DIETISALVI di Pietro (Dietisalvi Petri)
Nacque a Siena alla fine del XIII e all'inizio del XIV secolo da Pietro. La memoria di D. si deve unicamente all'inclusione di un suo sonetto nel codice autografo di Petrarca Vat. lat. 3196 - il cosiddetto "codice degli abbozzi" - ove è trascritto e precede immediatamente un sonetto responsivo autografo che Petrarca però non incluse nei Rerum vulgarium fragmenta, e che fa parte, dopo l'edizione del Solerti del 1909, della raccolta delle cosiddette Disperse. Fu senese, sempre sull'autorità del codice vaticano, il quale ci dà anche il nome del padre. Null'altro si conosce di lui.
Preceduto dall'indicazione "Ser Dietisalvi Petri di Siena", il sonetto di D., Elbell'occhio di Apollo dal cui guardo, è trascritto da Petrarca sul foglio 10r del codice. La risposta di Petrarca s'inizia Se Febo al primo amor non è bugiardo. I due sonetti si trovano quindi inglobati nel gruppo di composizioni che il Wilkins considera la prima raccolta di riferimento per la formazione del Canzoniere e colloca temporalmente tra i termini massimi del 1335 e 1338, restringibili forse ulteriormente al 1336-37. Il 1337 può esser dunque considerato terminus ante quem anche per l'unico sonetto sopravvissuto di D. e per la sua amicizia con Petrarca.
Il sonetto di D. accenna a un oscuramento della luce solare, Apollo, a causa della "bellezza et honestà" "unite e miste" in una non identificabile donna, per domandare all'illustre corrispondente quale delle due virtù, onestà o bellezza, abbia potuto turbare Apollo. La risposta di Petrarca esclude che Febo possa essere stato "discolorato" da sembianze diverse da quelle del "bel lauro" se non per qualche somiglianza, ambiguamente prospettata: "e so ben che 'l mio dir parrà sospetto". D. riprende dunque elementi dell'innovativo mito dafneo, centrale e costitutivo del primo nucleo (1335-38) e della cosiddetta prima forma del Canzoniere che Petrarca andò costituendo a partire dal 1342. E ne registra o imita tratti lessicali e stilistici sia generici sia puntuali tali da rappresentare, pur nell'esiguità della testimonianza - un solo sonetto - un indizio dei modi e dell'intensità di quel primo e precoce petrarchismo che fu praticato appunto dagli amici e corrispondenti di Petrarca.
Fu il Crescimbeni a notare e stampare per primo il sonetto di D. indipendentemente dal corpus petrarchesco. Di solito, a partire fin dalla giuntina del 1522, seguita dalla gran parte delle altre stampe, il sonetto vide la luce in appendice ai Rerum vulgarium fragmenta. Dal 1890, data della prima riproduzione, da parte di E. Monaci, del codice Vat. lat. 3196, seguita nell'anno successivo dall'edizione diplomatica di C. Appel, esso prende a seguire la sorte delle cosiddette Rime disperse di Petrarca. Nell'edizione del 1909 delle Disperse, curata da A. Solerti, il nome di D. risulta alterato in Pietro Dietisalvi, e la svista viene spesso ripetuta nelle edizioni e menzioni bibliografiche successive.
Fonti e Bibl.: G. M. Crescimbeni, Dell'istoria della volgar poesia, Venezia 1702, II, 11, p. 91; E. Monaci, Abbozzi autografi di F. Petrarca, Roma 1890; C. Appel, Zur Entwicklung italienischer Dichtungen Petrarcas. Abdruck des Cod. Vat. lat. 3196 und Mitteilungen aus den Handschriften Casanat. A III 31 und Laur. Plut. XLI n. 14, Halle 1891, p. 69; Rime disperse di F. Petrarca o a lui attribuite per la prima volta raccolte, a cura di A. Solerti, Firenze 1909, p. 102; E. Chiorboli, Le Rime sparse e i Trionfi, Bari 1930, p. 293; N. Sapegno, Il Trecento, Milano 1934, p. 495; E. H. Wilkins, The making of the Canzoniere and other Petrarchan studies, Roma 1951 (traduz. ital. in Vita di Petrarca, Milano 1964, pp. 335-84); A. Romanò, Il codice degli abbozzi Vat. lat. 3196di F. Petrarca, Roma 1955, p. 149.