DIGITALE (lat. sc. Digitalis)
Genere di piante della famiglia Scrofulariacee (Linneo, 1737) con fiori vistosi a calice 5-partito; corolla tubolosa o quasi campanulata-bilabiata, con labbro superiore intero o bilobo, l'inferiore trilobo col lobo mediano talora più grande: stami 4, didinami, con le logge delle antere confluenti all'apice; stigma bifido; il frutto è una capsula setticida bivalve con numerosi semi. Sono erbe, raramente sufrutici o arbusti, con fiori grandi in grappoli terminali unilaterali. Il genere comprende circa 20 specie dell'Europa centrale e meridionale e dell'Asia occidentale e 2 specie delle isole Canarie.
Nella flora italiana si trovano spontanee sei specie di digitale: Digitalis ferruginea L., frequente nei luoghi selvatici e boschivi; D. levigata W. et K., in alcune località dell'Istria e presso Fiume nei luoghi selvatici e rocciosi; D. ambigua Murr. nell'Italia settentrionale; D. lutea L. (volgarmente erba aralda; fr. digitale jaune; tedesco gelber Fingerhut; ingl. yellow fox-love) nei boschi e nei luoghi selvatici della regione submontana e montana fino alla Toscana e al Senese; D. micrantha Roth., frequente nei boschi e nei selvatici della regione submontana e montana delle Marche e dalla Toscana in giù.
Ma la specie più importante è la Digitalis purpurea L. (fr. digitale pourprée, gant de Notre Dame; sp. dedalera villoria; tedesco roter Fingerhut; ingl. fox-lobe), pianta dell'Europa centrale e occidentale, che in Italia si trova spontaneizzata o sfuggita alla coltura qua e là nella penisola, e abbondante allo stato spontaneo in Corsica e in Sardegna con la sua varietà tomentosa Hoffg. et Lk. È una pianta bienne che vive specialmente nei terreni silicei dei luoghi montuosi; nel primo anno produce una rosetta di foglie grandi, ovali lanceolate, ristrette in picciolo, nel secondo anno si sviluppa un caule alto fino a 1 m., con foglie quasi sessili, che termina in un lungo racemo unilaterale di fiori con peduncoli pendenti. I fiori sono di colore rosso porporino, raramente bianchi (var. alba), zigomorfi, con la fauce biancastra munita di macchie purpuree occellate nell'interno. Il frutto è una capsula setticida che contiene numerosi semi. Fiorisce da maggio a luglio. Questa pianta viene anche coltivata nei giardini per ornare le aiuole. Le sue foglie costituiscono la droga; si debbono preferire quelle del secondo anno, raccolte prima della fioritura. È stato da alcuni asserito che le foglie delle piante coltivate non sono attive: degli esemplari coltivati dal Cortesi nell'Orto botanico di Roma sono state riscontrate farmacologicamente attive da G. Gaglio e terapeuticamente efficaci da A. Bignami. La droga deve essere conservata con cura, rinnovata ogni anno perché perde la sua attività ed è facile a sofisticarsi con foglie di altre piante, specialmente di Verbascum.
Farmacologia. - Conosciuta dapprima soltanto come sostanza purgativa, emetica, emmenagoga, la digitale fu in Italia, sotto il nome di erba aralda, usata a curare le ferite. La sua azione cardiocinetica e diuretica fu ignota fino al 1785, anno in cui il medico Withering di Birmingham, menzionò in un suo opuscolo l'effetto diuretico della digitale, ricordando solo incidentalmente la sua azione sul cuore. La stretta connessione che passa fra diuresi e azione cardiaca fu chiarita solo più tardi, nel 1799, dal Ferriar. Il Rasori l'inscrisse fra i farmaci controstimolanti e l'usò largamente nella polmonite; il Traube nel 1851 dimostrò le proprietà che questo farmaco ha di rallentare e regolarizzare i battiti del cuore. La digitale è il rimedio principe del cuore. Essa a dosi terapeutiche aumenta l'energia della sistole, e rende la diastole più ampia e completa, così che il cuore lancia in circolo una più abbondante onda sanguigna; inoltre regolarizza e rallenta i battiti del cuore, aumenta la pressione e favorisce la diuresi (v. anche cardiocinetici).
I principî attivi della digitale sono glucosidi (digitossina, digitalina, digitaleina, ecc.), che furono studiati dallo Schmiedeberg (1875), e da Kiliani (1890-1899) e da altri. Il Kiliani riuscì anche ad isolare una saponina (digitonina). In commercio si trovano miscugli di questi prodotti (digitalina tedesca, di Homolle, di Nativelle) e varie specialità standardizzate (digipuratum di Gottlieb, estratto solido purificato libero di digitonina; digalen di Cloetta, soluzione titolata di digitossina, e inoltre il digitalisatum, il digifoliatum, la digifolina, il digitalone, il digitalia, ecc.), ma il medico ricorre ancora spesso all'infuso di foglie di digitale. Bisogna però ricordare che esso si altera rapidamente e può variare nella sua attività a seconda delle foglie che sono state adoperate a prepararlo. La digitale, ottimo farmaco fra i cardiocinetici, prezioso in taluni vizî di cuore, utilissimo per sostenere le forze del cuore in molte malattie infettive, efficace diuretico, è controindicato nel blocco parziale del cuore, nell'avanzata insufficienza aortica, nelle malattie renali, data la difficoltà con la quale questo farmaco si elimina e data la possibilità del suo rapido accumulo nell'organismo. La dose massima di polvere di digitale è di gr. 2 pro die; la tintura si usa da 5 a 20 gocce fino a gr. 5 pro die. Si fanno inoltre con la digitale sciroppi, pillole, cachets, vini (vino Hôtel-Dieu) e molti altri preparati.
Avvelenamento da digitale. - È abbastanza frequente per il largo uso e per l'azione cumulativa caratteristica. Come altre droghe cardiocinetiche (strofanto, adonide, convallaria) la digitale suscita una sintomatologia tossica a carico dell'apparato digerente, avendo un'azione locale irritante. Introdotta per via orale determina nausea, vomito, gastralgie, coliche, diarrea. Notevoli i disturbi nervosi, quali vertigini, ronzii, oscuramenti della vista, cefalea, allucinazioni, e insieme perturbamenti considerevoli nella funzione cardiaca: polso assai raro e teso all'inizio dell'avvelenamento, successivamente frequentissimo, piccolo, aritmico. Il paziente anurico, solo di rado scosso da convulsioni, è in pieno collasso. La terapia è molto spesso consigliata dalla natura, che provvede col vomito a eliminare in parte il tossico. Svuotamento e lavaggio dello stomaco, con somministrazione di tannino sono sempre indispensabili; lunga e paziente sarà la cura per scongiurare la paralisi cardiaca minacciante, mediante etere, caffeina, canfora, stimolazioni cutanee, inalazioni d'ossigeno, ecc. Nelle forme subacute basta per solito sospendere la somministrazione del farmaco.