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DIDONE

di F. Castagnoli - Enciclopedia dell' Arte Antica (1960)
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DIDONE (Δειδώ, Dido)

F. Castagnoli

Figlia di Muttone, re di Tiro. Secondo la leggenda più antica, D. sposò lo zio Sicheo, sacerdote di Eracle, ucciso poi dal fratello di D., Pigmalione. D. fuggì allora da Tiro con i sacra di Eracle e giunse in Africa, dove fondò una città sul luogo in cui sarebbe poi sorta Cartagine; ma per sfuggire alle nozze con Iarbas si gettò su una pira e morì tra le fiamme. Ebbe culto in Cartagine. Secondo la leggenda più tarda, elaborata dalla poesia latina, D. si sarebbe innamorata di Enea, giunto a Cartagine e, abbandonata da questi, si sarebbe data la morte nel modo già detto.

Il legame di questa seconda tradizione con la leggenda di Enea spiega il suo maggiore successo nelle arti figurative, attestato da Macrobio (v, 17, 5). Tuttavia le testimonianze dirette che ci rimangono non sono molte.

D. abbandonata, seduta su un trono, attorniata dalle ancelle, in vista del mare dove si allontana la nave di Enea, era raffigurata in una pittura pompeiana, ora perduta (altre pitture pompeiane nelle quali il Sogliano credette riconoscere episodî della leggenda non sono pertinenti, come ha mostrato soprattutto il Rizzo). Un mosaico di Alicarnasso (ora al British Museum), del III sec. d. C., rappresenta Enea e D. alla caccia, su cavalli lanciati in corsa. Una moneta di Tiro del tempo di Eliogabalo raffigura D. che sorveglia la costruzione di Cartagine. Nelle miniature del codice virgiliano Vat. Lat., 3225, che risale probabilmente ai primi decennî del V sec. d. C., con vivace senso narrativo e talora con una certa drammaticità, sono rappresentati i seguenti episodî di D.: il sacrificio, il colloquio con Enea, la partenza di Enea, la morte sul rogo, il pianto delle ancelle intorno al letto funebre. D. al banchetto con Enea e D. sempre con Enea nella grotta sono raffigurati nelle miniature del codice virgiliano Vat. Lat. 3867 (V-VI sec. d. C.). Inoltre hanno forse attinenza con prototipi miniati i mosaici, dell'inizio del IV sec. d. C., di Susa, in Tunisia (ora nel Museo del Bardo a Tunisi), e di Low Ham (v.), nel Somerset (Inghilterra). Il primo, di cui è famoso il riquadro con il "ritratto" di Virgilio, ci ha conservato frammenti della scena dell'addio di Enea a D.; il secondo, ci ha conservato le scene dell'incontro tra Enea e D. - pronuba Venere, che appare accompagnando Cupido travestito da Ascanio -; della caccia - in cui D. ed Enea corrono a cavallo -; dell'unione dei due nella selva.

Bibl.: O. Rossbach, in Pauly-Wissowa, V, 1903, c. 431 ss., s. v.; A. Sogliano, D. ed Enea in dipinti pompeiani, in Atti Acc. Arch. Napoli, XXI, 1899, p. 7 ss.; G. E. Rizzo, L'Eneide e l'arte antica, in Boll. Ass. Int. Studi mediterranei, I, 1930, n. 5, p. 6 ss. Sul mosaico di Susa, v. A. Gaukler, in Monuments Piot, IV, 1898, p. 233 ss.; sul mosaico di Low Ham, Journal of Roman Studies, XXXVI, 1946, p. 142 ss.; A. Rumpf, Handb. d. Archäol., VI, p. 195. Inoltre v. R. Bianchi Bandinelli, Hellenistic-Byzantine Miniatures of the Iliad, Olten 1955, pp. 31, 168.

Vocabolario
horresco referens
horresco referens 〈orrèsko rèferens〉 (lat. «inorridisco nel raccontare»). – Parole che Virgilio fa pronunciare a Enea (Aen. II, 204) quando narra a Didone l’orribile fine di Laocoonte e dei suoi figli; si ripetono talvolta, in tono per...
fata obstant
fata obstant (lat. «il fato s’oppone»). – Parole tratte dall’Eneide di Virgilio (IV, 440, dove si afferma che è il fato a non volere che Enea presti orecchio alle preghiere di Didone), e talora citate per significare che un’azione è impedita...
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