PORCIA, Di
, Nobile famiglia friulana. Il capostipite ne fu Gabriele di Prata, avvocato della chiesa di Concordia nel 1112 e 1140. In seguito anche l'avvocazia della chiesa di Ceneda contribuì a porre i d. P. tra i maggiori vassalli del patriarca d'Aquileia. Con Guecelletto I (morto nel 1203), figlio di Gabriele, sposo di una figlia di Ezzelino da Romano e podestà di Treviso, la potenza della famiglia fu saldamente assicurata. I figli di lui Gabriele e Federico, messisi contro i Trevisani, furono sconfitti e dovettero riconoscere la signoria della città; conservarono però gran parte della loro potenza e furono iniziatori dei maggiori rami nei quali si divise poi la famiglia. Da Gabriele, erede del feudo di Prata, discese il ramo che s'intitolò da quel nome, e che fu illustrato specialmente dal famoso Pileo di Prata detto il cardinal di Ravenna (1320-1400), che fu uno dei maggiori sostenitori di Urbano VI, passò poi alla parte di Clemente VII, per riconciliarsi, alla morte di Urbano VI, con Bonifacio IX, che gli diede il seggio vescovile di Tuscolo. Egli fondò in Padova il Collegio pratense. Da Federico, signore di Porcia e Brugnera, discesero Gabriele (morto nel 1288) e Artico (morto nel 1288) iniziatori rispettivamente della linea principesca o dei P. di sotto, e di quella comitale o dei P. di sopra.
Della prima il maggior rappresentante fu Giovan Ferdinando (1605), ambasciatore a Venezia, governatore della Carinzia, maggiordomo dell'arciduca Leopoldo, il quale, divenuto imperatore, lo creò principe e gli conferì il Toson d'oro (1662). I discendenti di questa linea ebbero la maggior parte dei loro possessi in Baviera o nei dominî austriaci. Della seconda sono da ricordarsi l'umanista Iacopo di P. (1462-1538), autore di varie opere storiche e d'arte militare, e Silvio (1526-1603), fedele servitore della repubblica veneta per la quale combatté a Lepanto. La famiglia continua ancor oggi nei suoi varî rami.