Keaton, Diane
Nome d'arte di Diane Hall, attrice cinematografica statunitense, nata a Los Angeles il 5 gennaio 1946. Dotata di una travolgente ironia, ha saputo ritrarre le nevrosi della donna moderna, soprattutto grazie al sodalizio artistico di singolare rilievo stabilito con Woody Allen, particolarmente intenso negli anni Settanta, meno assiduo in seguito, ma mai conclusosi definitivamente, che le ha permesso di imporsi con personaggi seducenti perché stralunati e distratti, la cui insicurezza si rivela espressione di una profonda autoanalisi più che di una reale fragilità. In virtù dell'innegabile talento, che le ha consentito di alternare con efficacia ruoli brillanti a ruoli drammatici, la K. è riuscita a evitare la ripetizione degli schemi su cui aveva costruito le caratterizzazioni che l'avevano resa nota agli inizi, rivelando un temperamento determinato che le ha fatto affrontare con coraggio scelte non convenzionali e difficili, compresa la decisione di cimentarsi nella regia. Significativo esempio della sua collaborazione professionale con Woody Allen è Annie Hall (1977; Io e Annie), per il quale nel 1978 ha ottenuto l'Oscar e il Golden Globe come miglior attrice protagonista. Ha inoltre ricevuto due nominations all'Oscar, nel 1982 per Reds (1981) di Warren Beatty e nel 1997 per Marvin's room (1996; La stanza di Marvin) di Jerry Zaks.Dopo aver frequentato il Santa Ana High School in California, a diciannove anni si trasferì a New York per seguire un corso di recitazione presso la Neighborhood Playhouse. Nel 1967, durante gli studi, recitò in alcuni spettacoli musicali sul palcoscenico estivo di Woodstock, quali Kiss me Kate e The sound of music. Tali partecipazioni le consentirono di essere notata e scelta, l'anno successivo, per sostituire la protagonista nella prima edizione di Hair, il musical divenuto un simbolo della generazione della fine degli anni Sessanta che stava riscuotendo grande successo a Broadway. Proprio nel 1968 Allen la chiamò per recitare nella sua commedia teatrale Play it again, Sam.Dopo l'esordio nel cinema in Lovers and other strangers (1970; Amanti e altri estranei) di Cy Howard, nel 1972 Francis Ford Coppola la volle in The godfather (Il padrino), affidandole un ruolo che l'avrebbe messa in luce, quello di Kay Adams, l'inquieta moglie del boss mafioso Michael Corleone (Al Pacino). Ancora diretta da Coppola, avrebbe poi replicato il personaggio in The godfather, part II (1974; Il padrino ‒ Parte II) e in The godfather, part III (1990; Il padrino ‒ Parte III). Sempre nel 1972, nella versione cinematografica di Play it again, Sam (Provaci ancora, Sam) diretta da Herbert Ross, tornò a lavorare con Woody Allen, con il quale intrecciò un rapporto anche sentimentale. Lavorò quindi con Allen in molti altri film da lui diretti (tra i quali Sleeper, 1973, Il dormiglione; Love and death, 1975, Amore e guerra), riuscendo a cogliere ed evidenziare aspetti sempre diversi della figura dell'intellettuale newyorkese alla ricerca di risposte esistenziali. È stato però con Annie Hall che la K., grazie alla sua interpretazione calibrata su una perfezione esilarante, ha imposto uno stile spiccatamente personale, caratterizzato da un abbigliamento originale (giocato su un gusto insolito nel sovrapporre più vestiti e da un modo del tutto personale di portare il cardigan, chiuso solo dal primo bottone e indossato sopra una camicia sempre rigorosamente allacciata) e da un modo di comunicare ansioso, con discorsi concitati continuamente interrotti e ripresi, assecondando un interiore percorso mentale. Se in Annie Hall, nel disegnare l'adorabile protagonista ‒ che, peraltro, porta il vero cognome della K. ‒, ha saputo abbandonarsi a intensi slanci comici, nel successivo film di Allen, Interiors (1978), è riuscita a trasferire l'inquietudine tipica dei suoi personaggi brillanti in un ruolo drammatico, cui ha conferito però sfumature di profondo disagio e tormento interiore. La dimensione tragicomica di Manhattan (1979), emblematico e intenso affresco della metropoli newyorkese elaborato da Allen con chiari riferimenti autobiografici, si è rivelata contesto perfetto per una delle sue tipiche figure femminili, moderne, decise a difendere il proprio punto di vista, ma anche piene di insicurezze e nevrosi. L'attrice sarebbe tornata a lavorare con Woody Allen solo molti anni dopo, prima in una parte secondaria nel nostalgico Radio days (1987) e quindi al suo fianco come protagonista in Manhattan murder mystery (1993; Misterioso omicidio a Manhattan), a rievocare con divertita malinconia la coppia del passato.
Di notevole complessità era stato inoltre il ruolo sostenuto in Reds: quello della scrittice Louise Bryant legata al giornalista John Reed (Warren Beatty, interprete oltre che regista del film), militante comunista americano che con lei si reca in Russia alla vigilia della rivoluzione. Non ultimo motivo di interesse del film è l'intensità con cui viene ritratto il problematico legame della coppia per la quale l'intreccio di vita pubblica e privata risulta essere causa di difficoltà e motivo di estrema seduzione. Nel 1991 in Father of the bride (Il padre della sposa) di Charles Shyer la K. ha interpretato, al fianco di Steve Martin, il ruolo di Nina Banks che nel 1950, nell'omonimo film di Vincente Minnelli, era stato di Joan Bennett; quattro anni dopo lo stesso regista ha diretto il medesimo cast nell'altrettanto simpatico Father of the bride ‒ Part II (Il padre della sposa 2), remake della seconda parte del film di Minnelli, Father's little dividend (1951). Nel 1996, continuando ad alternare differenti registri, ha recitato nel drammatico Marvin's room, con Robert De Niro, Leonardo DiCaprio e Meryl Streep, nel ruolo di una donna che affronta con coraggio la propria malattia, e nel brillante The first wives club (Il club delle prime mogli) di Hugh Wilson, per poi tornare a lavorare al fianco di Warren Beatty nella commedia Town & country (2001; Amori in città e… tradimenti in campagna) diretto da Peter Chelsom.
Dopo aver esordito nella regia con il documentario Heaven (1987), montaggio di interviste e spezzoni di film, e aver realizzato Unstrung heroes (1995; Eroi di tutti i giorni) ‒ film che ha ottenuto buoni consensi al Festival di Cannes ‒, nel 2000 ha diretto e interpretato Hanging up (Avviso di chiamata), storia di tre sorelle i cui litigi avvengono per lo più nel corso di conversazioni telefoniche, dimostrando di possedere uno stile ricercato anche come regista. Artista eclettica, la K., seguendo le orme della madre, della quale ha assunto il cognome, si è dedicata anche alla fotografia, pubblicando due raccolte dei suoi migliori lavori, Reservations (1980) e Still life (curato con M. Heifermann, 1983).
D. Mitchell, Diane Keaton. Artist and icon, Jefferson (NC) 2001.