SAAVEDRA FAJARDO, Diego
Scrittore spagnolo, nato ad Algezares (Murcia) nel 1584, morto a Madrid il 24 agosto 1648. Fece i primi studî nel seminario di Murcia e poi quelli di giurisprudenza nell'università di Salamanca, dove conseguì il titolo di baccelliere il 21 aprile 1606. Di famiglia nobilissima e ricca, oriunda della Galizia, fu insignito nel 1607 dell'abito dell'ordine cavalleresco di Santiago. Era già entrato l'anno avanti nella carriera diplomatica come familiare e segretario del cardinale Gaspar de Borja, ambasciatore di Spagna a Roma, e che poi seguì a Napoli. Con lui partecipò al conclave in cui, nel 1621, fu eletto papa Gregorio XV, quindi all'altro del 1623 per l'elezione di papa Urbano VIII. Importanti cariche ebbe nella corte pontificia e missioni diplomatiche nelle più importanti corti di Europa: in Spagna, in Germania, a Ratisbona quale ministro di Spagna, a Monaco di Baviera, in Borgogna, nella Franca Contea, nei Cantoni Svizzeri, di nuovo a Ratisbona per la dieta generale dell'impero, dove compose un Discurso sobre el estado de Europa; fu pure a Vienna nel 1640, a Münster nel 1643 come plenipotenziario per la pace di Vestfalia.
La principale opera del S. è la Idea de un Príncipe político cristiano representada en cien empresas, scritta in Germania, pubblicata a Münster nel 1640, che, nel suo insieme, è il miglior trattato politico spagnolo del sec. XVII, uno dei moltissimi che si scrissero, si direbbe, a puntello della decadente e traballante monarchia. L'opera ebbe traduzioni in molte lingue di Europa e in latino, e più edizioni fino all'ultima di Vicente García de Diego del 1927. Sono 101 capitoli chiamati empresas (nome che nel Cinque e seicento designò un'arte e un genere letterario artificioso, diffusissimo). Alla dissertazione di ciascun capitolo è premessa un'"impresa", ossia un disegno simbolico, allegorico, accompagnato da un motto latino, forzati l'uno e l'altro a significato etico e politico, che dànno materia e argomento ciascuno a un commento inteso a tracciare le qualità etiche e politiche che devono adornare un immaginario principe perfetto, il prototipo del principe cristiano. Manifesto è lo scopo di contrapporlo a quello del Machiavelli. Altra opera importante è la República literaria. Fu pubblicata postuma nel 1655 e con diverso titolo: Juicio de artes y ciencias sotto il nome di Claudio Antonio de Cabrera. È uno scritto critico e storico delle arti, delle lettere e delle scienze impersonate nei più illustri rappresentanti di esse in tutti i paesi e in tutte le epoche; è una visione allegorica, una rassegna satirica, a tratti pessimistica e garbatamente ironica del mondo intellettuale del mondo antico e moderno, suggerita all'autore dal vedere sì gran numero di libri e sempre crescente ogni giorno. Immagina di avere in sogno la visione di una città dalle colonne abbaglianti d'oro e di argento, abitata da eminenti letterati, artisti e scienziati. La visita, facendogli da guida Marco Varrone. Si conferma nell'opinione che gl'intellettuali vivono più delle astrazioni e della speculazione che della realtà e della pratica, che la repubblica dotta, letteraria non serve alla vita della società, bensì occorre la repubblica attiva e fattiva. Di qui la malinconica constatazione che gli studî sono un inganno, la scienza un fallimento e i sapienti degl'illusi.
Oltre ad alcune poesie in latino e in castigliano, scrisse due opuscoli; l'uno, un dialogo lucianesco fra Mercurio e Luciano, intitolato Locuras de Europa, di carattere politico e diplomatico, per dimostrare che l'Europa è pazza perché ingrata e ostile a casa d'Austria prodiga di tanti benefici; l'altro, la Politica y razón de estado del Rey Católico don Fernando, che è quasi un compendio della dottrina delle empresas incarnata in quel re.
Di un'altra opera che si era tracciato e proposto di scrivere, la Corona gótica, castellana y austríaca (1645) scrisse solo la prima parte, la storia dei Goti in Spagna. Continuò le altre due Alonso Núñez de Castro nel sec. XVIII.
Ediz.: Obras, nella Bibl. de aut. esp., XXV; República literaria (ed. a cura di v. García de Diego, in Clásicos castellanos, XLVI), Madrid 1922; Idea de un Príncipe político cristiano (ivi, voll. LXXVI, LXXXI e LXXXVII).
Bibl.: Conde de Roche y J. P. Tejera, S. F.: sus pensamientos, sus poesías, sus opúsculos, Madrid 1884; F. Cortines y Murube, Ideas jurídicas de S. F., Siviglia 1907; E. de Benito, Juicio crítico de las "Empresas políticas", Saragozza 1904; Cartas de S. F. (1643-1648), in Col. de documentos inéditos, LXXXII (1884), pp. 3-62-501-557; Argorín, De Ganada a Castelar, Madrid 1922, pp. 79-136.