digital rights management
<dìǧitl ràiz mä'niǧëmënt> locuz. sost. ingl., usata in it. al masch. – Insieme di sistemi, meccanismi e protocolli (in sigla DRM) che permettono ai detentori dei diritti di opere (multimediali, software, ecc.) il controllo sulle operazioni effettuabili da parte dei fruitori. Essendo il mondo digitale completamente smaterializzato in flussi di bit (stream) facili da copiare, con il DRM si intende creare piattaforme per limitare l'operatività degli utenti, in modo che non possano registrare, rivendere, distribuire, elaborare materiale coperto da copyright senza autorizzazioni o senza corrispondere un prezzo. Polemicamente interpretato come digital restrictions management dai sostenitori della licenza per la distribuzione di software libero (GPL, General public licens), il DRM consiste in implementazioni basate in generale sulla crittografia per limitare la fruizione e sul watermarking (v. ) per risalire all'autore di una violazione. Uno stream viene distribuito in forma criptata, quindi potenzialmente non è fruibile senza una chiave di decodifica che soltanto alcune periferiche hardware contengono. Tale stream, per esempio un DVD, può essere utilizzato solamente su un hardware certificato dal detentore dei diritti (il produttore di hardware s'impegna a non rivelare la chiave di decodifica). Bisogna tuttavia sottolineare che, a vantaggio degli utenti, la fruizione ultima di un qualunque oggetto multimediale è sostanzialmente analogica, attraverso i cinque sensi umani. La catena digitale deve quindi forzatamente interrompersi a un certo punto (la linea di arresto del DRM) oltre il quale il controllo torna all'utente che può disporre dei contenuti a proprio piacere.