (Umberto Folena, Avvenire, 17 maggio 2017, p. 23, Agorà Spettacoli).
- Derivato dal s. f. devozione con l’aggiunta del suffisso -ismo.
- Già attestato nella Stampa del 26 febbraio 1959, p. 7 (L. M.).