diarismo
s. m. Genere letterario dedicato alla produzione di diari e di scritti autobiografici.
• Se qui ci troviamo ai confini di un diarismo che non traccia mai un racconto dal senso compiuto ma procede piuttosto per frammenti e rapide accensioni, sul versante opposto «Il sangue amaro» coltiva la forma del poemetto, con ben tre testi lunghi: «La lettura è crudele. Undici endecasillabi in forma di ipertesto», «Annopenanno. Un calendario» e «La lezione del fiume in rondinets irregolari». (Gabriele Pedullà, Sole 24 Ore, 16 marzo 2014, p. 29, Letteratura) • Continuando il percorso stilistico già presente in «Frammenti di spazio austero», «Paradiso riassunto», «Il cane borghese», ossia le precedenti raccolte edite in Italia, qui [Eliza Macadan] accentua il proprio diarismo infernale, in un’Europa disperante e affranta, senza più amori da cantare, con strade prive di nomi. (Franco Manzoni, Corriere della sera, 11 luglio 2015, p. 44, Cultura & Spettacoli) • Alla fine del Novecento [Giorgio] Caproni è stato forse il poeta italiano di maggior successo, guadagnando alla sua poesia sia un ampio pubblico di lettori che un consenso critico senza riserve. [...] La sua autobiografia, o il suo diarismo per appunti fulminanti, era un’indagine sulla consistenza o volatilità di ogni tipo di esperienze, dalle più quotidiane alle più intellettualmente estreme e paradossali. (Alfonso Berardinelli, Avvenire, 30 luglio 2016, p. 21, Agorà).
- Derivato dal s. m. diario con l’aggiunta del suffisso -ismo.
- Già attestato nel Corriere della sera del 23 aprile 1935, p. 3 (Orio Vergani).