DIFILO di Sinope
DIFILO (Δίϕιλος, Diphëlus) di Sinope.- Poeta della commedia nuova, nato a Sinope e morto a Smirne, fratello del commediografo Diodoro di Sinope. Visse a lungo ad Atene; tra le altre cronologie è molto più attendibile quella che lo crede nato nel 360 e morto nel 280. Titoli di commedie come Theseus, Herakles, ecc., dimostrano la sua predilezione per argomenti mitologici, comuni anche ad altri commediografi, e trattati, s'intende, parodisticamente. Non mancano titoli di altre commedie dai quali è possibile arguire che egli trattasse anche argomenti borghesi, e fosse incline, come Filemone, alle novità psicologiche del teatro menandreo. Di Menandro fu contemporaneo; ma, chi ben esamini la composizione del Rudens plautino (e della Casina), si accorgerà che la posizione di Difilo verso Menandro è molto diversa da quella di Filemone. Egli preferisce la ricchezza dell'intreccio alla commedia di caratteri, e per l'appunto il Rudens è ricco di motivi così disparati e diversi che non sembra da attribuirsi al solo Plauto la vivacità dell'azione. Egli ha preferenza per l'elemento fliacesco, e tende quindi a una parodia della commedia menandrea. Anche nei particolari è tale, freddurista impenitente, come informano notizie e aneddoti di Ateneo. Il prologo del Rudens contiene elementi euripidei, così che si può parlare di un D. imitatore di Euripide nello stesso senso che di un D. imitatore di Menandro. Nei frammenti che ce ne restano anche il suo stile è piuttosto ibrido, con le stesse qualità osservate nella composizione delle scene: spesso i suoi personaggi parlano in accenti lirici o in reboanti frasi epiche, o parodiando la tragedia.
Bibl.: I frammenti in Kock, Atticorum comicorum fragmenta, II, Berlino 1880-1888, p. 541 segg.; A. Marigo, D. comico, in Studi it. filol. classica, 1907; Thiele, Plautusstudien, in Hermes, XLVIII (1913), p. 522 segg.; G. Coppola, Per la storia della commedia greca, in Riv. di filol., n. s., VII (1929), p. 161 segg. Vedi anche il libro del Jachmann, Plautinisches und Attisches, Berlino 1931, in cui l'autore esamina particolarmente il Rudens.