DIENTZENHOFER (o Dienzenhofer o Dintzenhofer)
Famiglia di architetti tedeschi oriundi dei dintorni di Aibling in Baviera, che si può dividere in due rami: l'uno attivo a Bamberga e dintorni, l'altro in Boemia, specie a Praga. Al primo appartengono:
Georg, il più anziano, morto nel 1689 a Waldsassen. Non si hanno notizie della sua giovinezza; divenne cittadino di Amberg nel 1683 e vi lavorò nel collegio dei gesuiti. Nel 1685 lavorò a Bamberga nella chiesa dei gesuiti (ora chiesa di San Michele), dipendente nella pianta dalla chiesa del Gesù di Roma, e nel convento annesso. Maggiore importanza hanno Johann Leonhard e Johann, fratelli tra loro, la cui parentela con Georg non è precisata.
Johann Leonhard morì nel 1707 in Bamberga, dove svolgeva la sua attività sin dal 1687. A lui si deve il progetto del monastero cisterciense di Ebrach iniziato nel 1688. Nel 1690 divenne architetto della corte di Bamberga. Tra il 1695 e il 1703 innalzò il suo capolavoro, la residenza vescovile. Contemporaneamente vi costruì l'abbazia e la facciata del convento sul Michelsberg. Poi, tra il 1698 ed il 1705, l'abbazia di Banz presso Lichtenfeld. Dal 1700 lavorò alla costruzione del convento di Schönthal sul Jagst.
Johann morì nel 1727 a Bamberga, dove continuò l'attività del fratello, del quale ereditò (1711) pure la carica di architetto di corte. Dal 1704 al 1712 costrusse il nuovo duomo di Fulda, che rammenta lontanamente S. Pietro di Roma, e la residenza del vescovo principe di Fulda. Tra il 1711 e il 1718 eresse il suo capolavoro, il castello di Pommersfelden, derivato nella struttura dalla Francia, ma con particolari che ricordano l'arte italiana. Intanto, dal 1710 al 1713, venne costruita, probabilmente sui suoi piani, la chiesa del convento di Banz, simile al San Carlino alle Quattro Fontane del Borromini. Ma così come non è sicura la paternità di J. per quest'ultima costruzione, non è pure ben chiarita la parte che spetta ai diversi membri della famiglia Dientzenhofer nella costruzione di molti edifici di Bamberga (p. es. il Concordiahaus).
Al secondo ramo appartengono:
Christoph. - Nacque nel 1665 ad Aibling (Baviera); morì nel 1722 a Praga. Lavorò soprattutto a Praga, dove si stabilì intorno al 1685. Gli si attribuiscono, tra l'altro, progetti d'insigni chiese boeme, sorte intorno al 1700, come la chiesa di S. Margherita a Břevnov (sobborgo di Praga), S. Niccolò nella Malá Strana di Praga, la chiesa a Oboříštĕ, Santa Chiara a Cheb (Eger) e la cappella Šternberk a Smiřice. Questo gruppo di costruzioni segna un'importante continuazione della tendenza sviluppata in Italia dal monaco e matematico-architetto Guarino Guarini (1624-1683), che ebbe continuazione e ulteriore sviluppo nell'Europa centrale, specialmente in Boemia. Il periodo di C. è proprio quello in cui cessò la venuta degli architetti italiani, fino allora molto attivi nell'Europa centrale, e l'attività architettonica cominciò a diventare opera di maestri locali. Ma v'è il dubbio che la partecipazione di C. alle opere ricordate non sia stata vera e propria attività architettonica, ma che egli sia stato solo esecutore di progetti d'un architetto, finora non identificato.
Kilian Ignaz. - Nacque a Praga nel 1689, morì nel 1751. Studiò prima con Christoph (v.) suo padre, poi a Vienna, quando vi operavano J. B. Fischer di Erlach e L. Hildebrandt, che probabilmente avvicinò. Ritornato a Praga intorno al 1720, vi svolse grande attività, come del resto per tutta la Boemia, rivelandosi architetto geniale. Si riconnette da un lato all'architettura viennese, specialmente al tipo di L. Hildebrandt, dall'altro al gruppo di costruzioni ecclesiastiche boeme derivanti dal Guarini. La sua arte, servita da una pratica magistrale nella costruzione delle vòlte, è una fase importante e non ancora sufficientemente nota della corrente sopraggiunta dall'Italia per opera di F. Borromini e di G. Guarini. Mentre il gruppo più antico di costruzioni boeme si riconnette direttamente al Guarini, K. I. invece si avvicina piuttosto nella sua virtuosità alla concezione plastica del Borromini; e al sommo di questa tendenza può porsi la chiesa di Vodolka in Boemia.
La conoscenza dell'architettura contemporanea, prevalentemente accademica, acquisita durante i suoi viaggi, portò nell'architettura di K.I. un certo conflitto con la tendenza barocca, che l'artista riuscì però a superare. La sua architettura è la tipica espressione della psicologia barocca e, diretta d i uno squisito senso delle relazioni con l'ambiente, impresse il proprio carattere all'aspetto di Praga nell'età barocca, con le chiese di S. Bartolomeo, dei Santi Pietro e Paolo, di S. Giovanni Nepomuceno "na Skalce", di S. Caterina, di S. Carlo Borromeo, di S. Niccolò nella Città Vecchia (Staré Mĕsto), con la ricostruzione di S. Tommaso. Ricordiamo inoltre la chiesa di Wahlstatt nella Slesia prussiana e, in Boemia, le chiese di Počaply, Karlovy Vary (Karlsbad), Dobrá Voda, Vodolka, Nicov, Přeštice, Dol. Ročov, ecc. Sono pure opera di K. I. molti conventi, spesso grandiosi, nonché molti palazzi e ville a Praga: la villa di Michna di Vacínov, la villa Portheim; il cosiddetto Emeritnidùm per i vecchi sacerdoti, l'Invalidovna, ecc.
Bibl.: H. Schmerber, Beiträge zur Geschichte d. Dientzenhofer, Praga 1900; id., in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, IX, Lipsia 1913 (con bibl.); H. Popp, Die Architektur der Barock- und Rokokozeit in Deutschland un der Schweiz, Stoccarda 1913; M. Wackernagel, Die Baukunst des 17. und 18. Jahrhunderts in den germanischen Ländern (Handb. d. Kunstw.), Berlino-Neubabelsberg 1915; M. Hauttmann, Geschichte der kirchlichen Baukunst in Bayern, Schwaben und Franken 1550-1780, Monaco 1921; G. Dehio, Handbuch d. deutsch. Kunstdenkm., I, III e IV, Berlino 1925, 1926 e 1927.