DI PALMA, Giovan Francesco, detto Mormanno (o Mormando)
Nacque a Napoli nell'ultimo quarto del secolo XV. Deve l'appellativo "Mormanno" con il quale è anche ricordato nei documenti al suo matrimonio, avvenuto nel 1526, con Diana Donadio, figlia del costruttore di organi e architetto Giovanni Donadio detto anche lui Mormanno dal suo luogo di nascita (ora in prov. di Cosenza). Appartiene alla seconda generazione degli organari rinascimentali napoletani, che lavorarono al seguito di Giovanni Donadio, come dimostra l'esame delle caratteristiche degli strumenti da lui costruiti; un legame ed una dipendenza che sono d'altra parte ribaditi dal vincolo di parentela che lo legava al caposcuola napoletano.
Dai documenti pubblicati dal Filangieri (1888) sappiamo che nel 1545 si unì in società, per dieci anni, con Andrea Scoppa, rendendo definitiva una collaborazione che già era in atto da diversi anni con incombenze distinte: al D. era affidata la costruzione delle canne, allo Scoppa la costruzione del somiere e delle altre parti in legno. È di due anni posteriore un contratto che fornisce indicazioni sulle caratteristiche degli organi costruiti dal D.: nel 1547 vendette al nobile "Andrea Saxone de terra argentis ed domino Angelo Sararaco de dicta terra ... unum organuni palmoruni octo cum octo registris videlicet principali, octava, quintadecima, decimaoctava [sic! ma sta per decimanona], vigesimasecunda, et vigesima sexta, organecto, unisonus, et flauto con la octava del ut a la moderna".
A fianco di un ripieno esteso fino all'armonico di vigesimasesta è dunque presente un solo registro "di concerto"; il flauto, di cui non e specificata la taglia, e l'organetto. È questa una disposizione fonica che si mantiene all'interno di quelle consuete praticate alla metà del Cinquecento e che in particolare si riferisce strettamente alle codificazioni operate all'inizio del secolo dal Donadio. L'ambito della tastiera è esteso verso il grave fino al do "a la moderna" come già praticato nel 1505 dal suo maestro. Circa il flauto, si hanno le scarse notizie della taglia in decimaquinta adottata per l'organo di 12 piedi di S. Maria della Pace in Roma (Giovanni Donadio, 1506), del "flauto in ottava col principale" della-cattedrale di Calvi (Caserta) dovuto a Francesco Tondo nel 1606 e di un "flauto alla todesca attappato" per Napoli, Concezione degli Spagnoli, costruito da Geronimo D'Amato nel 1610; che è quanto forniscono per ora gli archivi su questo registro "di concerto" per il periodo tra Rinascimento e Barocco in area napoletana. Per il registro dell'organetto, non sappiamo se il D. abbia adottato soluzioni diverse da quelle attribuibili al Donadio.
Sempre dai documenti pubblicati dal Filangieri emerge la pratica del D. di dotare gli organi di portelle dipinte a chiusura e protezione del vano destinato alle canne. Così, per la chiesa di Pescocostanzo in Abruzzo il 21 marzo 1545 il D. prevedeva "quatuor figuris in portis dicti organi videlicet de la parte de dentro li angeli et la annuntiata et de fore da una banda santo benedicto e da l'altra la ascentione de la madonna"; e ancora nelle portelle dell'organo venduto nel 1547, di cui si è detto più sopra, erano previsti all'interno "la annuntiata et da fore santo pietro et santo paulo"; mentre per lo strumento venduto al monastero di S. Francesco della Cava, oltre all'Annunciazione, sono richieste le figure di S. Francesco e S. Antonio nella "banna de fora de decte portelle".
Al pari del suo maestro Giovanni Donadio, il D. si occupò di architettura, almeno a detta del Celano (1692) che gli attribuisce la ricostruzione delle chiese di S. Maria di Donna Romita e dei Ss. Severino e Sossio, nonché i palazzi dell'umanista Antonio da Bologna detto il Panormita in via Nilo, dei Filomarino in via Trinità Maggiore e dei De la Noy alla via Medina. Il Ceci esamina queste ed altre attribuzioni del Celano, con aggiunta di notizie di archivio, senza tuttavia giungere all'identificazione di opere architettoniche superstiti o in condizioni di conservazione tali da consentire la formulazione di un giudizio di merito sull'attività di architetto del Di Palma.
Morì a Napoli dopo il 1572.
Fonti e Bibl.: C. Celano, Notizia del bello... della città di Napoli [1692], con aggiunzioni di G.B. Chiarini, Napoli 1856-60, III, pp. 67, 339, 441, 639, 644, 713; IV, p. 340; G. Filangieri, Docum. per la storia, le arti e le industrie delle provincie, IV, Napoli 1888, pp. 238, 310, 313, 316 ss., 325, 328, 330 s., 336, 338 ss.; VI, ibid. 1891, pp. 238 s., 257; G. Ceci, Una famiglia di architetti napol. del Rinascimento, i Mormanno, in Napoli nobilissima, IX (1900), pp. 182-185; Id., Maestri organari nell'Italia merid. dal sec. XV al XIX, in Samnium, V (1932), 2, pp. 112-129; U. Prota Giurleo, Organari napol. del XVII e XVIII secolo, in L'Organo, II (1961), pp. 109-126; A. Venditti, Archit. neoclassica a Napoli, Napoli 1961, pp. 214 n. 60, 347; R. Pane, Giovanni Mormando e F. D., in Storia di Napoli, IV, 1, Napoli 1975, pp. 409-415; M. R. Passolano, La chiesa superiore dei Ss. Severino e Sossio, in Napoli nobilissima, XVI (1977), pp. 201-217; S. Romano, L'arte organaria a Napoli, Napoli 1979, pp. 55, 208; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXV, pp. 161 s. (s.v. Mormanno, Giovan Francesco di Palma).