diesis
Il termine, che nella teoria musicale moderna indica l'innalzamento per semitono cromatico di un grado qualsiasi della scala diatonica, fu usato nella musicografia greca per designare invece la suddivisione del semitono in aliquote a esso inferiori. I teorici medievali si limitano a questo significato fondamentale, accettandolo per generalia, e senza spingere più a fondo la speculazione, dato che il prevalente diatonismo della musica medievale rendeva superfluo ogni intervallo inferiore al semitono. Citiamo per tutti l'Anonimo I, operante in età immediatamente post franconiana (seconda metà secolo XIII): " Semitonium minus a Graecis dicitur diesis, id est minus semitonium. Semitonium maius a Graecis vocatur apotome... " (E. de Coussemaker, Scriptorum de musica medii aevi nova series... I, Parigi 1864, 299 b). Ma il termine ha pure un'altra accezione, che, proposta dapprima da Isidoro (XX 6) è ripresa integralmente da Hieronymus de Moravia, verso la metà del secolo XIII (Tractatus de musica, in E. de Coussemaker, cit., I 8 a): " Diesis est spatia quaedam et deductiones modulandi atque vergendi de uno in altero sono ". È fuor di dubbio che D. abbia tenuto presente questa definizione in VE II X 2 diesim dicimus deductionem vergentem de una oda in aliam; hanc voltam vocamus, cum vulgus alloquimur. Il passo si inserisce in un più vasto contesto, in cui D. esamina la struttura strofica della stanza di canzone in diretto rapporto con la struttura musicale a essa pertinente (circa la stretta interdipendenza esistente fra le due morfologie, cfr. la voce CANZONE).
Diesis, che conserva qui pregnante il suo significato etimologico (διίημι), allude a uno stacco, a un passaggio che si osserva, oltre che nell'ordine delle rime (da una prima parte alterna Abab a una seconda sciolta Cde, o viceversa, o in qualunque altra maniera, ma sempre in modo che tra prima e seconda parte esista una precisa differenziazione), anche nell'andamento stesso della linea melodica: la quale può gravitare prima della d. nelle regioni gravi dell'ambito melodico, per balzare, dopo la d., nelle regioni acute, o viceversa; può presentare, nella prima parte, alternanza simmetricamente incrociata di frasi-verso, mentre la seconda parte si può svolgere secondo un ininterrotto fluire; ma, in ogni caso, la presenza della d. musicale è reale quando è avvertibile una netta distinzione fra le due parti della melodia applicata alla stanza. Fra gli esempi più probanti dell'esistenza di una doppia d. - strofica e melodica insieme - citiamo la ‛ canso ' di Jaufre Rudel Lanquan li jorn son lonc en mai (Pillet-Carstens, Bibliographie der Troubadours, n. 262, 2), in cui il passaggio fra prima e seconda parte si verifica, tanto per la poesia quanto per la musica, dopo la quarta frase-verso.