MEDAGLIA, Diamante
– Nacque a Savallo, presso Brescia, il 28 ag. 1724, da Antonio, medico e cultore di poesia, e da Annunziata Gnecchi.
Nella formazione della M. ebbe importanza lo zio paterno Antonio, sacerdote della chiesa parrocchiale di S. Maria di Savallo, che la battezzò e la accolse presso di sé quando la M. tornò da Castroiato, dove il padre si era trasferito per esigenze della professione. Sotto la guida dello zio la M. iniziò lo studio del latino, della religione, della storia e della letteratura italiana. Affascinata dai poeti del Trecento e del Cinquecento, ancora giovanissima cominciò a comporre i primi sonetti e madrigali, che la resero immediatamente nota nell’ambiente bresciano.
Secondo il biografo settecentesco G. Pontara, il matrimonio con il giovane medico Pietro Antonio Faini di Salò, celebrato il 15 sett. 1748, fu sollecitato dal padre della M., che non vedeva di buon grado l’attività letteraria della figlia. L’unione rimase senza prole, ma il matrimonio impresse un significativo cambiamento alla produzione lirica della M., che sacrificò al decoro coniugale le tematiche amorose e introspettive, su cui si era fino ad allora incentrata la sua ricerca poetica, a favore di una tematica d’occasione: la raccolta di rime presenta un notevole numero di sonetti, canzoni e madrigali composti soprattutto per celebrare nozze, sacerdozi, monacazioni, nascite e fatti legati a personaggi illustri anche oltre l’orizzonte cittadino, come i versi nella silloge Poesie per le felicissime nozze di…Niccolò Minio con… Caterina Bragadin (Padova 1763). Seppure matura dal punto di vista dello stile, questa produzione risente di una notevole uniformità che ne ridimensiona non poco, anche agli occhi della stessa M., il valore poetico.
Interessanti appaiono alcuni sonetti che testimoniano dello spirito innovativo e coraggioso che anima parte della produzione lirica della M. e dai quali emerge chiaramente il rifiuto della poetica arcadica più nota a favore di una poesia nutrita di sapienza filosofica e lontana dai toni leggeri delle atmosfere idillico-pastorali. Fu tale consapevolezza a spingerla ad abbandonare la pratica del comporre versi per volgersi alla speculazione e agli studi scientifici.
La M. riprese gli studi di storia, si applicò alla filosofia perfezionandosi sotto la guida del reverendo Domenico Bonetti, del quale divenne insegnante di francese, lingua che dominava alla perfezione. Ospite del matematico bresciano Giovambattista Soardi, nel 1765 si dedicò per tre mesi allo studio degli Elementi di Euclide.
Della M. restano numerose lettere, testimonianza dei contatti intrattenuti con letterati della sua città e del territorio. Tra questi spiccano Mattia Giovanni Paolo Butturini, Antonio Brognoli, che compose l’elogio funebre della M., Lucio Doglioni, Durante Duranti.
Le sue capacità valsero alla M. l’ascrizione a diverse accademie: fu accolta tra gli Arditi di Padova, gli Unanimi e i Pescatori benacensi di Salò, gli Agiati di Rovereto, tra i quali fece il suo ingresso nel 1751 con il nome di Dalinda. Infine, grazie al domenicano Pier Francesco Lucca, poeta improvvisatore conosciuto nel 1757 in occasione di una predica da questo tenuta nella chiesa arcipresbiteriale di Salò, in quello stesso anno la M. entrò nella più autorevole delle accademie, l’Arcadia, dove fu accolta con il nome di Nisea Corcirense. A quella aggregazione P.F. Lucca dedicò un sonetto.
Il 5 maggio 1763, dinanzi al pubblico interamente maschile dell’Accademia degli Unanimi di Salò, lesse il Discorso intorno agli studi convenienti alle donne, intervenendo in un dibattito molto vivo in quegli anni.
Nel Discorso la M. prende posizioni di notevole apertura intellettuale, ma prudenti e conservatrici dal punto di vista sociale. Non rivendica apertamente, per esempio, il diritto delle donne allo studio ma, citando Antonio Vallisneri, sostiene che soltanto donne benestanti e con intelletto superiore devono ricevere un’istruzione: il miglioramento intellettuale, e non solo estetico e morale, che ne ricaverebbero recherebbe beneficio al loro animo e insieme utilità alla vita domestica e della società. Nel dettagliato piano di studi femminili che la M. traccia nel Discorso, accanto all’educazione letteraria, comprendente poesia, storia, religione, filosofia, trovano spazio specialmente la matematica e la fisica: «Alle matematiche, alle matematiche prestino l’opera loro le donne, onde non cadano in falsi paralogismi» (Versi e prose, p. 176). Ciò rappresenta la novità più evidente della proposta della M., se si considera che F. Algarotti nel Newtonismo per le dame (1737) aveva considerato la matematica non idonea alle menti femminili.
La M. morì il 13 giugno 1770 nella sua villa di Soiano, presso Salò, dove aveva trascorso gran parte della vita. Fu sepolta nella chiesa di S. Giustina a Salò.
Rime della M. erano apparse nel volume miscellaneo Rime di varj autori bresciani viventi, a cura di C. Roncalli Parolino (Brescia 1761); l’intera produzione fu raccolta da G. Pontara nel volume di Versi e prose (Salò 1774), accompagnata dalla biografia (con un ritratto) e da componimenti di altri autori. Il Discorso intorno agli studi convenienti alle donne è edito e commentato nell’antologia The contest for knowledge: debates over women’s learning in eighteenth century Italy, a cura di R. Messbarger - P. Findlen, Chicago 2005.
Fonti e Bibl.: A. Brognoli, Elogi di bresciani per dottrina eccellenti del secolo XVIII, Brescia 1785, pp. 257-274; E. Bertana, L’Arcadia della scienza…, Parma 1890, p. 237; G.B. Gerini, Gli scrittori pedagogici italiani del secolo decimottavo, Torino 1901, p. 92; E. Bertana, In Arcadia: saggi e profili, Napoli 1909, pp. 20-23; G. Bustico, Pagine benacensi, Salò 1909, p. 46; Id., D. M. Faini, in Rassegna nazionale, LXIII (1941), pp. 147-149; G. Natali, Il Settecento, I, Milano 1960, pp. 142, 166, 180; R. Messbarger, Palliated resistance: D. M. Faini on «Which Studies are Fitting for Women», in Id., The century of women: representations of women in eighteenth-century Italian public discourse, Toronto 2002, pp. 69-86.
M. Boscaino