Die Büchse der Pandora
(Germania 1928, 1929, Lulu, bianco e nero, 116m a 24 fps); regia: Georg Wilhelm Pabst; produzione: Seymour Nebental per Nero-Film AG; soggetto: dai drammi Erdgeist e Die Büchse der Pandora di Franz Wedekind; sceneggiatura: Ladislaus Vajda, Joseph Fleisler, Georg Wilhelm Pabst; fotografia: Günther Krampf; montaggio: Joseph R. Fieseler; scenografia: Andrej Andrejew, Gottlieb Hesch; costumi: Gottlieb Hesch.
Peter Schön, amante di Lulu, le comunica l'intenzione di sposare un'altra donna. Il protettore Schigolch presenta a Lulu l'artista circense Rodrigo Quast, che le propone di collaborare a un nuovo spettacolo acrobatico. A casa Schön, il figlio di Peter, Alwa, sta preparando uno spettacolo di rivista con la disegnatrice di moda Anna Geschwitz. Anna e Alwa convincono Lulu ad abbandonare lo spettacolo di Rodrigo e a partecipare al loro. È un successo strepitoso, ma dietro le quinte Lulu finisce per sedurre nuovamente Peter davanti agli occhi della fidanzata. Le nozze fra Peter e Lulu sono inevitabili. La sera del ricevimento di nozze, Lulu uccide accidentalmente il marito; fugge con la complicità di Alwa e con l'aiuto del marchese Casti-Piani, che la porta su una nave trasformata in casa da gioco. Minacciata da Rodrigo e Casti-Piani, Lulu finisce a Londra, dove condivide con Alwa e Schigolch una miserabile mansarda. Rassegnata a battere il marciapiede, Lulu una sera invita un anonimo cliente nella propria stanza. L'uomo non ha denaro, ma lei gli si offre ugualmente. Al primo bacio fra i due, l'uomo afferra un coltello e la uccide. L'assassino è Jack lo Squartatore.
Nell'adattare per lo schermo due pièces teatrali di Franz Wedekind (che ispirarono anche l'opera lirica Lulu di Alban Berg), Ladislaus Vajda si allontanò dal ritratto demoniaco della protagonista, descritta dal drammaturgo come colei che distrugge gli uomini che ama finché non ne trova uno (Jack lo Squartatore) ancora più distruttivo di lei, e la interpretò invece in quanto incarnazione della sensualità allo stato puro, estranea a qualsiasi considerazione morale. Questo approccio al tema suscitò l'opposizione dei critici dell'epoca, soprattutto di coloro che avevano applaudito Georg Wilhelm Pabst per l'intransigente realismo degli altri suoi film. Siegfried Kracauer osservò che il film era troppo astratto per un tema legato alla realtà sociale; Harry Alan Potamkin lo trovò "troppo diligente, troppo di buon gusto, troppo splendido a vedersi". Eppure lo stesso Pabst aveva messo in scena Erdgeist a Praga poco dopo la Prima guerra mondiale, ed era consapevole dell'assunto filosofico del testo teatrale. Ma nelle sue intenzioni il film non doveva essere una riproduzione delle sue fonti drammaturgiche; il soggetto era già stato trattato nel 1923 da Leopold Jessner in Erdgeist, con Asta Nielsen e Albert Basserman (altri remake si devono all'austriaco Rolf Thiele nel 1962 e ‒ in Francia ‒ al polacco Walerian Borowczyk, 1979). Pabst voleva una Lulu svincolata dalla Storia e dalla società del tempo, e dopo centinaia di infruttuosi provini con altre candidate l'aveva trovata nella protagonista americana di A Girl in Every Port (Capitan Barbablù, 1928) di Howard Hawks.
La forza espressiva di Die Büchse der Pandora è il risultato della felice combinazione di sintesi drammatica, luminismo e linguaggio del corpo. La caratteristica più evidente del film è la compressione della vicenda in cinque grandi sequenze: la presentazione dei personaggi, a casa di Lulu e poi in quella di Peter; l'inaugurazione dello spettacolo di varietà; il ricevimento di nozze; la casa da gioco sulla nave; l'epilogo londinese. Questi blocchi narrativi, legati da tre brevi episodi di raccordo (il processo, la fuga a casa Schön e poi in treno), semplificano al massimo l'architettura narrativa del film. Data questa premessa strutturale, Pabst è libero di trasformare ciascuna sequenza in un film a sé stante, caratterizzato dal virtuosismo della messa in scena e dalla pregnanza delle scelte chiaroscurali. Da questo punto di vista, tutto il film si mantiene a livelli espressivi altissimi ma raggiunge la perfezione nella parte dedicata allo spettacolo di varietà, girato quasi interamente dietro le quinte del teatro e perciò immerso nel caos dei preparativi, delle discussioni fra artisti, del furibondo litigio fra Lulu e Peter in una stanza adiacente. La macchina da presa è quasi sempre ferma, ma la dinamica dell'episodio è prodotta da una sapiente dialettica fra la disposizione dei personaggi e delle comparse sulla scena, gli angoli di ripresa e l'illuminazione. La luce di Die Büchse der Pandora non si limita a rivelare i corpi: li qualifica in quanto fonti e oggetti del desiderio, superfici che emergono in un'atmosfera torbida e bruciante. È innegabile che ciascun episodio del film si presenti con uno stile diverso: la prorompente carica erotica della sequenza a teatro contrasta ad esempio con la morbosa, opprimente compressione dello spazio sulla nave trasfornata in casa da gioco, un inferno saturo di fumo, di intrighi e di passioni represse. Ma la luce è dovunque la protagonista assoluta, scintilla dell'eros e dello sguardo.
Il terzo elemento dell'equazione, quello che più di ogni altro ha dato al film la sua controversa notorietà, è la presenza di Louise Brooks. Si tratta per l'appunto di 'presenza' più che di recitazione, perché Pabst riesce qui nel miracolo di suscitare un rapporto al tempo stesso spirituale e tattile fra l'obiettivo e il volto dell'attrice. Il regista era un dittatore quando si trattava di decidere i costumi o i movimenti di scena, ma sembra che non abbia mai 'diretto' l'attrice nel senso tradizionale del termine; è più esatto dire che l'ha lasciata esistere. Henri Langlois ha scritto che Louise Brooks è "l'intelligenza del cinema, la fotogenia allo stato puro"; ed è vero che in un certo senso l'interprete non dimostra tanto di saper 'recitare', quanto di padroneggiare un misterioso, intimo e ineffabile rapporto con la macchina da presa. Si giustifica così il frequente paragone fra questo film costipato di promiscuità, mercato del sesso, travestitismo e amore lesbico con una pellicola di tema religioso come La Passion de Jeanne d'Arc di Dreyer. Nell'uno e nell'altro caso, i moti dell'animo si leggono sui dettagli dei volti; in Die Büchse der Pandora, sul quasi impercettibile moto della lingua di Lulù subito dopo un bacio, o nel breve sussulto delle labbra di Jack lo Squartatore prima che l'irresistibile istinto omicida prevalga sul suo disperato bisogno di amore.
Interpreti e personaggi: Louise Brooks (Lulu), Fritz Kortner (Dr. Peter Schön), Franz Lederer (Alwa Schön), Carl Goetz (Schigolch), Alice Roberts (contessa Anna Geschwitz), Krafft Raschig (Rodrigo Quast), Gustav Diessl (Jack lo Squartatore), Daisy d'Ora (Charlotte M. A. von Zanik, fidanzata del Dr. Schön), Michael von Newlinsky (marchese Casti-Piani), Siegfried Arno (istruttore).
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Sceneggiatura: Pandora's Box, London 1971; in "L'avant-scène du cinéma", n. 257, décembre 1980.