DIES (Δίης)
Scultore ateniese, figlio di Apollonides, fratello minore di Kaikosthenes, attivo in patria tra la fine III e l'inizio del II sec. a. C. Lavorò specialmente in collaborazione col fratello e fece di preferenza statue-ritratto. Il suo nome appare su quattro basi, tutte provenienti da Atene. Il Loewy supponeva due coppie di fratelli scultori: la prima attiva nel IV-III sec., la seconda nel II-I sec. a. C.; ma le differenze dei caratteri epigrafici non denotano una differenza cronologica, e certo si tratta sempre degli stessi due fratelli. Il nome di D. appare unito a quello di Kaikosthenes su tre basi:
a) (= Loewy, 117) base in pentelico dall'Acropoli, rinvenuta tra i Propilei e il Partenone. La firma frammentaria appare sotto la dedica da cui si apprende che la base reggeva una figura femminile di arrephòra, innalzata in onore di Penteteris, sacerdotessa di Atena, nota anche da una altra iscrizione (Bull. Corr. Hell., iii, 1879, p. 485).
b) (= Bull. Corr. Hell., xv, 1891, p. 345) base dall'Acropoli, dal santuario di Demos e delle Canti, sostenente due ritratti maschili.
c) (= Loewy, 220) base dal teatro di Dioniso. Il soggetto dell'anàthema è ignoto; forse statua di un attore?
D. firma da solo, invece:
d) (= Loewy, 221) base dall'Acropoli con statua di vincitore dedicata dal popolo ateniese.
Il Raoul-Rochette e il Brunn ritenevano che qui il nome fosse frammentario, e integravano in Meidies. Fu per primo il Loewy a identificare questo artista col fratello di Kaikosthenes. Le lettere incise su questa base sono molto spaziate.
Bibl.: J. Overbeck, Schriftquellen, nn. 1376, 1382; E. Loewy, I. G. B., 117, 220, 221; I. G., II2, 3470, 3864, 4286; C. Robert, in Pauly-Wissowa, V, 1903, c. 477, s. v.; W. Klein, Geschichte d. griech. Kunst, III, Lipsia 1907, p. 181 ss.; W. Amelung, in Thieme-Becker, IX, 1913, p. 247, s. v.; G. Becatti, in Riv. Ist. Arch. St. Arte, VII, 1940, p. 14; G. Lippold, Die Plastik, in Handb. d. Arch., Monaco 1950, p. 349; J. M. C. Toynbee, Some Notes on Artists in the Roman World, Bruxelles 1951, p. 18.