digitalizzazione
Tradurre le informazioni nel linguaggio dei computer
Digitalizzare un suono, un'immagine o un testo significa trasformarli in una sequenza di numeri espressi in formato binario, vale a dire in un segnale che può essere archiviato o modificato con un computer, conservato più a lungo, o trasmesso a distanza in modo più efficiente
La digitalizzazione è una sorta di traduzione tra due sistemi diversi per trasmettere e registrare informazioni. In questo processo si parte da un segnale analogico, ossia composto da una grandezza che può cambiare nel tempo e assumere un numero infinito di valori diversi, come per esempio un'onda, e che segue fedelmente i cambiamenti del fenomeno che rappresenta. Il segnale analogico è invece trasformato in una sequenza di valori distinti, ognuno dei quali espresso da un numero.
La parola digitale non ha nulla a che fare con il dito, ma viene dall'inglese digit che significa "cifra". I numeri sono spesso espressi in codice binario, ossia come una sequenza di 1 e 0, che è il linguaggio utilizzato dai computer e dai riproduttori digitali come i compact disc e i DVD (sigla dell'inglese digital versatile disc, "disco digitale versatile") per le immagini.
Un buon esempio per capire il processo di digitalizzazione è quello del suono. Quando il suono è espresso in formato analogico, come in un'audiocassetta, a ogni piccola variazione del rumore originale corrisponde una mutazione uguale del segnale elettrico. In questo modo si fa corrispondere all'onda sonora un'onda elettrica. Per essere digitalizzato, quel segnale è 'fotografato' a intervalli di tempo regolari, e ognuna delle fotografie è trasformata in un numero che esprime le caratteristiche del suono in quel momento. Si dice che il suono è campionato. Il vantaggio è che così scompaiono fruscii e disturbi; inoltre, si possono aggiungere al suono molte altre informazioni, come la durata delle canzoni, visualizzata sul lettore di compact disc.
La digitalizzazione delle immagini ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, e oggi sia per la fotografia sia per il cinema e la televisione si usano molto spesso strumenti digitali al posto di quelli analogici. Per essere digitalizzata un'immagine deve essere scomposta in una serie di elementi, detti pixel, in sostanza quadratini di immagine, ognuno dei quali viene trasformato in un numero che esprime i colori che lo compongono. Chiaramente, più alto è il numero dei pixel e migliore sarà la qualità dell'immagine. Oggi le macchine fotografiche digitali si sono definitivamente affiancate a quelle tradizionali funzionanti con la pellicola da impressionare.
La digitalizzazione cambierà anche le tecniche di trasmissioni radiotelevisive. In Italia si sta investendo molto sulla televisione digitale, uno strumento che permetterà di moltiplicare i canali oggi esistenti. Allo stesso modo, si stanno diffondendo anche le radio digitali.
La digitalizzazione è usata sempre più spesso per conservare importanti documenti del passato, di qualunque genere essi siano. Negli archivi e nelle biblioteche, dove documenti originali, manoscritti e libri antichi rischiano di deteriorarsi e scomparire per effetto degli agenti atmosferici, si tenta sempre più spesso di digitalizzare e memorizzare su supporti informatici i materiali. Per esempio, stampe, fotografie o manoscritti rari possono essere letti da uno scanner e poi memorizzati su compact disc o su hard disk. Spesso si fa una copia digitale in modo che chi ha bisogno di consultare il documento possa usare quella, e non l'originale su carta che in questo modo può essere conservato meglio e più a lungo.
Tuttavia, neanche le memorie digitali sono eterne. Prima di tutto, c'è il problema della conservazione fisica dei supporti: i nastri magnetici possono deteriorarsi, e anche i dischi ottici hanno una vita che si misura in decenni (e non in centinaia di anni, come i volumi su carta). Ancora più rilevante per le grandi biblioteche o archivi è il problema della obsolescenza del software e dell'hardware. Un dato digitale viene immagazzinato su un supporto, ma qualche decennio dopo il lettore in grado di accedervi può essere fuori produzione, come già accade per alcuni tipi di videodischi introdotti negli anni Settanta e presenti in molti archivi audiovisivi.